Verbum – Analecta Neolatina XXIII, 2022/1

ISSN 1588-4309; ©2022 PPKE BTK



Il volume è la quarta edizione riveduta ed ampliata d’una raccolta nata dalla stretta e proficua collaborazione tra gli autori presso la Cattedra di Lingua e Letteratura Italiana dell’Università József Attila di Szeged. La prima versione dell’opera uscì nel 1974 in forma di dispensa universitaria2 con lo scopo preciso di appoggiare l’insegnamento di lingua. L’accoglimento più che favorevole del libro contribuì a portare in avanti il progetto degli autori il quale si basava sulla ricerca e sullo studio delle unità fraseologiche italiane ed ungheresi e prevedeva il loro ordinamento in un dizionario, accessibile ormai a un pubblico più largo. Le copie delle edizioni successive3 si esaurirono (o meglio: andarono a ruba) in poco tempo, rivelando un palese interessamento del pubblico per tali unità e l’esigenza d’una raccolta pratica e di utilizzo facile.

Infatti, è largamente noto che nelle lingue naturali le combinazioni fisse rappresentano una parte abbastanza singolare e dinamica del lessico – non solo per le loro proprietà semantiche e strutturali bensì perché esse sono infiltrate in molti strati della lingua e sono in continuo cambiamento. Fin dai tempi remoti, le caratteristiche morfo-sintattiche, semantiche e stilistiche delle unità fraseologiche costituiscono una fonte inesauribile di ricerca per gli studiosi di lingua. Per ragioni meno specifiche, tali unità attirano l’attenzione anche agli utenti di lingua i quali si impegnano piuttosto di capire il senso dei costrutti multiforme. In ogni caso, riconoscere le diverse formazioni (espressioni, modi di dire, proverbi e simili), afferrare il loro significato nato dal legame strutturale che si stabilì tra i costituenti della combinazione, essere in grado di usarle in modo appropriato in varie forme della comunicazione interpersonale – sono compiti alquanto complessi, e più di ogni altra cosa per gli apprendenti di lingua straniera.

Il presente volume si ripropone ai lettori come una raccolta “spolverata”, aggiornata, ampliata e, per più aspetti, anche rinnovata. Chi avesse una copia sotto mano dell’edizione del 2003 a prima vista avvertirebbe alcune modifiche nel titolo, nel formato e nelle misure del nuovo volume. Balza agli occhi similmente che in cambio della copertina rigida delle edizioni del passato, per la versione attuale è stata scelta una legatura flessibile. Sfogliando il libro, si nota inoltre che la lista della bibliografia specifica, in paragone a quella dell’edizione del 2003, è stata arricchita con numerose (più di trenta) opere – studi, manuali, una tesi di dottorato; raccolte e dizionari fraseologici o paremiologici – di pubblicazione recente e scritte in ungherese o in altre lingue straniere. Si scopre pure che la nuova edizione è priva dell’indice ungherese, che era una parte integrante dei volumi del passato da cui si poteva ricercare il frasema italiano corrispondente partendo da una parola-chiave o espressione ungherese.

Nella Prefazione è presentato brevemente il quadro storico delle ricerche sulle unità fraseologiche italiane e ungheresi, menzionando anche le raccolte pubblicate nell’argomento. In seguito, sono spiegati i tipi di espressioni fisse incluse nel presente volume poi è segnalato che questa volta tra le unità fraseologiche risultano anche sentenze, massime o detti, nonché antonomasie d’uso frequente. Infine è osservato che numerose delle combinazioni incluse nel dizionario, e in particolare quelle con la struttura di verbo + sostantivo oppure sostantivo + aggettivo, in base ai risultati di ricerche fraseologiche condotte sull’argomento negli ultimi decenni, potrebbero essere classificate anche come collocazioni. Pare che tale osservazione suggerisca anche l’idea di una futura risistemazione del materiale del volume.

