Verbum – Analecta Neolatina XXII, 2021/2

ISSN 1588-4309; ©2021 PPKE BTK



Alcuni dettatori, quando scrivevano in nome dello Stato, erano capaci di utilizzare sistematicamente un proprio stile (Witt 1976: 1). Infatti re e papi rivaleggiavano per acquisire un cancelliere eloquente. Anche i comuni cercavano di impiegare il miglior notaio come cancelliere. Una lettera di questi dettatori spesso era considerata un’opera d’arte letteraria. Uno dei più famosi cancellieri di quest’epoca fu Coluccio Salutati, che nacque nel 1332 vicino a Buggiano, in Toscana. Chiamato a Firenze nel 1374, un anno dopo ottenne il titolo di cancellerie, che conservò per tutta la vita, fino al 1406. Fu soprattutto autore di lettere (dictator litterarum) spedite in nome della Signorìa a potenze straniere, tra cui il papa, l’imperatore e i re di Francia e d’Ungheria (Witt 1976: 2). In questo lavoro presento la struttura e la tecnica compositiva di alcune lettere di Stato scritte da Salutati nel 1375, con un breve riferimento al loro contenuto. Esamino se il tema e il tipo della lettera influiscano sulla sua struttura interna e, in tal caso, in che misura e in che modo.

Presento in breve le parti della lettera classica in generale e loro occorrenze nelle lettere di Salutati, per quest’ultimo basandomi principalmente sui lavori di Ronald Witt e Hermann Langkabel. Proseguo presentando il corpus esaminato, descrivo i risultati dell’analisi ed esamino in modo più dettagliato una lettera conservata nell’Archivio di Stato di Firenze, di cui fornisco la trascrizione in appendice.

1 Le parti della lettera e l’ars dictaminis

Le parti dell’epistola in epoca classica erano le seguenti: salutatio, captatio benevolentiae, narratio, petitio e conclusio. La captatio benevolentiae si diffuse nel Medioevo come exordium o proemium, per cui di seguito userò il termine exordium. Secondo Witt la controversia dell’inizio del XIII secolo sul numero di parti di una lettera perse la sua importanza dopo il 1250, infatti i “dictatores held to the traditional five-part pattern, while making allowances for fewer divisons, depending on the material involved” (Witt 2003: 136). Le cinque parti classiche della lettera generalmente si riducono a tre nella pratica delle missive medievali. Infatti la salutatio includeva l’intenzione di ottenere la benevolenza; mentre la petitio proposta si trova in genere alla fine della narratio; rimaneva infine una terza unità, sebbene dobbiamo tener conto del fatto che la formula finale e conclusiva si andò via via affinando (Makkai & Mezei 1960: 11).1 Al tempo di Coluccio Salutati tale processo ancora non si era concluso, tanto che le parti classiche in molti casi si confondono fra loro, mentre ci sono lettere in cui si presentano ben separate e distinte.

L’ars dictaminis era la regola di composizione professionale del testo scritto, in particolare delle epistole, che “by the end of the eleventh century […] further enhanced the role of rhetoric in Italian education” (Witt 2003: 16). Il manuale di retorica e stilistica che raccoglieva queste regole si chiamava ars o summa dictandi (Camargo 1991: 20); uno dei primi e più significativi dei quali fu una breve dissertazione di Alberico da Montecassino sul dictamen, cioè sullo stile. Nella sua opera, Flores rhetorici dictaminis, Alberico (1938: 36) scrive che “dobbiamo guardare con abile studio la divisione retorica per ogni tipo di discorso, cioè l’uso di exordium, narratio, argumentatio e conclusio”, oltre al saluto.2 Le ultime tre sezioni sono trattate solo brevemente, ma, come pensa Ronald Witt, nel caso della salutatio e dell’exordium Alberico rivela la tendenza dell’epistola stessa a diventare discorso, nel momento in cui assegna all’exordium il compito di rendere il lettore premuroso e benevolo (Witt 1982: 9). Va aggiunto che i manuali posteriori dedicano più spazio alla narrazione e agli esempi di salutatio ed exordium. Pochissima attenzione era rivolta alla narratio, poiché i dettatori ritenevano che questa unità dovesse contenere una stesura dei fatti molto breve (ibid.: 13).

