Verbum – Analecta Neolatina XXIII, 2022/2

ISSN 1588-4309; ©2022 PPKE BTK



“La Maestà del signor Re2 mio è stato continuamente in Buda, et è al presente, et non se intende se non al ordine de mandare a torre la Serenissima Regina3 a Napoli. Già sono venuti in Buda Vescovi et altri cum cavalli assai per andare. Io non posso scrivere il vero numero de cavalli, perché non è ancora determinato, et lo Ambasiatore del Serenissimo Signor Re Ferdinando,4 avegna, ebe el solecita de intenderlo per avisare, non ha più ferma notizia de mi. Se pò conjecturare, saranno cavalli più de 400, e manco de 500. Li Ambassatori sono perfino adesso el Vescovo de Vratislavia,5 el Vescovo de Varadino,6 Pancrazio Capitaneo de Transilvania cosino germano del Re,7 el Conte Gioanne Grofti[!],8 le cose sono in fieri, e tutti hanno avuto dinari per la spesa, excepto el dicto Vescovo de Vratislavia, che li aspecta de giorno in giorno, et cum essi anderano Cortegiani et altri Nobili assai. Credo non tarderano de partirni da Buda ultra 10. a 15. di al più tardo, in questo mezo si averò il numero vero et si altri Ambaxadori se manderano et del tutto sarà avvisata la Vostra Illustrissima Signoria.9 – Ultra le potenzie d’Italia, che sono invitate alle noze et cosi l’Imperatore et tutti Duca, Conti e Baroni de Alemagna e invitato ancora el Duca de Borgogna.10 La Maestà del Signor Re mio, ha fatto il mandato de recevere la dota, che como sa la Illustrissima Signoria Vestra, e de ducati 200 millia, cioè 170 millia in contanti, e trenta millia in zoje, et ultra la dota el Signor, Re mio, gli ha fatto mandato de far donatione alla dicta Serenissima Regina del terzo della dota cioè de 66 milia ducati ultra la dota, benché l’oratore del Serenissimo Signor Re Ferdinando cioè de Archivescovo de Bari11 in Buda havesse commissione de levarse de Buda et andare in Borgogna, como che serisse per altre mie, et fosse venuto l’Angelotto Macedonio Ambaxadore, del dicto Re, nientedimeno el Re mio, non l’à voluto lassar partire, et ha reserito a Napoli et così l’Angelotto ritornerà, credo, indreto insiema cum quelli, chi vanno per la Regina et meritamente e sta retenuto per essere così docto et fatico homo como pochi ne sia. Apresso la Maestà del Signor Re mio e uno Legato apostolico, quale è il governo et ochio diritto suo. Costui è Frate di San Francisco de Observantia, et sono circa anni 25, che l’è in le parte tra dela Alemagna et d’Ungheria.”12

La relazione di Luca Lupo13 è stata scritta direttamente prima della partenza della delegazione ungherese che, nell’estate del 1476, si dirigeva da Buda a Napoli. Nella sua lettera questo personaggio comunica informazioni puntuali sugli oratori ungheresi e sulla dote di Beatrice d’Aragona, riassumendo i dati conosciuti dalle persone dell’ambiente di Mattia I Corvino, re ungherese (1464–1490) e re boemo (1469–1490).14 Nel periodo della stesura della nostra fonte le trattative tra Mattia e Ferrante I d’Aragona, re di Napoli (1458–1494) erano in corso da anni. In seguito al lavoro preparatorio degli ambasciatori, tra i due sovrani si è creata un’alleanza e si è realizzato anche il matrimonio tra la figlia minore di re Ferrante I, la principessa Beatrice e il re ungherese Mattia.15

