Verbum – Analecta Neolatina XXIII, 2022/2

ISSN 1588-4309; ©2022 PPKE BTK



Vogliamo esaminare, qui di seguito, le prime nove lettere di Taddeo Lardi, corrispondenti al periodo 1487–1499, relative ai suoi soggiorni in Ungheria precedenti al suo incarico di governatore della diocesi di Eger. Lo scopo del presente saggio è presentare il contenuto, la lingua ed i riferimenti ad eventi e personaggi noti, anche in vista di un’edizione di tutto il corpus di 71 lettere, compreso anche il secondo periodo del suo governatorato a Eger.

Il ferrarese Taddeo Lardi (varianti del suo nome sono Thadeo, Thaddeo de Lardi, di Lardi, de Lardis) fu un chierico1 e familiare della corte estense, nato intorno al 1450. Non abbiamo prove, ma solo un’ipotesi riguardante suo padre, che potrebbe essere identificato con Vincenzo Lardi, cancelliere della duchessa di Ferrara, Eleonora d’Aragona.2 Arriva in Ungheria nel 1487 alla corte di Mattia Corvino,3 accompagnando il giovanissimo Ippolito I d’Este, figlio di Eleonora e quindi nipote della regina ungherese Beatrice,4 nominato arcivescovo di Esztergom a sette anni. Saranno Esztergom e la capitale Buda le città ad ospitare Lardi durante i suoi primi soggiorni in Ungheria, dal 1487 al 1499. In questi anni sicuramente soggiornò anche in Italia e, siccome sembra essere entrato nella comitiva più stretta di Ippolito, è logico supporre che sia tornato con lui in Italia nel 1494, per poi seguirlo in Ungheria nel 1495 e di nuovo in Italia nel 1496.5 Il secondo periodo ungherese (1501–1512) di Taddeo Lardi sarà invece legato alla città di Eger, la seconda sede in Ungheria di Ippolito dopo lo scambio operato con Tamás Bakóc nel 1497.

Le funzioni e gli incarichi di Lardi si evolvono ovviamente nel tempo:6 all’inizio, nei primi due anni, a partire dal 1487, è stato nominato sescalco con un guadagno previsto di 100 ducati all’anno. Poi ha ricevuto il ruolo del tesoriere7 e anche maggiordomo della casa dell’arcivescovo, situata nella capitale del Regno, quindi a Buda. Il camerlengo e guardarobiere (guardarobo) Francesco da Bagnacavallo, avendo offeso nel 1489 il governatore Beltrame Costabili, dovette ritornare in patria, fu così che Lardi dovette assumersi per forza questi uffici. Lardi risulta quindi, fino al 1492, tesoriere e guardarobiere nella casa di Buda dell’arcivescovo.8 Nel 1493 diventa cameriere di Ippolito, facendo quindi un grande salto di carriera, anche se dopo la morte di re Mattia la situazione generale non era favorevole ai prelati italiani e ai loro familiari. Infatti, tornando Ippolito in Italia nel 1494, le circostanze di Esztergom cambiano notevolmente. Tra il 1496 ed il 1501 molto probabilmente anche lo stesso Taddeo Lardi soggiorna a Ferrara, almeno non abbiamo notizie di lui in Ungheria, mentre abbiamo, oltre ai sopraccitati documenti da lui firmati nel periodo 1496–98, tre libri di conto del periodo 1497–1501.9 Il suo secondo soggiorno ungherese lo lega ormai alla città di Eger, dove accetta di svolgere l’ufficio di governatore della diocesi in assenza del vescovo, Ippolito. In questo contesto avviene anche uno scambio di benefici: Taddeo, precedentemente arcidiacono di Pankota, per espressa volontà di Ippolito d’Este scambia questo suo beneficio con Domenico Crispo all’arcidiaconato di Ung.10 Come si legge sulla sua lastra tombale di fine fattura rinascimentale,11 fu due volte governatore della diocesi: abdicò nel 1508, quando arrivò a sostituirlo Ercole Pio di Savoia,12 ma dopo il ritorno (e la morte) di questo, Lardi, ormai vecchio e malato, ricevette di nuovo l’incarico. Non possiamo essere sicuri che la morte lo colse nella città di Kassa, dove oggi si trova la tomba: si sa tuttavia che il materiale da costruzione, dopo la demolizione della cattedrale e di parte del castello di Eger, è stato trasferito anche in città lontane, quindi Lardi potrebbe essere morto proprio a Eger, che era stata teatro di gran parte della sua vita.