Nel XII secolo un anonimo dictator bolognese definì la lettera come “un discorso composto da parti armoniose e scritte in modo chiaro, che esprimono assolutamente il sentimento del mittente” (Rockinger 1863: I, 10; Witt 1982: 9).3 Possiamo vedere come l’antico discorso, l’oratio, rimase il modello per l’epistola durante il Medioevo: “come l’orazione ha sei parti, così la lettera ha le sue unità strettamente definite” (Witt 1982: 10).

1.1 Salutati e la struttura delle sue lettere

Nelle università l’ars dictaminis era una delle materie più difficili, e la stessa retorica “conduceva agli studi giuridici o notarili” (Nuzzo 2012: 105), le cui basi Salutati apprese a Bologna da Pietro da Moglio. Lo stesso Salutati confermò l’importanza dell’ars dictaminis in alcuni versi contenuti in una lettera giovanile scritta al suo insegnante, che egli ammirava profondamente (Witt 1976: 37–38).4

Del tema qui presentato, per quanto ne sappia, la letteratura critica si è finora occupata solo sporadicamente. Langkabel (1981: 27–28) ha descritto molto brevemente, in una o due frasi, le varie unità e gli esempi di formule di passaggio nelle lettere di Salutati. Oltre agli esempi introduttivi, ha sottolineato riguardo all’esordio che in molti casi si tratta di un’arenga (Langkabel 1981: 27).

2 Il corpus esaminato

La mia ricerca di dottorato si basa sulla corrispondenza di Stato di Coluccio Salutati, in particolare sulla produzione degli anni 1375–1378, cioè gli anni della guerra tra Firenze e lo Stato della Chiesa. Elaboro tuttavia le lettere del relativo registro secondo una rigorosa sequenza cronologica, per ora quindi senza fare alcuna selezione tematica.5 Sebbene la maggior parte delle epistole riguardi specificamente la guerra, non tutte trattano questo argomento. Nella analisi dettagliata non ho incluso quelle che toccano la guerra, bensì le lettere consolatorie e quelle scritte a beneficio di concittadini fiorentini. Nella sequenza cronologica troviamo anche lettere scritte in volgare, le quali più difficilmente possono essere esaminate qui con lo stesso metodo, in quanto è ancora da studiare e valutare se e quanto Salutati seguisse le regole dell’ars dictandi nelle lettere ufficiali scritte in volgare.

Il tipo di corpus con cui lavoro influenza certamente la ricerca stessa, in quanto le ventotto epistole prese in esame, sebbene fortunatamente siano diversificate nel tema, proprio per la loro diversità non permettono l’analisi di un gruppo omogeneo. La struttura retorica dell’epistola infatti si costruisce anche secondo il destinatario e secondo il tipo di lettera. Ciò significa che, ad esempio, trovandosi nel corpus soltanto una epistola destinata a un sovrano, non si possono al momento trarre conclusioni stabili relative a una categoria di destinatari.

2.1 Raggruppamento e analisi delle lettere

Come ho ricordato sopra, delle ventotto lettere del corpus, le tre scritte in volgare sono state momentaneamente escluse dall’analisi. Ho diviso le restanti venticinque lettere latine in tre gruppi:6 il più grande consiste di diciotto lettere collegate alla guerra; il secondo comprende cinque lettere relative ad eventi che riguardano Firenze, ma non legati alla guerra; e il terzo gruppo sono le due lettere consolatorie composte per la morte di Francesco Casali, signore di Cortona. Questi tre gruppi coprono anche essenzialmente tre tipi di epistole.

