Verbum – Analecta Neolatina XXIII, 2022/2

ISSN 1588-4309; ©2022 PPKE BTK



La Casa d’Este, da Ferrara prima e da Modena poi, intrattenne secolari relazioni con l’Ungheria, i suoi sovrani e le sue genti, le quali proseguirono anche con la nuova dinastia austro-estense, che assunse il governo dello Stato di Modena a seguito della Restaurazione del 1814–1815.1

Tali rapporti investirono diversi ambiti, fra i quali quello militare.

Sotto questo profilo, si può anzitutto ricordare che l’arciduca Francesco Ferdinando Geminiano d’Austria-Este, nato a Modena nel 1819 e Duca di Modena dal 1846 al 1859 col nome di Francesco V,2 rivestì per oltre quarant’anni, e cioè dal 1834 fino alla morte, avvenuta nel 1875, la carica di colonnello proprietario di un reggimento ungherese, il 32° Fanteria.

La carica di colonnello proprietario di un reggimento (Inhaber), divenuta all’epoca ormai sostanzialmente onorifica ma comunque assolutamente prestigiosa, era -come è noto- concessa da Vienna ad illustri personaggi che avevano acquisito particolari benemerenze nei confronti dell’Impero, o appartenevano alla dinastia regnante, o comunque con essa intrattenevano particolari legami familiari o d’altro genere. Il prestigio della carica era anche legato al fatto che il reggimento veniva ufficialmente indicato non solo col numero progressivo, che rimaneva fisso, ma anche col nome del proprietario pro tempore. Così dal 1834 al 1875 il 32° Fanteria fu appunto denominato Infanterie-Regiment nr.32 Erzherzog Franz Ferdinand d’Este, con l’aggiunta delle parole Herzog von Modena a partire dal 1846. Ancora, nel 1859 il 12° Ulani si chiamava Ferdinand II, König beider Sicilien, il 52° Fanteria (anch’esso ungherese) Erzherzog Franz Carl, ecc.

Naturalmente i reggimenti austriaci avevano anche un comandante effettivo,3 che nel caso dell’Erzherzog Franz Ferdinand d’Este fu dapprima il colonnello Anton von Martini, sostituito poi nel 1835 da Ernst von Sisak, al quale succedette nel 1843 Johann von Castelliz, avvicendato a sua volta nel 1849 da Emanuel von Torri, e così via. Negli ultimi anni di vita di Francesco V il 32° reggimento, che a partire dal 1873 sarà l’Hausregiment di Budapest, era comandato dal colonnello Maximilian von Cruss, nominato nel 1872.4

La ragione per la quale l’Imperatore d’Austria volle attribuire all’arciduca Francesco Ferdinando Geminiano la prestigiosa distinzione che abbiamo ricordato va certamente individuata nell’intento di gratificare un prossimo congiunto e di onorare uno Stato amico. Non si conosce peraltro, almeno allo stato, il motivo preciso per il quale per il colonnellato da conferire fu scelto proprio un reggimento ungherese, e il 32° in particolare. Si può comunque ragionevolmente supporre che a tale determinazione si sia pervenuti in relazione al forte radicamento che la Casa austro-estense aveva in Ungheria, alla quale la famiglia aveva dato un Primate (Carlo Ambrogio d’Austria-Este, arcivescovo di Esztergom dal 1808 al 1809), e dove gli Austro-Estensi erano titolari di vaste signorie territoriali. Inoltre nei primi anni ’30 dell’Ottocento le sorti del 32° reggimento, che aveva allora quale colonnello proprietario il principe Nikolaus Esterházy, si erano venute ripetutamente ad intrecciare con quelle del Ducato di Modena. Nei mesi immediatamente successivi alla rivoluzione del 1831, infatti, un battaglione del 32° fu inviato di presidio nella Capitale ducale, da dove partì il 14 luglio lasciando un favorevole ricordo per “la buona armonia, e la concordia che hanno regnato fra le Truppe Estensi, e le […] Austriache”, come si legge nell’ordine del giorno di saluto del Supremo Comando Militare modenese.5 Nel febbraio del 1832 troviamo poi il 3° battaglione dell’Esterházy accantonato a Reggio,6 mentre nel 1834 il reggimento era di nuovo di guarnigione a Modena.