Il contenuto delle lettere

La prima lettera viene inviata da Lardi il 25 agosto 1487 da Wiener Neustadt, allora sotto la giurisdizione di Mattia. Arriva in questa città come membro del seguito del giovanissimo arcivescovo Ippolito d’Este e la lettera è indirizzata alla madre, Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara. Dopo le scuse, che presenta alla sua signora per il ritardo della missiva, in un curioso passaggio ricorda lungamente il momento del congedo da Eleonora, il non aver potuto proferire nessuna parola e l’aver dato, mentre piangeva, solo un bacio prolungato alla mano.

…le parole inornate quale volea havere davanti vostra illustrissima signoria furono reducte e unite in uno basare de mane el quale basar de mane fu misto con multe lacrime et s’el fusse stato possibile a prolungarlo ancora più lo averia facto…13

Ricorda inoltre la partenza sul Bucintoro, la galea ducale che portava Ippolito verso il porto di mare. Con strana eloquenza Lardi inserisce un’adulazione particolare: pur trattandosi di un evento che non è ritenuto degno della memoria della duchessa, l’umanità di Eleonora sarebbe, secondo lui, così forte da ricordare perfino il proprio battesimo.

…Vostra Illustrissima Signoria se dè ben aricordare abenché non sia cosa degna de habitare in tal memoria, nientedimeno la humanità di Quella è tanta che sum più che certo non le cose infine passate, ma eciamdio el baptesmo quale recepette Vostra Signoria se debe aricordare…14

Invece di dare notizie attuali relative al luogo in cui soggiorna, dice semplicemente che Eleonora sarà sicuramente informata da altre fonti (cosa in effetti vera: in questo periodo il flusso di lettere è continuo da parte di vari familiari di Eleonora15) ed accenna al fatto che Ippolito sta bene e che è quasi incredibile che Beatrice ami tanto Ippolito. Nella chiusura della lettera troviamo le immancabili raccomandazioni: prima di tutto ad Eleonora raccomanda il padre, chiede invece a lei di essere appoggiato presso la regina Beatrice in qualità di futuro sacerdote.

La seconda lettera, scritta nel novembre dello stesso anno, ci attesta il fatto che Eleonora ha degnato Taddeo di una missiva che lo commuove.

…una littera de vostra illustrissima signoria io indigno de quella ò receputo quisti dì passati, la quale me à pieno de consolatione et factome reputare multo più digno che primo non me tenea…16

Eleonora sembra aver fatto la richiesta raccomandazione per Taddeo, che la ringrazia per questo rivolgendole belle parole. Ippolito, secondo lo scrivente, sviluppa ottime capacità, sia nello studio che nel comportamento.

…benissimo et ogni zorno se cognosse tanta differencia de bene in meglio in lui che l’è quasi una cosa incredula siando che l’età che l’è sì in le opere del studio sì anco in discrecione et gravità a loco et tempo dove che bisogna…17

In chiusura Taddeo non manca di ricordare suo padre nelle grazie della duchessa.

La lettera forse più interessante e ricca di particolari è la terza, perché ci racconta l’entrata di Ippolito a Vienna, da dove Taddeo Lardi scrive ad Eleonora d’Aragona. La prima persona ad accogliere Ippolito, ancora fuori città, fu ovviamente la zia, Beatrice, accompagnata da tre vescovi: quello di Várad (János Filipec), quello di Eger (Orbán Nagylucsei) e quello di Győr (Tamás Bakóc) nonché il despota di Serbia (György Brankovics) e il conte Bernát Frangepán. La forma del saluto del giovanissimo arcivescovo di Esztergom consiste nel “toccare la mano” ad ognuno di loro.