Le diciotto lettere relative alla guerra sono principalmente sollecitazioni da parte di Firenze a fornire soccorsi di guerra e ad inviare ambasciatori o addirittura soldati. Possiamo dire che nelle lettere di guerra la divisione generale è la seguente: salutatio, narratio e petitio, come vediamo in tredici dei diciotto casi. Inoltre, in quattro di queste epistole anche una conclusio precede la datazione. In una lettera, dopo la salutatio, appare come unità solo la narratio, che è per giunta l’unica lettera indirizzata al condottiero John Hawkwood, in italiano noto come Giovanni Acuto, e sebbene il latino classico avrebbe dovuto leggere Johannes Acutus, la lettera autografa che ho trascritto, probabilmente riflettendo la pronuncia italiana di Hawkwood, legge Johannes Hauchud.7 In questo contesto non ci saremmo comunque aspettati una petizione, poiché non c’era motivo di chiedere, esigere o avvertire. Hawkwood giocherà un ruolo particolarmente importante in questa guerra come capitano dell’esercito mercenario inglese. La sua lealtà vacillava, poiché ovviamente poteva legarsi a una parte o all’altra in base alla promessa di un maggiore stipendio. Nella breve lettera Firenze informa Hawkwood che il tesoriere da lui inviato si trova ancora in città, fino a quando non gli sarà consegnata la somma di denaro promessa.8 In tre epistole la salutatio e la narratio sono seguite dalla conclusio senza la petitio, perché il loro contenuto non ne giustificava la presenza. Si può osservare, tuttavia, che a parte la lettera inviata a Hawkwood, in tutti i casi in cui nella lettera non c’è la petitio, troviamo la conclusio. L’ultima lettera relativa alla guerra contiene, secondo me, tutte le unità della epistola classica, quindi la presento più avanti in modo dettagliato. Prima però vorrei aggiungere ancora una riflessione sull’unica lettera scritta a un sovrano presente nel corpus.9 La struttura di questa lettera è infatti quella più comune fra quelle che incontriamo nel corpus, vi si trovano infatti salutatio, narratio e petitio. Quel che è strano è che una lettera scritta a un sovrano non contenga l’exordium, sebbene ce lo aspetteremmo in questo caso. Possiamo spiegare tale difformità con due ragioni. Una riguarda il contenuto. Firenze rivendica i cinquecento fiorini d’oro precedentemente prestati a Federico IV,10 re di Sicilia, perché ne ha bisogno. L’altra ragione è stilistica. La lettera non è tipica ed è lontana dal miglior esempio di lettere ai sovrani, forse perchè la Sicilia era pensata come parte del regno di Napoli; inoltre il ​​fatto che l’epistola inizi ex abrupto suggerisce che Firenze non ha timori reverenziali, poiché ha nelle sue mani il debitore.

Passando ora ai due gruppi più piccoli, notiamo che ciascuna delle epistole del secondo gruppo contiene la petitio, il che non sorprende, dal momento che il loro scopo era davvero una richiesta o un ammonimento. Dato più interessante è forse che tutte le epistole hanno la conclusio, tranne una. L’unica eccezione è costituita da una lettera scritta a beneficio del mercante Johannes Bellacci, alla fine della quale non c’è davvero alcuna conclusio separabile, e tuttavia se guardiamo al senso della frase, la troviamo inserita alla fine della petitio: quas expediri celeriter generalis consuetudo approbatissimis moribus diu recepit cioè ‘il cui rapido disbrigo è stato a lungo accettato dal diritto consuetudinario generale come una delle abitudini più riconosciute’.11 Inoltre, in una delle lettere incontriamo un exordium, in cui si voleva conquistare la benevolenza dell’abate di Perugia, Gerard De Puy, con la seguente formula: Confidenter apud clementiam vestre paternitatis preces effundimus, qui nos exaudiri de iustis petitionibus invenimus. cioè ‘Presentiamo le nostre suppliche con fiducia alla grazia della Vostra Paternità, noi che abbiamo scoperto di poter essere esauditi in base alle nostre legittime richieste.’12

Il terzo gruppo è rappresentano dalle due lettere consolatorie scritte in occasione della morte di Francesco Casali, signore di Cortona. Una in cui Firenze, dopo aver appreso da Carlo Guidi conte di Battifolle la triste notiza, scrive in risposta quanto sia rimasta sconvolta dall’accaduto, e allo stesso tempo di essere molto felice che il figlio del defunto Francesco sia diventato il nuovo signore di Cortona.13 Qui, dopo la salutatio, c’è solo la narratio, non c’è la petitio, che del resto non ci aspettiamo in una consolatoria. L’altra epistola, inviata al nuovo giovane sovrano Nicholaus Johannis, contiene nondimeno chiaramente tutte le unità.14