Sulle trattative in vista delle seconde nozze del sovrano ungherese, svoltesi a Buda ed a Napoli tra il 1474 ed il 1476, il punto di partenza per la ricerca ungherese, come per quella internazionale, lo si individua, fino ad oggi, nella biografia di Beatrice d’Aragona scritta da Albert Berzeviczy16 e nella raccolta di documenti ad essa legata.17 Si è soliti porre l’accento, da parte ungherese, sull’importanza del matrimonio dal punto di vista della storia della civiltà. Con queste nozze ebbe inizio un periodo in cui l’influenza del rinascimento italiano sulla corte reale di Buda si fece sentire in maniera del tutto unica.18 Sulle circostanze della realizzazione del matrimonio dinastico, sul viaggio di Beatrice d’Aragona fino alla corte di Buda,19 sulle celebrazioni del matrimonio e dell’incoronazione a Székesfehérvár,20 ma anche su tutto il resto della vita di Beatrice, disponiamo di informazioni innanzitutto da tre gruppi di fonti: dalla corrispondenza diplomatica coeva (sostanzialmente le relazioni degli ambasciatori di Milano, Ferrara, Mantova e certamente del papa); dalle fonti cronachistiche conosciute ed elaborate da Berzeviczy e, infine, dalle narrazioni dei cronisti attivi presso la corte ungherese. C’è un triste parallellismo tra le sorti infauste del materiale documentario di Buda e di Napoli: i documenti regi della corte ungherese sono stati annientati nel periodo della dinastia dei Jagelloni, in seguito al saccheggio della capitale magiara da parte degli Ottomani, mentre il prezioso materiale dell’archivio regio di Napoli è caduto vittima della barbarica distruzione della Seconda guerra mondiale. Queste deplorevoli circostanze rivalutano particolarmente le ricerche archivistiche svolte a Napoli prima della guerra mondiale e, per la stessa ragione, potranno avere un’importanza straordinaria anche le fonti superstiti di copie o di originali conservate, per varie ragioni, in archivi diversi.

Nell’ambito delle mie ricerche, svoltesi nel recente passato in Spagna, sono riuscito ad identificare diversi documenti, studiando i quali si possono conoscere nuovi particolari sulla storia delle trattative tra il 1474 ed il 1476, volte a preparare il matrimonio tra Mattia e Beatrice. Ho pubblicato queste fonti provenienti da Valencia (ma oggi conservate all’Archivo Histórico Nacional di Madrid) nel numero 2017/3 della rivista di storia ungherese Történelmi Szemle.21 Un altro documento che riunisce diplomi copiati dopo il maggio del 1475 è conservato nella serie Patronato Real dell’Archivo General de Simancas;22 questi sono stati da me elaborati in un’altra pubblicazione (Történelmi Szemle, 2021/4).23 Le due unità di fonti sono fondamentali per ricostruire il quadro completo: i due gruppi di documenti sono di carattere simile e sono anche collegati in diversi punti, per cui vanno studiati nel loro insieme. Vale la pena riassumere le informazioni sui preparativi del matrimonio tenendo in considerazione i due materiali. Il presente articolo ha proprio questo fine: offrire un conciso riassunto delle conclusioni tratte dalle fonti nuovamente scoperte.

Le fonti recentemente scoperte e la loro provenienza

I documenti provengono da diversi archivi della Spagna: una parte delle fonti appartengono al fondo Patronato Real dell’Archivio di Stato di Simancas ([Archivo General de Simancas] = AGS), mentre l’altro gruppo di documenti, che contengono tra gli altri anche la copia del contratto matrimoniale con l’elenco della dote di Beatrice, appartiene al fondo Órdenes Militares, ai cosidetti “Documenti misti di Valencia” (Varios de Valencia) dell’Archivio Storico Nazionale di Madrid ([Archivo Histórico Nacional] = AHN). Per quanto riguarda le fonti riferentisi alla persona di Beatrice che ora si trovano a Madrid, io suppongo che essi dovessero fare parte del suo lascito. Questi documenti furono trasferiti col tempo, probabilmente tramite suo nipote Ferdinando, Duca di Calabria (1488–1550), che dal 1526 divenne viceré di Valencia, prima in questa città e poi, assieme ad altri documenti24 della sua biblioteca, custodita presso il monastero San Miguel de los Reyes,25 divennero proprietà dello Stato alla fine dell’Ottocento. In seguito furono collocati nel fondo degli ordini militari dell’archivio di Madrid. Il chiarimento sulla provenienza delle fonti attualmente è possibile solo entro limiti precisi. Il fatto che i documenti si ritrovino oggi all’Archivo Histórico Nacional nel fondo Órdenes Militares può essere spiegato così: essi sono stati trasferiti dal materiale del Monasterio del Temple di Valencia, che era stato la sede dell’ordine cavalleresco (militare) Montesa (quindi da una collezione valenciana diversa). Possiamo però supporre, con grande probabilità di verità, che il fascio di documenti abbia viaggiato insieme, nel corso dei tempi, per via della connessione di contenuto: dall’Italia (Napoli) è probabilmente giunto alla collezione valenciana del duca di Calabria e, da lì, al luogo dove oggi è custodito.26 Secondo gli archivisti di Madrid il materiale diplomatico è rimasto senza ordine fino a tempi recentissimi. Non è quindi colpa degli studiosi precedenti se non si era a conoscenza delle fonti di Napoli-Simancas, così come di quelle con riferimento ungherese: la ricerca di queste fonti è partita con ritardo e lentamente. Balza comunque all’occhio che, alla data della pubblicazione della monografia di Berzeviczy su Beatrice (1908) – ma nemmeno sei anni dopo, quando vede la luce il volume con le fonti utilizzate – i documenti degli archivi spagnoli non rientravano nella sfera di ricerca degli studiosi ungheresi.27