…la maestà de madama se li venne incontra fora deli borgi de Vienna per spacio de uno bono migliara, e dicta maestà era acumpagniata dal vescovo Valadino, dal vescovo d’Agria et dal vescovo de Giavarino, e poi dal dispoto de Servia et dal conte Bernardino e facto monsignore il debito suo, la maestà de madama dicti signuri de uno in uno li tocharon la mano…18

Salito sul carro di Beatrice, Ippolito viene travolto da baci ed abbracci finché non arrivano al punto dove li attende Mattia Corvino, che lo accoglie con segni di vero affetto. La lettera ci informa del seguito ungherese di Ippolito, ed è una fonte del tutto particolare e fondamentale per ricostruire il suo ambiente. Un episodio interessante che Taddeo racconta, ci dipinge Ippolito con Beatrice e Mattia quasi come una famiglia.

…dicta maestà s’el tolse in caretta sua e s’el ge fu abrazamenti e basi il lassò pensare a vostra illustrissima signoria e cussì intrando con gran triumpho arivorno dove che stava el signore re e sua maestà se ge fece portare incontra insino al primo usso de sue stancie et feceli honore et carize assai. La humanità quale usò sua maestà verso dicto reverendissimo signore fu cosa multo notabile et signo de sviscerato amore…19

Beatrice, a quanto pare già nel 1488, pensava di farlo nominare cardinale, ne parlava apertamente calcolando chi avrebbe appoggiato la proposta. Se Ippolito fosse stato di 4 anni più grande (se avesse avuto quindi 12 anni), in tal caso, a quanto dice, si sarebbe potuto anche tentare. A cena, poi, il re guarda dentro il sacchetto (indicato con il termine ferrarese “carnirolo”) del piccolo Ippolito e vi mette venti ducati.

…cussì appresso al re sua maestà se mise a cerchare dentro a uno carnirolo che tenea a lato monsignore per vedere se tenea dinari alcuno et non trovando niente ge posse vinti ducati d’oro e basollo più de vinte volte…20

La lettera successiva, del 23 giugno 1491, quindi ormai dopo la scomparsa di Mattia Corvino, ci testimonia il fatto che Eleonora d’Aragona ha pensato di assicurare il futuro del suo fido servo, Taddeo Lardi, consegnandogli un beneficio a Camurano. È da questa lettera che veniamo informati della rinuncia di Taddeo all’ufficio di guardaroba, atto che lui giustifica con una malattia degli occhi ma anche col fatto che il figlio della duchessa Eleonora, Ippolito, ha bisogno di lui e il governatore, messer Beltrame Costabili, non ha tutto quel tempo che conviene dedicare all’educazione di un ragazzo della sua età: deve ancora correre e giocare molto.

…io non ò rifutato dicto officio si non per potere melgio servire il signore mio et starli continuamenti ali piedi perché oramai Dio gratia l’è uno homo, non pò cussì star fermo, bisogna che joca et corra qualche volta secundo conviene ala etate sua, non sempre Misser Beltrame li pote esser apresso non perché da lui manchi ma per occupacione di facende reginale onvero del Patrone, proprio et per questo non sempre ge pote essere et io per havere lo obbligo de servitù dala mathina insino a sera et tucta la nocte con sua illustrissima et reverendissima signoria…21

Con parole adulatorie Taddeo aggiunge che ad Ippolito manca solo il cappello cardinalizio, perché è attratto dall’onore e dalla virtù come il ferro dalla calamita.

Lo stesso anno, il 15 dicembre del 1491, scrive una lettera anche alla sorella Beatrice, così veniamo informati circa il nome di due altri suoi fratelli: Domitilla e Patrizio: probabilmente l’ultimo è la stessa persona che comparirà, qualche anno più tardi, a Eger vicino a Taddeo.

… fariti la scusa con sore Domecilla et con Patricio deli speroni per lo primo che venerà mandarò il tucto…22

Le lettere del 1498–1499 potrebbero appartenere ad un soggiorno successivo: abbiamo le prove del suo ritorno in Italia. Nel 1494, con il ritorno di Ippolito, un folto gruppo abbandona l’Ungheria e pertanto, vista la sua assenza, anche il sistema gestionale delle sue prebende e dei suoi interessi subì un cambiamento.23

Pare che nel 1498 Taddeo Lardi sia intento a mettere in ordine gli interessi di diversi italiani che hanno delle entrate in Ungheria.

…el me pare che lo vicario24 qui agia alcuni vostri dinari et cercha de mandarveli: lo tenerò sollicitato che ve li mandi per bona via…25

Nella lettera che scrive il 7 settembre 1498 a Tommaso Fusco, segretario del cardinale Ippolito, nomina oltre a lui anche altri interessati non ancora identificati: Vittore, Giulio, Giovanni.