Sulla base dell’analisi dei tre gruppi, possiamo dire che l’occorrenza di tutte le cinque unità classiche in una epistola non dipende tanto dalla tipologia, né sempre dal destinatario, quanto piuttosto dal suo contenuto. È interessante notare, tuttavia, che c’è una lettera in ciascuno dei tre gruppi in cui si possono trovare tutte e cinque le parti. La struttura delle tre lettere si differenzia soltanto per il modo in cui il dettatore separa le parti. Nella lettera relativa alla guerra tutte le unità sono chiaramente separate, mentre negli altri due casi narratio e petitio si fondono, fatto non raro, ma che vale comunque la pena di ricordare in questo caso. Tutte e tre le lettere trasmettevano un messaggio importante: seguendo in tutto le regole della partizione della lettera, davano anche un senso di rispetto sia al caso trattato sia al destinatario.

2.2 Una epistola in dettaglio

La lettera in questione è scritta dal Comune di Firenze in primis al cardinale fiorentino Pietro Corsini, per raccomandare Basilius della famiglia Captaneis alla carica di vescovo della Chiesa di Arezzo.15 Non solo il contenuto, ma anche il fatto che oltre al cardinal Corsini fosse inviata ad altri tre destinatari riflette l’importanza della lettera. Oltre ai due più importanti destinatari, il cardinale ‘fiorentino’ Pietro Corsini e il cardinale Jacopo Orsini,16 in margine sono stati aggiunti anche un non meglio identificato padre Nicholaus e un Franciscus, da identificarsi probabilmente con Francesco Bruni.17 Nel caso di questi ultimi due, è stato indicato a margine che il testo doveva rimanere lo stesso, ma oltre all’indirizzo, si dovevano cambiare anche la salutatio e la petitio, a seconda del destinatario. Non dimentichiamo che l’epistola, che stiamo esaminando è la copia di registro, non uno delle quattro trasmissive inviate ai quattro diversi destinatari. Poichè le quattro lettere inviate si differenziavano solo in minima parte, nel registro è stato conservato un solo testo, con le varianti in margine.

La salutatio per i due cardinali è Reverendissime in Christo pater et domine ‘Nostro Padre e Signore reverendissimo in Cristo’. Per il padre Nicholaus cambia come segue: Venerabilis pater. Amice karissime ‘Venerabile padre, amico carissimo’ e per il Franciscus fiorentino diventa Vir optime, civis dilecte ‘Uomo eccellente, amato concittadino’. L’exordium è lo stesso in tutte le quattro varianti inviate. Tuttavia, lo stesso exordium è un concetto molto ampio, non c’è da stupirsi che si chiamasse captatio benevolentiae in epoca classica e poi exordium o proemium. Qui, inoltre, probabilmente si tratta di una arenga, che forse a ragione si può definire formula diplomatica, la quale nel nostro caso diventa tutt’uno con l’exordium. L’arenga è generalmente banale e non è legata al contenuto della lettera. Qui, tuttavia, il tema dell’importanza e dell’utilità della virtù anticipa un richiamo successivo, in cui si ricorda che Basileus coltiva dovutamente la virtù. Nella narratio viene affermato lo scopo della lettera stessa, come ho già brevemente descritto. È importante sottolineare che l’attenzione del lettore viene trasferita dall’arenga alla narratio con la formula hinc est, quod, cioè ‘è per questo, che’, che è una forma molto tipica. Segue poi la petitio, in cui, dopo aver elencato le ragioni, chiede al destinatario di confermare la persona nominata quale vescovo della diocesi di Arezzo, che recita così: paternitatem vestram humili supplicatione rogamus ‘con umile supplica preghiamo la Paternità Vostra’. La formula nelle altre due lettere viene leggermente modificata a seconda da destinatario. Nel caso di padre Nicholaus è scritto: Paternitatem vestram affectuosissime deprecamur ‘Preghiamo affettuosamente la Paternità Vostra’ e nel caso di Franciscus: Prudentiam vestram cordialiter deprecamur ‘Preghiamo cordialmente la Prudenza Vostra’. Infine, la conclusio resta immutata in tutte le versioni. Si conferma, che tutti gli aretini sarebbero contenti, se Basilius diventasse vescovo di Arezzo.18 La lettera è chiusa nel solito modo, con la data.