Tra le novità che si leggono nella seconda parte introduttiva (Struttura del dizionario e indicazioni per l’uso) spiccano quelle con riferimento ai costrutti verbali. Il lettore viene informato che nel dizionario – ad esclusione dei proverbi e delle sentenze (cioè le sequenze che non ammettono modificazioni grammaticali e sintattiche) – il verbo delle espressioni proposizionali può presentarsi in due forme secondo le caratteristiche semantiche del soggetto. Vale a dire, nei frasemi il verbo è all’infinito se può avere anche una persona come soggetto, in altri casi, cioè quando esso può riferirsi solo a cosa o animale, compare coniugato alla terza persona singolare. Così, per esempio, il modo di dire essere in buono stato di conservazione dell’edizione del 2003, nella versione attuale appare nella forma di è in buono stato di conservazione (p. 262), specificando in questo modo semplicissimo e utilissimo la cerchia dei soggetti possibili del costrutto. L’intenzione degli autori di rendere più palesi i tratti semantici degli elementi nominali nei frasemi italiani è espressa ancora in seguito nel capitolo. Questa volta però l’innovazione interessa le reggenze verbali, e in particolare la loro rappresentazione grafica. Al fine di definire in maniera più appropriata i possibili referenti nominali nei complementi, nella prassi lessicografica si serve di forme abbreviate, di q o di qu per qualcuno, di qc per qualcosa. Siffatte indicazioni, presenti ugualmente nelle edizioni del 1986 e del 2003, in questo volume sono distinte graficamente ossia compaiono racchiuse tra parentesi uncinate, come dimostrano gli esempi seguenti citati dal volume: <qc> salta/viene in mente a <q> (p. 168); mettere <q> sull’avviso (p. 41); fare <qc> a freddo (p. 163). La scelta di questa soluzione grafica – del resto non motivata dagli autori – induce a fare qualche riflessione. Nei testi scritti, l’uso corrente riserva alla parentesi, indipendentemente dalla sua forma grafica, il ruolo principale di indicare l’isolamento d’una porzione nel testo segnalandone l’inizio e la fine. Questo segno grafico, usato in ogni caso in coppia, può assumere valori specifici nelle varie discipline. Nell’uso abituale la parte del testo che è inclusa tra parentesi tonde contiene una spiegazione oppure un’integrazione, associandovi spesso pure il carattere accessorio o secondario, per cui essa può essere “a piacere” tralasciata – così è indicato anche nel presente libro (p. 16). Le parentesi quadre, di solito, sono adoperate negli scritti per racchiudere un pezzo testuale esterno, per esempio un’osservazione del curatore o del traduttore del testo, oppure – come si legge di nuovo nel volume – “un’integrazione esplicativa che non costituisce una componente indispensabile delle espressioni italiane o ungheresi” (p. 16). Le parentesi uncinate, similmente a quelle a graffa, appaiono con maggiore frequenza negli scritti speciali – in testi comuni perciò potrebbero assumere il ruolo di segni distintivi, tuttavia nel presente volume il loro impiego sembra un poco ambiguo. Da un lato, nei frasemi contenenti uno o più complementi indiretti, come nelle espressioni fare debito a <q> di <qc> (p. 95), dare del/di becco a/in <qc> (p. 46), attaccare (un) bottone a/con <q> (p. 53) ecc., per l’uso delle parentesi uncinate sembra che si formi un distacco tra la preposizione e l’elemento nominale all’interno del complemento, e si rendano meno evidenti anche i confini del complemento stesso. Dall’altro lato, quando un’unità racchiusa tra parentesi uncinate viene inclusa in un elemento tralasciabile – che a sua volta compare quindi racchiusa fra parentesi tonde, come negli esempi seguenti: (fare <qc>) a bella posta (p. 220), rimetterci (<qc>) di tasca propria (p. 268) – pare che si formi un cumulo di parentesi a cui si associa inevitabilmente il conflitto semantico tra rilevante e trascurabile.

Sfogliando la parte del dizionario stesso si vedono altri cambiamenti e novità di cui possiamo menzionare solo alcune. Prima di tutto, si può constatare un notevole aumento nel numero dei frasemi che, come informa pure il (sotto)titolo del dizionario, arriva anche a dieci mila unità (contro le otto mila dell’edizione precedente). Allo stesso modo, è cresciuto l’insieme dei lemmi e tra essi compaiono anche parecchie voci di rinvio cioè esponenti a cui non appartiene un proprio articolo invece rimandano ad un’altra voce. All’interno degli articoli è stato eliminato il tilde per cui l’esponente si ripete interamente in ogni espressione. Tra i frasemi appaiono numerosi neologismi, per esempio: (infrangere/rompere/sfondare) il soffitto di cristallo (p. 254), i furbetti del quartierino, i furbetti del cartellino (p. 126). Questi ultimi due hanno pure una diretta continuazione nelle formazioni recentissime quali i furbetti del Lockdown, i furbetti della zona rossa, i furbetti del vaccino, i furbetti del Green Pass segnalati neologismi del 2021 nel Vocabolario Treccani online.4 Tra le strutture proposizionali compaiono parecchie combinazioni dell’uso della lingua odierna – ne possono servire d’esempio le espressioni con il verbo sapere, e in particolare i costrutti che si basano sull’uso intransitivo del verbo, alcune anche con significato figurato, per esempio <qc> sa di buono (p. 57), <qc> sa di sale (p. 241), <q> non sa di niente/nulla (p. 243) ecc.

Le integrazioni, i cambiamenti e gli elementi nuovi che sono stati appena menzionati possono abbozzare solo in grandi linee le caratteristiche dell’edizione nuova del dizionario. Sono tuttavia sufficienti per dimostrare che si tratta di una versione del vocabolario assai rinnovata e notevolmente arricchita di cui, senza dubbio, gli amanti della lingua e cultura italiana potranno fare buon uso.


  1. Fraseologia italiano–ungherese. 10000 espressioni, modi di dire e proverbi italiani con equivalenti ungheresi, Budapest: Tinta Könyvkiadó, 2021, 296 pp.↩︎

  2. Zs. Fábián & D. Gheno: Italianizmusok. Olasz közmondások, szólások, olaszos fordulatok, Szeged: JATE, 1974.↩︎

  3. La seconda edizione uscì nel 1986 (con ristampe ulteriori nel 1989, nel 1991 e nel 1993) presso la Casa editrice Terra di Budapest, dal titolo Italianizmusok. Olasz állandó szókapcsolatok, szólások és közmondások. Locuzioni della lingua italiana. Modi di dire, proverbi e unità fraseologiche fisse. La terza edizione vide la luce nel 2003, di nuovo a Szeged, presso la Casa editrice Grimm da un titolo più breve: Olasz–magyar kifejezések és szólások szótára [Locuzioni italiano–ungheresi].↩︎

  4. Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S. p. A. (https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/furbetto/) (ultima visita: 16/03/2021)↩︎