Eppure i documenti con riferimento ungherese degli archivi di Spagna erano già noti da molto tempo agli storici ungheresi. A Simancas svolse le prime ricerche Ernő Simonyi (1865) e, dopo di lui, Vilmos Fraknói (1868), ma lo studio sistematico con un’attenzione specifica agli hungarica è cominciato più tardi rispetto alle ricerche di Berzeviczy.28 Benché Lipót Óváry avesse redatto già nel 1890 un elenco delle copie di documenti precedenti al 1526, raccolti su incarico della Commissione Storica dell’Accademia delle Scienze dell’Ungheria, in questa lista non figura nessun documento con riferimento ungherese, precedente al 1514, fatto copiare a Simancas.29 L’archivio cancelleresco della dinastia aragonese si trova presso l’archivio della Corona d’Aragona di Barcellona, e qui la ricerca dal punto di vista ungherese era cominciata all’inizio del 20. secolo da parte di Lajos Thallóczy, pubblicando la corrispondenza tra il governatore dell’Ungheria János Hunyadi e re Alfonso V, relativa agli anni 1447–1448. In questo volume sono stati raccolti i documenti relativi alla famiglia Frangepán (1910).30 Lajos Thallóczy fu il primo anche a informarsi sui documenti con riferimento ungherese dell’Archivio Storico Nazionale di Madrid e della Biblioteca Nazionale di Madrid, ma lo fece solo ormai pochi anni prima della sua morte, nel 1912.

L’importanza dei documenti dell’archivio di Simancas venne ribadita da Fraknói già nel 19. secolo. Durante i suoi brevi viaggi di studio lui si concentrò sul materiale documentario del periodo di Péter Pázmány (prima metà del Seicento) e non sulla serie del Patronato Real. Eppure in questo ultimo fondo, con segnature attigue, si trovano i due documenti relativi a Beatrice d’Aragona: il documento notarile contenente le fonti degli anni 1474–1475,31 e una trascrizione del 1516 del testamento, originalmente redatto nel 1508, della regina vedova ritornata a Napoli.32

Il fondo Patronato Real dell’archivio di Simancas risulta una raccolta di documenti di primario interesse, legati a personaggi rilevanti, membri di case regnanti (innanzitutto bolle e brevi papali, testamenti di sovrani e contratti di matrimonio), costituita nel periodo della creazione stessa dell’archivio di Simancas, alla metà del Cinquecento.33 La provenienza dei documenti conservati in questo fondo dell’archivio è quindi difficile o addirittura impossibile da stabilire.34

I documenti rendono possibile puntualizzare i particolari delle ambascerie tra Buda e Napoli nel periodo tra il maggio del 1474 e il settembre del 1476. I documenti relativi al matrimonio sono delle copie e contengono diverse fonti: la delega degli ambasciatori di Mattia, i giuramenti degli ambasciatori e le clausole che rendono possibile la ricostruzione dell’iter che ha condotto all’accordo matrimoniale, integrando i dati forniti da Albert Berzeviczy nella sua opera fondamentale.