2.3 Unità strutturali nelle epistole

Dopo aver completato l’analisi, riassumo le formule, che collegano le diverse parti nelle lettere. Per quanto riguarda la salutatio, le forme di saluto più comuni sono fratres karissimi e amici karissimi, che si trovano in dodici lettere, tutte indirizzate a un comune italiano. Cominciano con amici karissimi le lettere inviate a Volterra, Arezzo, Pistoia e Cortona. Invece, fratres karissimi si riscontra soltanto nelle epistole a Siena. Ciò suggerisce ovviamente una relazione più stretta. Negli altri casi, il saluto cambia a seconda del destinatario, così gli abati, i vescovi, i rappresentanti del clero sono solitamente appellati con reverendissime in Christo pater et domine; sarà illustrissime rex nel caso di un sovrano; magnifice et excelse domine nel caso dei signori di Milano; e Magnifice miles, amice karissime quando scrive a John Hawkwood. L’exordium si riscontra tre volte in tutto, come detto sopra. Sulla narratio per il momento è sufficiente dire che di solito inizia con una formula come recepimus litteras vestras, quibus. La petitio è facile da riconoscere, visto che spicca nella lettera, seguendo una regola rigorosa. È evidente che riprende la salutatio nell’esprimere la richiesta, espressa con i verbi deprecor, exhortor, conor, dignor, supplico o rogo, a seconda che si voglia chiedere o incoraggiare. Di solito gli avverbi affectuosissime o humiliter contribuiscono ad attenuare il tono, ad esempio: eapropter fraternitatem vestram affectuosissime deprecamur, quatenus. Ma naturalmente troviamo anche altri avverbi, per esempio cordialiter. Non è possibile ora aggiungere altro nemmeno sulla conclusio, in quanto, come per la narratio non ho scoperto una formula veramente tipica, né ho trovato elementi comuni utili ad una analisi. Le conclusioni nelle epistole sottolineano in genere che se la richiesta verrà soddisfatta, ciò verrà registrato come un favore speciale.

3 Conclusione

In sintesi, alla domanda “se il tema e il tipo della lettera influiscano sulla struttura interna della lettera”, rispondo che il tema in ogni caso, il tipo non sempre. Infatti, dopo aver completato la ricerca, possiamo dire che la salutatio e la petitio si dovevano adattare non solo al tema e al contenuto, ma in particolare al destinatario. Il tipo di epistola però non mostra differenze significative: sia si trattasse di una lettera scritta sulle cause di una guerra, sia di una lettera consolatoria scritta per la morte del signore di un comune, sia di una lettera scritta a beneficio di un concittadìno fiorentino. Possiamo tuttavia concludere che la comprensione della struttura interna delle lettere ci permette anche una miglior comprensione del pensiero e dello stile di scrittura epistolare di Coluccio Salutati.

Appendice I

〈I Priori delle Arti e il Vessillifero di Giustizia del Comune e Popolo di Firenze〉 al cardinale Pietro Corsini, al cardinale Jacopo Orsini, a padre Nicholaus, a Francesco 〈Bruni〉

1375 agosto 22, Firenze

Raccomandazione di Basilius della famiglia Captaneis alla carica di vescovo di Arezzo.

Copia registrata autografa. Firenze, Archivio di Stato, Signori, Missive, I Cancelleria, 16, fol. 11r.

Domino Cardinale Florentino. et domino Ursinis.