Nel gennaio del 1499 indirizza una sua lettera sempre a Fusco, in questo caso già l’attacco della lettera è alquanto curioso: “Non tenebre, sed mea lux”. Rende qui conto delle trattative intorno allo scambio delle diocesi ancora in corso. Assicura lo stesso Fusco che l’arcivescovo Bakóc protegge gli interessi degli italiani e, tra tutti, soprattutto quelli di Fusco.

…pareme agiati scripto a lo gubernatore stia alquanto sopra di sé ne la permutatione vostra, credo che presto andarà a Strigonia, chiamato da lo reverendissimo archiepiscopo, et io interim andarò ad Agria et parlerò con lui, siati certissimo che epso et io non si sforzaremo d’altro se non di fare cosa vi sia grata, et a proposito eo maxime per essere ben disposto epso reverendissimo archiepiscopo verso vui, perché l’altro giorno qui in Buda li parlai di facti vostri, oldendome graciosissimamente mostrando de amarvi supra ogni familiare de lo illustrissimo patrone et essere desideroso mantenirvi le cose vostre si come le avesiti in Italia et darve ogni adiuto et favore li sia possibile et a me parea non ge fusse niente di finto…26

Si tratta anche di benefici di Esztergom che gli italiani cercano di accaparrarsi, ormai però senza successo.

…da lo lectore non est sperandum, perché l’è ito in li frati di Sancto Paulo27 ut ait vulgus ut hoc est certum che l’à renunciato lo lectorato ad uno chiamato Truzo,28 giovene da bene: et hoc factum est per istegnio ch’à avuto di parole con lo provisore di Stigonia quale se chiama Ussi Georgio2930

C’è un’unica lettera superstite di questo periodo che Lardi scrive direttamente al cardinale Ippolito, il 12 luglio 1499. Circostanziate e lunghe scuse intendono motivare il ritardo.

…Se io credesse che vostra illustrissima et reverendissima signoria havesse una sol sentilla ne l’animo suo, che’l ritornare mio non cusì presto fusse per altro che per impossibilità, de la pegior voglia me ritrovaria che mai homo al mondo se ritrovasse et più presto non voria haver impedito el ventre de mia matre un sol giorno, afinché simel oppinion non fusse intravenuta; ma perché cogniosco vostra illustrissima et reverendissima signoria sapere tanto bene discernere el negro dal bianco et conprehendere il vero da la busia, che mi tengo certissimo per sua sollita clementia se digniara pigliare el mio tardare sì come egli è…31

Poi rimanda alla relazione che verrà presentata oralmente da Ludovico Floreno, governatore di Eger, che sta tornando a Ferrara. La lettera pullula di raccomandazioni di personaggi che stanno lasciando l’Ungheria: forse la nuova ondata sarà legata ai decreti delle diete che non lusingano gli stranieri di buoni uffici nel paese.

Una sola settimana più tardi, precisamente il 19 luglio 1499, Lardi scrive anche al segretario Tommaso Fusco, sottolineando il personaggio del vescovo Cantelmo32 che aveva parlato alla dieta in maniera assai forbita, partendo dal concetto della Trinità. Lardi è del parere che Cantelmo sarebbe la scelta ideale per fungere da vicario di Ippolito ad Eger.

…siti ad plenum informato per le littere quale scrive el gubernatore alo illustrissimo patrone et anche a messere Cantelmo, el quale è persona dignia et da bene et in ogni sua cosa dove che ripresenta la persona de sua reverendissima signoria ne riesse con grande honore et in ogni suo judicio et cause. Et maxime in questo sinodo33 a lui è tocato el primo sermone et àllo recitato con grandissima elegancia, breve con substancia de trinitate, che multo piacque a li intelligenti auditori, et ultra questo fece adiungere alcune clausule ne le constitucione sinodale nomine illustrissimi et reverendissimi domini, molto fructuose, siché in ogni suo atto mi pare reusirne bene et con honore de epso illustrissimo patrone. In lui non regnia superbia aspreza ni rapacità, anci cum omnibus humilità grandissima et liberalità, per le qual cose generaliter da ognuno sumamente è amato et venerato. Et pareme in quanto al mio debile ingegnio che messere reverendissimo et illustrissimo facesse una optima electione a mandare tal homo qua, il quale da vui aspecta risposta…34