Per ricostruire l’andamento delle trattative dobbiamo studiare “incrociando” le informazioni dei due gruppi di documenti (cioè quelli precedentemente individuati a Madrid e già pubblicati e quelli recentemente ritrovati e finora rimasti sconosciuti). Il documento notarile custodito a Simancas rispecchia lo stato delle trattative all’inizio di settembre del 1474 (includendo, però, anche la copia di tre altri documenti compresi tra febbraio e maggio del 1475),35 corrisponde cioè ad una situazione che precede di due anni la versione finale, confermata da ambedue le parti. D’altro canto il materiale documentario ritrovato a Madrid, originario di Valencia, comprende il contratto matrimoniale accettato da Mattia nel dicembre del 1476 e precedentemente accettato, nel settembre dello stesso anno, anche da parte di re Ferrante. Questa copia del contratto deve essere stata preparata evidentemente dopo il controllo e la presa in consegna della dote di Beatrice, avvenuta a Napoli nel settembre del 1476, siccome comprende anche il documento di conferma datato da Buda 19 dicembre 1476.36 In ambedue i gruppi di documenti troviamo parti che si riferiscono all’alleanza e quelle posteriori, riferentisi al contratto di matrimonio. Nella seguente tabella ho riassunto i dati principali:

Dati principali dei documenti di Spagna sulle ambascerie di Mattia e Ferrante, nonché sui preparativi e sulla stipulazione del matrimonio.

Data del documento Breve regesto Segnatura
1. Buda, 1474.05.18 Lettera credenziale di Mattia ai suoi ambasciatori inviati a Napoli, Miklós Alsólindvai Bánfi e Francesco Fontana per la stipulazione del contratto d’alleanza. Madrid, AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–1. Nr. 8. (Edizione: TSz 2017/3. 495–501. 1a.)
2. Buda, 1474.05.18 Lettera credenziale di Mattia a Miklós Alsólindvai Bánfi e Francesco Fontana per la stipulazione del contratto di matrimonio. Simancas, AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. (Edizione: TSz 2021/4. 620. 1.)
3. Napoli, Castel Nuo­vo, 1474.09.03 Contratto di alleanza stipulato dagli ambasciatori di Mattia con Ferdinando (Ferrante) I, re di Napoli e di Sicilia il 3 settembre 1474; diploma notarile relativo. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–1. Nr. 8 (Edizione: TSz 2017/3. 497–501. 1b.)
4.

Napoli, Castel Nuo­vo, 1474.09.03

(e 09.11)

Diploma notarile relativo al contratto di matrimonio (e il fidanzamento) tra Beatrice d’Aragona e Mattia I. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. (Edizione: TSz 2021/4. 621–627. 2.)
5. Breslavia, 1475.02.16 Mattia I conferma il contratto di matrimonio. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. Fol. 5v–6v. [Copia.] (Edizione: TSz 2021/4. 627–628. 3.)
6. Ratibor, 1475.03.08 Lettera credenziale per gli ambasciatori inviati da Mattia a Napoli al fine di contrarre il matrimonio. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–1. Nr. 9. (Edizione: TSz 2017/3. 501–502. 2.)
7. Brünn (Brno), 1475.04.01 Lettera credenziale di Mattia a Francesco Fontana in cui quest’ultimo viene incaricato delle trattative sulla dote. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. (Edizione: TSz 2021/4. 628–629. 4.)
8. Napoli, Castel Nuovo, 1475.05.29 (05.24?) Diploma di Ferdinando (Ferrante) I, re di Napoli sulla dote di Beatrice d’Aragona. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. Fol. 6v–8r. [Copia.] (Edizione: TSz 2021/4. 629–630. 5.)
9. Buda, 1476.06.05 Mattia, re d’Ungheria e di Boemia incarica il vescovo di Breslavia, Rudolf von Rüdesheim, il vescovo eletto di Várad, János Filipec, il voivoda della Transilvania János Dengelegi Pongrác e il conte János Szentgyörgyi, di agire in qualità di suoi ambasciatori in merito alla dote della principessa Beatrice di Napoli. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–2. Nr. 6. (Edizione: TSz 2017/3. 503–504. 3a.)
10. Napoli, Castel Nuovo, 1476.09.16 Gli ambasciatori di Mattia prendono in consegna davanti al notaio la dote della principessa Beatrice, assieme all’inventario dei gioielli e beni mobili della principessa. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–2. Nr. 6. (Edizione: TSz 2017/3. 504–517. 3b.)
11. Buda, 1476.12.19 Mattia conferma il documento notarile sulla dote di Beatrice, datata 16 settembre 1476. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–2. Nr. 6. (Edizione: TSz 2017/3. 517–518. 3c.)
12. Posonio, 1482.08.08 Re Mattia concede a sua moglie, regina Beatrice, di raccogliere le tasse regie sui possedimenti attuali e futuri per i propri fini. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–2. Nr. 14. (Kiad. TSz 2017/3. 519. 4. sz.)
13. Andria, 1499.03.25 Federico IV, re di Napoli (1496–1501) dona alla sorella Beatrice d’Aragona la città di Salerno col castello e con il territorio ad essa appartenente. AHN Órdenes Militares. Carpeta 1007–1. Nr. 1. (Edizione: TSz 2017/3. 520–523. 5.)