In ogni caso, quale che sia stata la specifica motivazione che portò alla scelta del 32° per l’allora quindicenne principe ereditario, la nomina di quest’ultimo ad Inhaber fu accolta a Modena con notevole soddisfazione, dando fra l’altro occasione alla pubblicazione di un sonetto da parte del giurista e letterato prof. Giuseppe Lugli,7 che appare per la verità di non eccelso pregio poetico ma che comunque si riporta in nota.8

L’arciduca Francesco rimase sempre assai legato al suo reggimento ungherese, che negli anni tra il 1834 e il 1858 rimase tra l’altro quasi sempre di guarnigione in Italia, partecipando anche, con due battaglioni, alla grande manovra congiunta austro-estense-parmigiana tenutasi dal 25 al 27 settembre 1843 nelle vicinanze della fortezza modenese di Brescello.9

Al 32° Fanteria talora si ricorse per migliorare la preparazione delle truppe ducali, come ad esempio nel 1846, quando il sergente Pfiffer e il caporale Illeszy furono fatti venire a Modena “per l’istruzione ginnastica” dei “sott’ufficiali e soldati del R. Battaglione di Linea”, ricevendo alla fine una generosa gratifica per i servizi prestati.10 Viceversa nel 1845 fu inviato presso il reggimento a fare esperienza e a completare la propria formazione militare il diciottenne caporale cadetto di Linea estense conte Luigi Pongileoni di Correggio, già allievo del Collegio Militare di San Luca a Milano, buon conoscitore della lingua tedesca e “giovane […] d’ottima condotta di buon indole e di capacità come pure di bella presenza e sufficientemente robusta complessione”.11 Il Pongileoni arrivò a Verona il 3 maggio 1845, prendendo servizio nel 32° “col distintivo di Caporale Cadetto di Reggimento inobbligato”.12 Il nuovo arrivato, presto promosso al grado di sergente cadetto, corrispose pienamente alle aspettative, tanto che nell’autunno del 1846 il comandante colonnello Castelliz si esprimeva a suo riguardo nei termini più lusinghieri. Il Castelliz ne evidenziava in particolare gli “ulteriori notevoli progressi fatti nell’istruzione” nonché “la morale esemplare condotta”, raccomandandolo senz’altro per la promozione ad ufficiale.13 Francesco V dispose quindi che venissero avviate le pratiche per ottenere sollecitamente il congedo del Pongileoni dal servizio imperiale, riammettendolo poi nelle truppe ducali e nominandolo in effetti nel novembre del 1846 sottotenente banderale nel Battaglione di Linea.14 Tuttavia il correggese non si mostrò troppo grato per le opportunità che gli erano state offerte, perché dopo la rivoluzione del 1848 entrò nelle truppe del governo provvisorio modenese e in seguito nell’Armata Sarda, dove percorse una carriera non particolarmente brillante, conclusa col grado di colonnello.15

La rivoluzione del 1848 coinvolse in pieno il 32° Fanteria, il cui 1° e 2° battaglione si trovavano di guarnigione negli Stati di Modena e di Parma.16 La partenza dei sovrani (Francesco V lasciò la sua capitale il 21 marzo) e la dissoluzione dei loro governi mise in forte difficoltà le truppe ungheresi di stanza nei Ducati, che furono costrette a una complicata ritirata su Mantova. In seguito il reggimento continuò disciplinatamente a battersi sotto gli ordini del feldmaresciallo Radetzky, nonostante i fermenti indipendentisti che agitavano l’Ungheria17 ed il fatto che il 3° battaglione del 32°, colà stanziato, fosse passato sotto il controllo del governo magiaro.18 Lo spirito combattivo di ufficiali e soldati non doveva tuttavia essere troppo alto, almeno a giudicare da quanto avvenne a Governolo il 24 aprile 1848. Qui una colonna austriaca agli ordini del comandante del reggimento, colonnello Castelliz, il cui nerbo era costituito da sei compagnie del 32°, fu respinta e volta in fuga da un corpo di inesperti volontari modenesi, reggiani e mantovani guidati da un ex ufficiale estense, il maggiore Lodovico Fontana.19

Terminata la guerra del 1848–1849 e ristabilita la situazione, Francesco V diede nuovo impulso alla pratica di inviare i più promettenti tra i giovani militari estensi a trascorrere periodi di formazione presso reparti austriaci, in modo da far loro acquisire “quelle cognizioni e quella pratica che solo una grande […] armata può dare”.20 Tra i reggimenti prescelti per tali stages vi fu naturalmente anche il 32° Fanteria, presso il quale nell’estate del 1855 fu inviato il sottotenente di Linea Mamoli, che fu poi richiamato a Modena un paio d’anni dopo.21

Il 32° Herzog von Modena fu impiegato anche nel conflitto del 1859, sotto gli ordini del suo comandante effettivo, colonnello conte Victor zu Alt-Leiningen. Il reggimento si batté con onore prima a Magenta (4 giugno 1859) e poi a Solferino (24 giugno), dove si distinse particolarmente il battaglione Granatieri.