Osservazioni linguistiche

Per quanto riguarda la lingua di Taddeo Lardi, nell’epistolario integrale che copre 25 anni e conta una settantina di lettere (da pubblicarsi integralmente nel prossimo futuro) vediamo un cambiamento notevole. In questo primo periodo, preso in esame nel presente articolo, le lettere abbondano di latinismi (ad plenum, auditori, cum omnibus, genibus flexis), ma anche nella scrittura latineggiante (efecto, fructuoso, electione). Nella grafia, in mancanza di un’ortografia stabilita per il volgare, si appoggia certamente sul latino, qualche volta questo influenza anche le forme stesse delle parole: scrive multe per ‘molte’, hore per ‘ore’. Troviamo una certa influenza anche della scrittura francese, nella grafia della parola partença Lardi utilizza il grafema ‘ç’. Usa spesso e volentieri espedienti per dare dimostrazione della sua cultura: doppia aggettivazione e verbalizzazione (illustrissimo e reverendissimo; reducta e unite, multe e migliore, bone e perfecte, braciano et basiano, prego e pregarò, joca e corra), metafore (requie riposo, stare continuamenti ali piedi, como fa la calamita il ferro, littera tutta gemmata) e rimandi dotti al limite della comprensibilità, come per la descrizione della capacità di Eleonora d’Aragona di ricordare il proprio battesimo, o appellandosi a Fusco come “mea lux”. Col tempo il suo stile si semplificherà, pur mantenendo l’encomio e l’adulazione richiesti ad un servo del cardinal Ippolito. In questo corpus di nove lettere risalenti ai suoi primi due soggiorni in Ungheria, troviamo poco accostamento al volgare locale ferrarese. Sembrano essere caratteristiche della parlata emiliana le a- prostetiche nelle parole aricordare, abenché, aricomandare. Forse la parola carnirolo, adoperata per indicare la borsetta del giovanissimo arcivescovo a tavola con Beatrice e Mattia, potrebbe essere un elemento lessicale localizzabile35 nel ferrarese. Non cede in questo periodo a volgarismi; una sola volta si concede una locuzione del tipo ge ne incago,36 peraltro con riferimento incerto ad un affare con un concittadino. Certamente i prestiti dall’ungherese (parole come filer, cozi, suba, segin ecc.) si faranno più frequenti nel secondo periodo, quando il suo ambiente normale a Eger sarà fatto per lo più di ungheresi.

Indubbiamente una parte di un epistolario non può essere oggetto di valutazione da parte della storiografia, può tuttavia apportare elementi importanti, come nel nostro caso sulla corte arcivescovile del giovanissimo Ippolito (lettera del 4 aprile 1488) o la situazione del capitolo di Esztergom (lettera del 27 gennaio 1499). Speriamo di contribuire in futuro con ulteriori elementi, tramite la sperata pubblicazione di tutte le lettere di Taddeo Lardi, alla ricostruzione del suo ambiente.


  1. Il suo essere chierico si ricava dalla lettera del 4 novembre 1487 in cui parla di sé come di futuro sacerdote. Cfr. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Esztergom, 1487.11.04, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295509, 1r.↩︎

  2. Eleonora d’Aragona, duchessa di Ferrara (1450–1493). Sin dalla prima lettera Taddeo non cessa di raccomandare il padre affinché potesse entrare nelle grazie della duchessa Eleonora: “ve supplico ve sia aricomandato mio patre el quale di novo ve lo aricomando” che poi spiega più dettagliatamente: “Facia extima vostra signoria de fare una grandindissima elimosina perché si no sum certo faciandolo vostra signoria non ne potrà exire si non bono et perfecto fructo et quella serà causa de sublevare mio patre et darli requie riposo con sua famigliola da miseria el quale iterum genibus flexis supplico vostra illustrissima signoria li sia ricomandato et che lo voglia conservare et tenirlo in del numero de soi fedeli et minimi servitori”. Segue da questo che il padre di Taddeo era stato al servizio della duchessa. Cfr. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Wiener Neustadt, 1487.08.25, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295508, 1r-v.↩︎