1. Reverendissime in Christo pater et domine.

2. Tanto magis virtuti genus humanum obligatum redditur, quanto rarior in hominibus reperitur; decet enim speciali prerogativa virtutem colere, a qua sperari debet utilitas publice provenire. 3. Hinc est quod scientie luce ac morum splendore, quibus personam reverendi patris, domini Basilii de Captaneis Montis Sancti Savini, comitatus Aretii, abbatis monasterii Sancte Marie de Agnano Aretine diocesis insigniri perpendimus, incitamur ad favores nostros eidem efficaciter impendendos! 4. Non enim videtur virtus ad emergendum sibi sola sufficere, nisi benivolorum suffragis adiuvetur. 5. Cum itaque ad Aretinam ecclesiam nunc pastoris solatio viduatam, sit per capitulum concorditer et legitime postulatus, paternitatem vestram humili supplicatione rogamus, quatenus sibi de tam generosa progenie natalia producenti, omnique virtutum confluentia celeberrimo, et a capitulo supradicto tam avide postulato, in suarum remunerationem virtutum, ac nostrum beneplacitum singulare, ad directionem cleri, et consolationem populi Aretini, quo in presulem eiusdem ecclesie confirmetur sive preficiatur, amore nostro dignemini assistere favoribus oportunis, quod nobis ad specialem et acceptissimam gratiam ascribemus. 6. Quamvis siquis suarum virtutum merita ponderet, longe magis ecclesia supradicta tali viro, quam ipse ecclesia dici debeat indigere. 7. Ipse quidem transferetur in ecclesiam ad laborem, quem illa recipiet ad salutem. 8. Datum Florentie die XXII augusti XIII. Ind.

9. Domino Nichole. Venerabilis pater. Amice karissime. Paternitatem vestram affectuosissime deprecamur.

10. Domino Francisco .br. Vir optime civis dilecte. Prudentiam vestram cordialiter deprecamur.

2 enim ] add. et del. vir 3 Captaneis ] add. et del. de 3 Agnano ] add. et del. diocesis 3 diocesis ] add. et del. incitam 4 Non ] ante add. et del. N et add. et del. Et 4 virtus ] add. et del. sibi 5 in ] add. et del. tantarum 5 suarum ] posterius suprascr. 5 nostrum ] add. et del. beneb 5 specialem ] add. et del. cognita 6 ecclesia ] add. et del. noscitur 9 Domino Nichole. Venerabilis pater, amice karissime! Paternitatem vestram affectuosissime deprecamur ] in margine dextero 10 Domino Francisco.br. Vir optime civis dilecte! Prudentiam vestram cordialiter deprecamur. ] in margine dextero

Appendice II

I tre gruppi di lettere sono descritti in dettaglio nelle tabelle seguenti, con l’indicazione del destinatario, un breve estratto e le unità contenute nell’epistola. Le lettere sono state scelte in base alla cronologia: Firenze, Archivio di Stato, Signori, Missive, I Cancelleria, 16, f. 5r–11v.

Primo gruppo: Diciotto lettere relative alla guerra.

Destinatario Contenuto Struttura
Siena Sollecitazione a mandare delegati per entrare nella lega. salutatio, narratio, petitio
Siena Firenze sollecita l’invio di ambasciatori. salutatio, narratio, petitio
Milano Firenze chiede a Milano che l’eccellente soldato Corrado Vittingher si unisca al suo esercito. salutatio, narratio, petitio
Volterra Sollecitazione a fornire soccorsi di guerra. salutatio, narratio, petitio, conclusio
Arezzo Risposta alla lettera di lamentela riguardante l’esercito mercenario inglese. salutatio, narratio, conclusio
Siena A beneficio di Laurentius Johannis di Firenze per esonerarlo dal pagamento dei soccorsi di guerra. salutatio, narratio, petitio, conclusio
Re di Sicilia Firenze chiede la restituzione di 500 fiorini d’oro prestati. salutatio, narratio + petitio
Volterra Sollecitazione a fornire soccorsi di guerra. salutatio, narratio, petitio
Pistoia Sollecitazione a fornire soccorsi di guerra. salutatio, narratio, petitio
John Hawkwood Firenze informa Hawkwood che il tesoriere da lui inviato si trova ancora in città, fino a quando non gli sarà consegnata la somma di denaro promessa. salutatio, narratio
Guilelmus Nöellet Risposta circa l’assembramento nella regione di Galeata. salutatio, narratio, petitio, conclusio
Pistoia Sollecitazione a fornire soccorsi di guerra. salutatio, narratio, petitio
Volterra Sollecitazione a fornire soccorsi di guerra. salutatio, narratio, petitio
Guilelmus Nöellet Sugli sviluppi del raggruppamento nella regione di Galeata. salutatio, narratio, petitio
Milano Situazione dopo un mese dall’ingresso di Milano nella lega. salutatio, narratio, conclusio
Gerard de Puy, legato a Perugia Risposta circa il rinvio dell’arrivo del papa in Italia. salutatio, narratio, conclusio
Il cardinale di Firenze + tre destinatari Raccomandazione di Basilio della famiglia Captaneis alla carica di vescovo di Arezzo. salutatio, exordium, narratio, petitio, conclusio
Arezzo Sulla adesione alla Lega. salutatio, narratio, petitio, conclusio