Pochi giorni dopo quest’ultima battaglia, ossia il 28 giugno 1859, Francesco V, che si trovava presso il Quartier Generale austriaco, si recò a visitare i suoi Ungheresi, trovandoli “in buono stato, benché bivaccasse[ro] da due mesi ed allora […] senza paglia, e quindi non comodamente, nei ghiajosi campi veronesi; e di nuovo mi persuasi quanto il morale può sul fisico. L’Ungarese”, proseguiva con compiaciuto orgoglio il Duca-Inhaber, “è vivo, coraggioso e guerriero, e trovai che detto reggimento spiccava sugli altri e non gli si vedeva in cera la battaglia perduta, come, bisogna pur dirlo, si vedeva in gran parte delle altre truppe. Anch’esso aveva preso però parte ben onorevole all’azione, in cui aveva perduto sei o sette uffiziali e, se ben mi ricordo, 270 uomini morti e feriti”.22

Nella guerra del 1866 il 32° Fanteria, comandato del colonnello Joseph Kopal, non fu invece impegnato sul fronte italiano, ma sul teatro principale delle operazioni, e cioè in Boemia. Il reggimento combatté duramente a Skalitz, a Sadowa e, nel corso della successiva ritirata, a Dub,23 subendo forti perdite, che ne dimezzarono la forza originaria. In particolare a Sadowa il 32° perse 1.400 uomini tra morti, feriti e dispersi, in massima parte appartenenti al 1° battaglione, rimasto dopo la battaglia con non più di 150 soldati ed un solo ufficiale.24

In queste difficili circostanze Francesco V, ormai da tempo in esilio, fece il possibile per aiutare i suoi Ungheresi, nei confronti dei quali, come ricorda il De Volo, fu “Largo […] di assistenza munifica”.25

Dopo la morte del Duca di Modena nel 187526 la carica di Inhaber del 32° rimase vacante per diversi anni, finché nel 1888 il governo austriaco decise – come per altri reggimenti – di intitolare definitivamente il reparto alla Kaiserin und Königin Maria Theresia; e con questa denominazione il 32° Fanteria combatté nella I Guerra Mondiale, che segnò come noto la fine del vecchio Impero e delle sue istituzioni militari.

Parimenti proprietario di un reggimento a reclutamento ungherese, ma di cavalleria, fu sin dal 1793 l’arciduca Ferdinando Carlo d’Austria-Este, nato a Milano nel 1781, fratello del Duca Francesco IV di Modena e quindi zio di Francesco V. Si trattava del 3° Ussari, denominato appunto Erzherzog Ferdinand Carl d’Este, che nel 1819 era sotto il comando effettivo del colonnello Giuseppe Gosztonyi di Gosztony e Köves-Szarv. Tra i Cadeten del reggimento, che aveva il deposito a Troppau in Slesia, figura all’epoca significativamente un suddito estense, e cioè il conte Alfonso Mallaguzzy (Malaguzzi) di Reggio.27

Negli anni Quaranta troviamo poi nei ranghi del Ferdinand Carl un altro esponente della famiglia Malaguzzi, e cioè il conte Francesco, che nel 1847 era tenente colonnello del reggimento.28

In occasione degli sconvolgimenti del 1848–1849 il 3° Ussari, che non era dislocato in Italia, passò integralmente al governo ungherese.29

Dopo la morte dell’arciduca Ferdinando Carlo, avvenuta nel 1850, la carica di Inhaber del 3° fu conferita ad un esponente della famiglia reale bavarese e il reggimento prese la nuova denominazione di Prinz Carl von Bayern.

I rapporti dell’arciduca con l’Ungheria andarono peraltro ben oltre quelli connessi alla semplice titolarità della carica di colonnello proprietario di un reggimento di cavalleria magiaro.