  3. Mattia I Corvino, re d’Ungheria (1458–1490).↩︎

  4. Beatrice d’Aragona, regina consorte d’Ungheria, moglie di Mattia Corvino (1457–1508), zia di Ippolito d’Este.↩︎

  5. Nell’insieme di documenti che si trovano sotto la segnatura Amm.Princ. 823 dell’Archivio di Stato di Modena si trovano infatti documenti firmati da Taddeo Lardi in Italia, in queste date: 10 ottobre 1496 (Ferrara), 27 novembre 1497 (Certosa di Ferrara), 27 gennaio 1498 (Ferrara). Ringrazio ancora Hajnalka Kuffart per avermi segnalato questi dati.↩︎

  6. H. Kuffart & T. Neumann: ‘“Olyan szép kísérete lesz, mint kevés úrnak Itáliában.” Az esztergomi érseki udvartartás szervezése 1486/87 folyamán’, Történelmi Szemle 2021: 323–382, p. 380; in italiano: A. Morselli: Ippolito I d’Este e il suo primo viaggio in Ungheria [1487], Modena: Società Tipografica Editrice Modenese, 1957; N. C. Tóth: Magyarország késő középkori főpapi archontológiája. Érsekek, püspökök, illetve segédpüspökeik, vikáriusaik és jövedelemkezelőik az 1440-es évektől 1526-ig (A Győri Egyházmegye Levéltári Kiadványai. Források, feldolgozások 17), Győr, 2017: 52–53.↩︎

  7. Le categorie degli ufficiali di corte tra Ferrara ed Esztergom non coincidono nel contenuto, per questo i termini ‘sescalco’ e ‘tesoriere’ sono messi tra virgolette, perché non coincidono con gli uffici di ‘udvarmester’ e ‘kincstartó’. Come descrive G. Guerzoni: Le corti estensi e la devoluzione del 1598, Modena: Archivio Storico Comunale di Modena, 1999.↩︎

  8. V. più ampiamente sul caso H. Huffart: Modenában őrzött esztergomi számadáskönyvek és az esztergomi érsekség udvartartása (tesi di dottorato, relatore: K. Szovák), Budapest, PPKE BTK, 2018: 196-197.↩︎

  9. ASMo, Amministrazione dei Principi nr. 758, 760, 761. Ringrazio per la segnalazione Hajnalka Kuffart.↩︎

  10. P. E. Kovács: ‘Léhűtők Egerben. Mindennapi élet Estei Hippolit egri püspök udvarában’, in: Memoria Rerum – Tanulmányok Bán Péter tiszteletére, Eger, 2008: 157.↩︎

  11. E. Berkovits: ‘La pietra sepolcrale di un umanista ferrarese a Cassovia’, Corvina 4/12, 1941: 164–174; T. Myskovszky: A Renaissance kezdete és fejlődése, különös tekintettel hazánk építészeti műemlékeire, Budapest: Magyar Tudományos Akadémia, 1881: 34–35; B. Wick: Kassa régi síremlékei, Kassa, 1933: 70–72; Á. Mikó: ‘Jagelló-kori reneszánsz sírköveinkről’, Ars Hungarica 14, 1986: 101.↩︎

  12. Le lettere di Ercole Pio di Savoia dall’Ungheria sono state pubblicate con un saggio in ungherese: Gy. Domokos: A jámbor Herkules. Estei Hippolit bíboros egri kormányzója, Ercole Pio beszámolói Magyarországról, 1508–1510, Budapest: Balassi Kiadó, 2019.↩︎

  13. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Wiener Neustadt, 1487.08.25, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295508, 1r.↩︎

  14. Ibid.↩︎

  15. In questo periodo scrivono regolari relazioni dall’Ungheria: Beltrame Costabili, Borso da Correggio, Bartolomeo Bresciani, Ludovico Zangarino, Giovanni Valla, Francesco dalle Balestre, Francesco Bagnacavallo, Tadeo di Lardi, Antonio Sbelzarino, Francesco Palude, Gregorio di Pannonia. Cfr. H. Kuffart & T. Neumann: ‘“Olyan szép kísérete…”’, op.cit.: 333, nota 58.↩︎

  16. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Esztergom, 1487.11.04, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295509, 1r.↩︎

  17. Ibid.↩︎

  18. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Esztergom, 1488.04.04, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295510, 1r.↩︎