Secondo gruppo: Cinque lettere relative a eventi che riguardano Firenze, ma non legati alla guerra.

Destinatario Contenuto Struttura
Gerard de Puy, legato a Perugia A beneficio di Zenobio Truffa di Firenze. Firenze chiede che sia accolto calorosamente e dichiara che non è socio di Jacobus Filippi. salutatio, exordium, narratio + petitio, conclusio
Niccolo Orsini, conte di Nola A beneficio di Zenobio Truffa. A causa dei dubbi sollevati durante una lite, la sua assoluzione è stata ritardata, ma Firenze conferma che Truffa non è stato mai partner di Jacobus Filippi. Pertanto, esorta il conte a intraprendere un’azione favorevole. salutatio, narratio, petitio, conclusio
Giovanni Acqui, governatore della Romagna Una lunga risposta alla lettera di lamentela del governatore della Romagna, Giovanni, dopo che gli abitanti di Corniolo hanno invaso il territorio di Premilcuore. salutatio, narratio, petitio, conclusio
Siena Johannes Bellacci, mercante fiorentino non ha ricevuto la somma di denaro dovutagli da Meo Mercatus e suo figlio di Montepiscalli, zona sotto la giurisdizione di Siena. salutatio, narratio, petitio
Arezzo Sull’arresto di un cittadino di Bibbiena. Firenze chiede che venga giudicato per i suoi crimini, e che non venga trattato più benevolmente solo perché di Bibbiena. salutatio, narratio, petitio, conclusio

Terzo gruppo: Due lettere consolatorie composte per la morte di Francesco Casali, signore di Cortona.

Destinatario Contenuto Struttura
Carlo Guidi, conte di Battifolle Firenze, dopo aver appreso da Carlo Guidi, conte di Battifolle la triste notizia, scrive in risposta quanto sia rimasta sconvolta dall’accaduto, e allo stesso tempo di essere molto felice che il figlio del defunto Francesco sia diventato il nuovo signore di Cortona. salutatio, narratio
Giovanni Niccolò Casali, signore di Cortona Lettera consolatoria al nuovo giovane signore di Cortona, Nicholaus Johannis, dopo la morte del padre. Gli viene assicurato il sostegno della Repubblica e la massima disponibilità in qualsiasi situazione. salutatio, exordium, narratio + petitio, conclusio

Bibliografia

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  1. Cfr. Nuzzo 2012: 109.↩︎

  2. “Videndum autem est sollerti studio quae est orationis totius rethorica divisio. Habet enim exordium, narrationem, argumentationem, conclusionem.” Vedi anche Witt (1982: 8).↩︎

  3. “Diffinitio epistole. Est igitur epistola congrua sermonum ordinato ad exprimendam intentionem delegantis instituta, vel aliter epistola est oratio ex constitutis sibi partibus congrue ac distincte conposita delegantis affectum plene significans.”↩︎

  4. La lettera, che contiene la poesia, si trova nella Biblioteca Nazionale di Torino ed è stata trovata e pubblicata da Berthold Ullman nel 1955. Anche Francesco Novati, che nel 1888 pubblicò le lettere familiari di Saluti, pubblicò questa lettera, ma il manoscritto da lui utilizzato non conteneva la poesia, bensì lo spazio che essa avrebbe dovuto occupare. Novati sentiva anche che lo stile e il contesto richiedevano qualcosa in quel punto, mancava qualcosa, e pochi decenni dopo Ullman trovò il manoscritto che includeva la poesia a Torino (Univ. Lat. B. 265). La poesia si legge in: Ullman (1973: 296–297).↩︎