Nel 1816 Ferdinando Carlo d’Austria-Este, che sin dalla giovinezza era entrato nell’esercito austriaco arrivando poi a conseguire nel 1836 il grado di feldmaresciallo, fu infatti nominato Comandante Generale del Regno d’Ungheria, “ove” – come si legge nell’orazione funebre dedicatagli da Cesare Galvani- “le complicate e non sempre agevoli relazioni fra la Corona e il Paese richiedevano avvedutezza di prudenza, fermezza di carattere, e sagace perspicacia nel ben calcolare le circostanze del luogo”.30 Secondo il Galvani l’arciduca svolse con generale soddisfazione il suo delicato compito, riuscendo a “condurre a felicissima risoluzione tutti gli avvenimenti i quali ne’sedici anni in cui durava in quell’incarico si succedettero”.31 In Ungheria Ferdinando Carlo godeva del resto di un notevole prestigio personale, ed era inoltre in grado di relazionarsi nel modo più diretto con i subordinati, le autorità civili e la popolazione in quanto parlava correntemente la lingua magiara.

In seguito il governo di Vienna incaricò l’arciduca di altre difficili incombenze, affidandogli fra l’altro per qualche anno la carica di Commissario Imperiale nell’irrequieta Transilvania. “Confessava FERDINANDO esser stata quella la più ardua e penosa delle sostenute missioni, eppure colla prudente e forte direzion delle cose, senza accorrere ad estreme misure […] ottenne di mantener l’ordine in quelle altere Provincie, e di troncarvi le rivoltose macchinazioni”.32

I profondi legami di Ferdinando Carlo d’Austria-Este con l’Ungheria sono richiamati anche dalla bella statua a lui dedicata che si può tuttora ammirare a Modena nel vestibolo della cappella funeraria estense in San Vincenzo. Nella scultura, opera del modenese Giovanni Cappelli ed inaugurata nel 1855, il defunto, fregiato dei distintivi di feldmaresciallo, è infatti raffigurato proprio nell’“attillata divisa ungherese”.33

Con le terre ungheresi ebbe a che fare dal punto di vista militare anche un terzo Austria-Este, e cioè l’arciduca Massimiliano Giuseppe, nato a Milano nel 1782 e pure lui zio del Duca Francesco V.

Nel corso della guerra del 1809, infatti, al giovane Massimiliano fu affidato il non agevole compito di organizzare l’insurrectio, cioè la leva in massa, in Transilvania, “paese” tra l’altro “non troppo colto a quei giorni”.34 Quivi “vi volle l’acuto ingegno dell’Arciduca e la sua forza di volontà per poter vincere le molte difficoltà che si attraversavano all’esecuzione degli ordini avuti”.35 La firma della pace di Schönbrunn pose comunque fine a tale missione.

Massimiliano d’Austria-Este, che occupa un posto di rilievo nella storia militare del XIX secolo per i suoi studi e le sue realizzazioni nel campo dell’artiglieria e delle fortificazioni,36 rivestì anche, a partire dal 1855, la carica di colonnello proprietario del 10° Feld-Artillerie-Regiment, formato nel 1854. E proprio al 10° reggimento, e più precisamente alla decima batteria rigata da 6, fu assegnato, dopo lo scioglimento della Brigata Estense nel settembre del 1863,37 il sottotenente in 2ª Adamo Donadelli, che da Pest scriveva il 15 dicembre 1863 all’ultimo comandante delle truppe ducali, Agostino Saccozzi, manifestando il desiderio “di riscattare” “anche a prezzo della vita” la piccola patria modenese, ormai inglobata nel Regno d’Italia, “a Colui che fu ed è l’ottimo mio Generale”.38

All’epoca peraltro la titolarità del 10º reggimento era vacante, in quanto l’arciduca Massimiliano era morto il 1° giugno del 1863.

Va a questo punto ricordato che i sovrani austro-estensi presero anche al loro servizio alcuni militari magiari provenienti dall’armata austriaca.