  19. Ibid.↩︎

  20. Ibid.↩︎

  21. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Esztergom, 1491.06.23, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295511, 1r.↩︎

  22. Lettera di Taddeo Lardi ad Eleonora d’Aragona, Esztergom, 1491.12.15, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/9, MNL OL DF 295512, 1r↩︎

  23. H. Kuffart: Modenában őrzött…, op.cit.: 29, nota 152.↩︎

  24. Tommaso Amadei de Ferrara, vicario di Esztergom, 1495–1510, cfr. N. C. Tóth: Az esztergomi székes- és társaskáptalanok archontológiája 1100–1543 (Subsidia ad historiam medii aevi Hungariae inquirendam 9), Budapest, 2019: 259.↩︎

  25. Lettera di Taddeo Lardi a Tommaso Fusco, Esztergom, 1498.09.07, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/29, MNL OL DF 295620, 1r.↩︎

  26. Lettera di Taddeo Lardi a Tommaso Fusco, Esztergom, 1499.01.27, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/29, MNL OL DF 295621, 1r.↩︎

  27. Frate di Sancto Paulo: Kesztölci, Mihály dal 1483 fu canonico lettore ad Esztergom e, fino alla scoperta di questa lettera, si sapeva della sua presenza fino al 1496 (N. C. Tóth: Az esztergomi…, op.cit.: 33). Questa lettera è inoltre la prova del fatto che questa persona risulta il vicario dei Paolini a Nosztra, menzionato là ancora nel 1504 (cfr. ibid.: 44; Id.: Az esztergomi székeskáptalan a 15. században III. rész. Az ún. 1397. évi esztergomi székeskáptalani egyházlátogatási jegyzőkönyv (Subsidia ad historiam medii aevi Hungariae inquirendam 13), Budapest, 2021: 249).↩︎

  28. Truzo: Turzó, Zsigmond (figlio di Márton) dal febbraio del 1500 attestato come canonico lettore a Esztergom (N. C. Tóth: Az esztergomi…, op.cit.: 33).↩︎

  29. Da identificarsi con György Ősi amministratore delle entrate arcivescovili di Esztergom negli anni 1498–1506 (N. C. Tóth: Magyarország…, op.cit.: 30; Ulteriori dati su Ősi recentemente: I. Kristóf: ‘Bortizedbérlők a késő középkori egri számadáskönyvekben’, Acta Universitatis de Carolo Eszterházy Nominatae. Sectio Historiae [Tanulmányok Dr. Kozári József és Dr. Kriston Pál tiszteletére], Eger, 2019: 221–236).↩︎

  30. Lettera di Taddeo Lardi a Tommaso Fusco, Buda, 1499.01.27, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/29, MNL OL DF 295621, 1r.↩︎

  31. Lettera di Taddeo Lardi ad Ippolito d’Este, Eger, 1499.07.12, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/29, MNL OL DF 294622, 1r↩︎

  32. Giulio Cesare Cantelmo, vescovo titolare di Nizza 1490–1503, il quale in qualità di ambasciatore ferrarese, tra il 1499 ed il 1503, soggiornò in Ungheria e vi morì nell’anno 1503 (cfr. I. Kristóf: ‘Utazás Itáliába 1501 nyarán. Egy számadáskönyv tanulságai’, in: Akit Clio elbűvölt : In honorem Romsics Ignác, Eger, 2021: 187–209).↩︎

  33. Si tratterà probabilmente della dieta del giorno di San Giorgio, dell’anno 1499, nella città di Pest (DL 20883). Ringrazio Norbert C. Tóth per l’indicazione.↩︎

  34. Lettera di Taddeo Lardi a Tommaso Fusco, Eger, 1499.07.19, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/29, MNL OL DF 294623, 1r.↩︎

  35. carnirolo: tipo di sacca, tasca a foggia di carniere. G. Trenti: Voci di terre estensi. Glossario del volgare d’uso (Ferrara-Modena) da documenti e cronache del tempo. Secoli XIV–XVI, Vignola: Fondazione di Vignola, 2008: 135. Ringrazio Elena Ferrazzi per l’indicazione.↩︎

  36. Lettera di Taddeo Lardi a Tommaso Fusco, Esztergom, 1498.09.07, ASMo Ambasciatori Ungheria b.3/29, MNL OL DF 295620, 1r.↩︎