  5. Firenze, Archivio di Stato, Signori, Missive I cancelleria, 16 (di seguito ASFi I, cui segue il numero del registro e del foglio). In seguito indico per ogni lettera anche il numero nel censimento delle lettere di Stato di Coluccio Salutati (Nuzzo 2008). Ho svolto la mia analisi sulla base di riproduzioni fotografiche, cfr. anche Cardini & Sznura (2013).↩︎

  6. I raggruppamenti si leggono nelle tabelle pubblicate nell’appendice II.↩︎

  7. La forma Johannes Hauchud si legge anche in un’altra lettera a lui indirizzata, che non è di mano di Salutati: copia registrata non autografa della lettera del Comune di Firenze a John Hawkwood, 2 settembre 1375 (ASFi, 16, fol. 16r). Cfr. Nuzzo (2008: n. 383). Tuttavia, in una lettera a Carlo d’Angiò-Durazzo, appare anche la forma Haugud: copia registrata autografa della lettera del Comune di Firenze a Carlo d’Angiò-Durazzo, <19–23> settembre 1375 (ASFi, 15, fol. 5r–v); cfr. Nuzzo (2008: n. 1744); Gaupp (1939: 317).↩︎

  8. Copia registrata autografa della lettera del Comune di Firenze a John Hawkwood, 17 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 8r.). Cfr. Nuzzo (2008: n. 7194).↩︎

  9. Copia registrata autografa della lettera del Comune di Firenze a Federico IV, re di Sicilia, 15 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 7r). Cfr. Nuzzo (2008: n. 1078).↩︎

  10. Federico III secondo una diversa numerazione. Ad esempio cfr. Federico IV d’Aragona, re di Sicilia, detto il Semplice nel Dizionario Biografico degli Italiani, disponibile in: https://www.treccani.it/enciclopedia/federico-iv-d-aragona-re-di-sicilia-detto-il-semplice_%28Dizionario-Biografico%29/ [27.05.2021]↩︎

  11. Copia registrata non autografa della lettera del Comune di Firenze al Comune di Siena, 18 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 9v). Cfr. Nuzzo (2008: n. 2491).↩︎

  12. Copia registrata autografa della lettera del Comune di Firenze a Gerard De Puy, abate di Perugia, 9 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 5r): anche Novati ha fatto riferimento a questa lettera (1891–1911: 209). Cfr. Nuzzo (2008: n. 959).↩︎

  13. Copia registrata non autografa della lettera del Comune di Firenze a Carlo Guidi, conte di Battifolle, 17 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 7v). Cfr. Nuzzo (2008: n. 5263).↩︎

  14. Copia registrata autografa della lettera del Comune di Firenze a Nicholaus Johannis, signore di Cortona, 18 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 9v). Cfr. (Nuzzo 2008: n. 125).↩︎

  15. Copia registrata autografa della lettera del Comune di Firenze al cardinale Pietro Corsini, al cardinale Jacopo Orsini, al padre Nicholaus ed a Francesco Bruni, 22 agosto 1375 (ASFi, 16, fol. 11r). Cfr. Nuzzo (2008: n. 6878).↩︎

  16. Jacobus de Ursinis (Eubel 1913: 22).↩︎

  17. Cfr. Nuzzo (2008: n. 6878).↩︎

  18. Le lettere inviate alla fine non portarono il risultato aspettato, poiché sappiamo dall’opera di Konrad Eubel (Eubel 1913: 104) che Joannes Albergotti fu vescovo di Arezzo dal 1371 e fu rieletto il 15 ottobre 1375, appena due mesi dopo l’invio della lettera. A causa delle restrizioni dovute alla pandemia, purtroppo non ho potuto svolgere ricerche bibliografiche e archivistiche su Basilius de Captaneis.↩︎