Uno di essi fu ad esempio Nicola Romay, nato a Maria Theresienopol (Szabadka), nel Comitato Bács e’ Bodróg,39 e già sergente del reggimento ungherese Erzherzog Franz Carl nr.52, il quale nel 1836 entrò appunto nell’esercito ducale quale sottotenente banderale ed aiutante della Piazza di Reggio. Promosso poi tenente, nel luglio del 1846 il Romay passò col suo grado nel Battaglione di Linea, divenendo in seguito capitano, finché nel 1855 fu collocato nella classe dei pensionati e contestualmente passato a dirigere la casa di forza della Saliceta.40 Dopo lo scioglimento della Brigata Estense nel settembre 1863, il capitano in disponibilità Nicola Romay risulta definitivamente ammesso nello stato de’ pensionati dell’I.R. Armata, dopo avere scelto Padova come luogo di dimora.41

Un altro caso, assai interessante, è quello di Giovanni Massimiliano Pisztory, nato nel 1777 da Giovanni e Teresa Martinevich, entrambi di Pest.42

Il Pisztory, che aveva abbracciato la carriera militare nell’esercito austriaco, nei primissimi anni Trenta dell’Ottocento era tenente colonnello del più volte citato 32° Fanteria, che in quell’epoca, come si è visto, fu ripetutamente di stanza nel Ducato di Modena. Nel 1832 i figli dell’ufficiale, Stefano e Lodovico, furono ammessi nel prestigioso collegio modenese di San Carlo,43 e poco tempo dopo, e cioè il 23 aprile 1833, ottenute da Vienna le necessarie autorizzazioni il Duca Francesco IV accolse nelle sue truppe, a far tempo dal 1° maggio, Giovanni Massimiliano Pisztory, promuovendolo colonnello e destinandolo al comando della Piazza di Modena.44

Non è dato sapere il motivo preciso per il quale l’Estense mise gli occhi proprio sul Pisztory, ma si può ragionevolmente ritenere che nei difficili anni successivi alla rivoluzione del 1831 il sovrano cercasse, per un posto delicato come il comando di Piazza della sua capitale, un uomo esperto, professionalmente preparato e senza legami con l’ambiente modenese. E il Pisztory, allora cinquantaseienne, ufficiale superiore di uno dei principali eserciti dell’epoca, ungherese di nascita, certamente possedeva tutte le qualità desiderate.45

Il colonnello Pizstory non deluse evidentemente le aspettative ducali, perché fu mantenuto al comando della Piazza di Modena fino al 1846, quando, ormai quasi settantenne, fu passato a pensione, venendo poi a morte, sempre a Modena, diversi anni dopo, e cioè il 23 gennaio 1859.

La famiglia si era nel frattempo radicata nel Modenese, dove si estinse intorno alla metà del secolo scorso.46

Accanto ai militari magiari passati nelle truppe estensi, nel XIX secolo vi fu anche un certo numero di militari provenienti dallo Stato di Modena che, all’opposto, entrarono in reggimenti dell’esercito austriaco di reclutamento ungherese o comunque di guarnigione in Ungheria, anche a seguito dello scioglimento della Brigata Estense nel settembre 1863, che vide il passaggio nell’armata o alla pensione imperiale di pressoché tutti gli ufficiali nonché di un migliaio di soldati della Brigata stessa.47

Oltre ai conti Alfonso e Francesco Malaguzzi nonché al sottotenente Adamo Donadelli, di cui già si è parlato, possiamo ad esempio ricordare il caso del sottotenente in 1ª conte Giuseppe Giacobazzi, già addetto allo Stato Maggiore Estense, che appunto sul finire del 1863 fu ammesso con lo stesso grado in un reggimento di Ussari.48

Una lettera indirizzata dal Lieutnant Giacobazzi al generale Saccozzi, datata Wessely (Veselì) 13 novembre 1863, fornisce un’interessante testimonianza sui primi giorni di servizio dell’ufficiale nell’esercito austriaco.

“Partito da Bassano il giorno 29 [ottobre]”, si legge nella missiva, “fui a Vienna nel 31 e quivi mi trattenni per quattro giorni onde equipaggiarmi. A Vienna vidi il Capitano Pellegrini del Reggimento Grueber che veniva da Verona ed andava al Deposito del Reggimento in Ollmütz. Dal giorno 5 mi ritrovo a Wesselÿ, piccola città della Moravia distante […] tre ore di ferrovia da Vienna […] Lunedì incomincia l’Equitazione di Reggimento e io sono occupato tutto il giorno per le istruzioni, e la sera studierò da me in casa poiché debbo imparare l’ungherese. Sono già vestito in uniforme ungherese e con domani ho terminato le visite di presentazione agli Ufficiali del Reggimento […] Io sono presso il 5° Squadrone che si trova di stazione in Gödny, ma per tutto l’inverno sono distaccato a Wessely presso l’Equitazione”.49

Giuseppe Giacobazzi dovette comunque ambientarsi bene nel nuovo ambiente, perché già nel 1864 risulta Oberlieutenant (tenente) del 12° Ussari Graf Franz Haller, con la qualifica di Aiutante del Reggimento. All’epoca militava peraltro nel 12° anche un altro Giacobazzi, e cioè il conte Antonio, col grado di Rittmeister (capitano) di seconda classe.50


  1. La dinastia austro-estense trasse origine, come è noto, dal matrimonio, celebrato con gran pompa a Milano il 15 ottobre 1771, tra l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Lorena, figlio cadetto di Maria Teresa d’Austria, e la principessa Maria Beatrice Ricciarda d’Este, figlia ed erede del Duca di Modena Ercole III. Il matrimonio diede occasione a grandiosi festeggiamenti, nell’ambito dei quali il 17 ottobre fu eseguita per la prima volta presso il Teatro Regio Ducale della metropoli lombarda l’opera Ascanio in Alba, composta per la circostanza da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Giuseppe Parini.↩︎

  2. Su Francesco V vedasi la monumentale biografia di T. Bayard De Volo: Vita di Francesco V, Modena–Milano–Torino–Venezia–Roma, 1878–1885.↩︎

  3. E spesso anche un colonnello proprietario in seconda. Dal 1847 al 1850 fu ad esempio Zweite Inhaber del 32° il barone Franz von Weigelsperg (cfr. Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthumes, Wien, 1851: 233).↩︎

  4. Cfr. A. v. Wrede: Geschichte der K. u. K. Wehrmacht, vol. I, Wien, 1898: 346–347.↩︎

  5. O.d.g. del Supremo Comando Generale (d’ora in poi S.C.G.) del 14 luglio 1831 conservato presso l’Archivio di Stato di Modena (d’ora in poi ASMo), Archivio Militare Austro-Estense, OO.dd.gg. del S.C.G. dal 13 luglio 1831 al 1° gennaio 1833.↩︎

  6. Cfr. i buoni per boccali di vino “da somministrarsi dal provveditore della Caserma di San Francesco” di Reggio rilasciati alle varie compagnie del battaglione il 12 febbraio 1832 e conservati in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, Atti S.C.G., f.106 (1832/12).↩︎

  7. Per un breve profilo biografico del Lugli (Modena 1787, ivi 1856) si veda G. Silingardi & A. Barbieri: Enciclopedia Modenese, vol. 11, San Pietro in Cariano, 1977: 64–65, nonché T. De Volo, op.cit.: T. IV, pp. 240–244.↩︎

  8. Poi che l’Austriaco Sire i tuoi verdi anni,/ O Prence, ornò di bellicosi lauri,/ Onde la Fama un dì gl’impigri vanni,/ Forte del nome tuo stenda e ristauri;// Luce perenne il fausto evento inauri,/ Luce che rompa i moltiformi inganni/ Dell’empia frode, che d’Europa ai danni/ Dai lidi infuria dell’Ircania ai Mauri.// Del tuo gran Genitor l’orma ti addestre:/ A lui davanti riverenti e mute/ Lamagna e Italia si fidar le destre.// Senta l’Abisso ogni sua rabbia doma,/ Veggia la Fede per la tua virtute/ Fermo lor dritto a’ Regi, il Trono a Roma (riportato in T. De Volo: op.cit., T.I, p. 62 nota 1).↩︎

  9. Sulla manovra vedasi Prospetto degli esercizj militari delle RR. Truppe Estensi e Parmigiane in unione di un Corpo delle II. RR. Truppe Austriache nel Settembre 1843, Modena, s.d. (ma 1843), nonché M. Zannoni: L’Esercito del Ducato di Parma e Piacenza Le truppe di Maria Luigia 1814–1847, Parma, 2012: 107–109. Per la fortezza ottocentesca di Brescello cfr. A. Menziani: L’esercito del Ducato di Modena dal 1848 al 1859, Roma, 2005: 158–161.↩︎

  10. Cfr. la minuta della lettera del S.C.G. al comando del Battaglione di Linea e all’Economato Militare datata 9 marzo 1846 e conservata in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, Atti S.C.G., f.296 (1846/2). Per l’attività svolta i due militari ricevettero una gratifica complessiva di 15 pezzi d’oro da 20 franchi.↩︎

  11. Elenco di ossequiose proposte a Sua Altezza Reale, datato Modena 27 marzo 1845 e conservato in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, Atti S.C.G., f.285 (1845/1).↩︎

  12. Elenco di [] informazioni e domande all’arciduca Francesco d’Austria-Este, allora generale comandante delle truppe estensi, datato Modena 8 maggio 1845 e cons. Ibid.↩︎

  13. Elenco di ossequiose informazioni e domande a Sua Altezza Reale datato Modena 6 novembre 1846 e conservato in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, Atti S.C.G., f.295 (1846/1).↩︎

  14. Cfr. il decreto sovrano in data 20 novembre 1846 a margine dell’Elenco in pari data conservato ibid. Nel decreto il Duca ordinava anche di ringraziare il comandante del 32° “delle premure che ebbe in questi ultimi 2 anni per l’istruzione del Cadetto Pongileoni che ebbe sì buon successo”.↩︎

  15. Sul Pongileoni vedasi G. Fontanesi: Un correggese protagonista del Risorgimento: il conte Luigi Pongileoni, in Correggio produce, 2017: 121–126. II Pongileoni era stato addetto al 32° Fanteria anche durante la sua permanenza nel collegio militare di Milano.↩︎

  16. Cfr. A. Troubetzkoi : Campagnes du Feldmaréchal Comte Radetzky, Paris, 1854 : tav. I.↩︎

  17. Sulle truppe ungheresi dell’esercito del feldmaresciallo Radetzky nel 1848 vedasi A. Sked: Radetzky e le armate imperiali L’impero d’Austria e l’esercito asburgico nella rivoluzione del 1848, Bologna, 1983: 139–148.↩︎

  18. Cfr. M. Zoppi: La spada di Radetzky. Le Armate Imperiali dalla Restaurazione alla rivoluzione 1836–1849, Bassano del Grappa, 2011: 150.↩︎

  19. Cfr. G. Fontanesi: I volontari correggesi alla battaglia di Governolo 24 aprile 1848, in La ricerca storica locale a Correggio 5ª Giornata di studi storici, Correggio, 2008: 119–150.↩︎

  20. Comunicazione di Francesco V al S.C.G. datata Modena 29 giugno 1855 e conservata in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, Atti S.C.G., f.421 (1855/2).↩︎

  21. Cfr. A. Menziani, op.cit.: 288, dove sono ricordati anche altri ufficiali inviati presso differenti reggimenti. Anche altri piccoli Stati italiani, come il Ducato di Parma, mandavano personale all’estero, per ampliarne le cognizioni e fare esperienza.↩︎

  22. F. V d’Austria-Este: Memorie di quanto disposi, vidi ed udii dall’11 giugno al 12 luglio 1859, Modena, 1981: 103.↩︎

  23. Cfr. A. v. Wrede, op.cit.: vol. I, p. 350.↩︎

  24. Cfr. T. De Volo, op.cit.: T. III, p. 313.↩︎

  25. Ibid.: 312.↩︎

  26. A meglio illuminare i rapporti tra l’arciduca Francesco Ferdinando Geminiano e il reggimento ungherese di cui era proprietario potranno sicuramente valere vari documenti che risultano conservati presso l’Archivio di Stato di Modena, ma che non sono purtroppo al momento consultabili in quanto non materialmente reperiti. Si tratta di Rapporti n.34 del Comando del Reggimento […] di fanteria austriaco n.32 diretti a Francesco V Proprietario del reggimento stesso. E diverse altre carte, il tutto in lingua Toscana, inventariati nel fondo “Segreteria di Gabinetto” dell’Archivio Austro-Estense (cassetta 657 – nr. 61). Inoltre in appendice all’Archivio Militare Austro-Estense sono inventariati ruoli e situazioni degli ufficiali del 32° Fanteria per l’anno 1860 (Inventario di documenti di natura militare pervenuti da Vienna e rinvenuti fra le carte dell’Archivio della R. Brigata Estense, nr. 6).↩︎

  27. Cfr. Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthums, Wien, 1819: 304–305. Zweyter Inhaber del reggimento era il conte Adamo Alberto di Neipperg, destinato di lì a poco a divenire, come noto, il secondo marito della Duchessa Maria Luigia di Parma.↩︎

  28. Cfr. Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthumes, Wien, 1847: 328. Sul conte Francesco Malaguzzi, entrato in giovane età nell’esercito austriaco ed incaricato da Francesco V nel 1850–1851 di negoziare a Vienna e presso le Corti della Penisola il progetto ducale di Lega fra gli Stati conservatori italiani, cfr. T. De Volo, op.cit.: T. I, pp. 417–418 e p. 417 nota 1.↩︎

  29. Cfr. M. Zoppi, op.cit.: 153.↩︎

  30. C. Galvani: Orazione funebre alla memoria dell’Altezza Reale di Ferdinando Carlo Giuseppe d’Austria-Este, Modena, 1850: 11.↩︎

  31. Idem.↩︎

  32. C. Galvani, op.cit.: 12.↩︎

  33. T. De Volo, op.cit.: T. II, p. 164. La statua, originariamente collocata nella chiesa della Cittadella di Modena, fu trasportata in San Vincenzo dopo l’Unità.↩︎

  34. Cenni biografici di S.A.R. Massimiliano Giuseppe d’Austria-Este, Verona, 1863: 15.↩︎

  35. Ibid.↩︎

  36. Cfr. G. Perbellini & L. V. Bozzetto: Verona La piazzaforte ottocentesca nella cultura europea, Verona, 1990: 142–147.↩︎

  37. Per la Brigata Estense vedasi il Giornale della Reale Ducale Brigata Estense, Modena 1977 e 2013 (ristampe anastatiche dell’edizione del 1866).↩︎

  38. La lettera è conservata presso la Biblioteca Estense di Modena (d’ora in poi BEMo), Raccolta Saccozzi, cassetta 69 B).↩︎

  39. Cfr. la lettera del Real Militare Comando Superiore d’Armi della Città e Provincia di Reggio al Supremo Comando Generale datata 6 giugno 1846, in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, Atti S.C.G., f.296 (1846/2). Con tale lettera venivano trasmessi i ringraziamenti del Romay per la sovvenzione di Lit.300 concessagli dal Duca per fare fronte alle spese del viaggio fino alla sua città natale, che il militare intendeva intraprendere insieme alla moglie fiumana profittando di un permesso di due mesi.↩︎

  40. Cfr. il chirografo ducale datato Modena 13 febbraio 1855 in ASMo, R. Segreteria di Gabinetto, Chirografi Sovrani, f.357 del 1855.↩︎

  41. Cfr. Giornale, cit.: 342–343.↩︎

  42. Cfr. G. C. Montanari: Italiani d’Ungheria La Nobile famiglia de Pisztory tra Modena e Castelvetro, Modena, 2012: 15.↩︎

  43. Nel collegio di San Carlo è tuttora conservato un bel ritratto di Stefano Árpád Pisztory. Giovanni Massimiliano aveva sposato Giuseppina Schuirer (cfr. ibid.: 18).↩︎

  44. Cfr. l’O.d.g. del Supremo Comando Generale del 24 aprile 1833, in ASMo, Archivio Militare Austro-Estense, OO.dd.gg. del S.C.G. dal 1° gennaio 1833 al 30 giugno 1834.↩︎

  45. Cfr. G. C. Montanari, op.cit.: p.15.↩︎

  46. Cfr. G. C. Montanari, op.cit. Stefano Pisztory (1822–1895), che aveva sposato nel 1856 la marchesina Maria Teresa Montecuccoli degli Erri, dopo la caduta del Ducato si allontanò per diversi anni da Modena per i suoi orientamenti legittimisti. Nel 1864 lo troviamo tra i beneficiari di un sussidio di 1000 fiorini erogato da Francesco V a numerosi individui a lui rimasti fedeli; al Pisztory ne toccarono 100 (cfr. lo Stato dei sussidj accordati ad Ufficiali pensionati e Truppa coi fiorini 1000 in Banconote concessi a tale effetto dalla beneficenza Sovrana, in BEMo, Raccolta Saccozzi, cassetta 73 A).↩︎

  47. Cfr. Giornale, cit.: 346.↩︎

  48. Cfr. Giornale, cit.: 334–335.↩︎

  49. La lettera è conservata in BEMo, Raccolta Saccozzi, cassetta 69 B).↩︎

  50. Cfr. Militär-Schematismus des österreichischen Kaiserthumes, Wien, 1864: 401–402. Nel 1859 il conte Antonio Giacobazzi era tenente, sempre del 12° Ussari: cfr. F. V d’Austria-Este, op.cit.: 102.↩︎