(TSz 2017/3 = T. Martí: ‘Oklevelek Aragóniai Beatrix hagyatékából. Magyar vonatkozású források a spanyol katonai lovagrendek iratanyagában’, Történelmi Szemle 59, 2017: 491–523. TSz 2021/4 = T. Martí: ‘Aragóniai Beatrix hozománya: Újabb források Mátyás nápolyi kapcsolatainak történetéhez (1474–1476)’, Történelmi Szemle 63, 2021: 605-630.)

I diplomatici di Mattia e di Ferrante d’Aragona inviati gli uni nella corte dell’altro, alla luce delle fonti recentemente scoperte (1474–1476)

Le carriere dei diplomatici che Mattia e Ferrante avevano inviato l’uno nelle corti dell’altro sono state riassunte recentemente, dopo gli studi fondamentali di Fraknói, da Tamás Fedeles, concentrandosi sulle ambascerie presso la Santa Sede.37 Albert Berzeviczy ha descritto i vari progetti di matrimonio, sorti dalle varie corti sovrane, relativamente a Mattia, a partire dalla morte della prima moglie, Caterina Poděbrady, avvenuta il 23 febbraio 1464,38 abbozzando anche i passi diplomatici compiuti da Mattia, con speciale riguardo all’evoluzione delle relazioni con Napoli. Le fonti recentemente scoperte non fanno che alludere alle trattative precedenti, risalenti a diversi anni addietro. Prima della primavera del 1474 per diversi anni non ci si era occupati del progetto di matrimonio.39 Il motivo, secondo la lettera credenziale rilasciata al conte di Posonio Miklós Bánfi40 e al dottore Francesco Fontana41 sul contratto di matrimonio (Buda, 1474.05.18),42 è da ricercare nell’occupazione bellica di Mattia.43 Alle trattative precedenti (interrotte) avevano preso parte, oltre a György Handó44 e Miklós Bánfi, anche Albert Vetési, vescovo di Veszprém45 e János Laki Túz, bano della Dalmazia, Croazia e Slavonia.46 Si può considerare come il risultato dei loro viaggi il fatto che, dopo un’interruzione di alcuni anni, le parti sono potute ritornare alle trattative di matrimonio, portando avanti i colloqui precedenti.

Durante le trattative, che abbracciarono quasi dieci anni, sorsero nomi di diverse persone candidate (tra cui anche quello dell’altra figlia di re Ferrante, Eleonora (1450–1493),47 però i progetti di un possibile matrimonio si dimostrarono vani in tutti i casi. Fraknói, e poi, partendo dalle sue supposizioni anche Berzeviczy, hanno considerato quanto segue: “Vi è motivo di supporre che i negoziati fossero ripresi fino dal settembre 1468 in occasione dell’arrivo dell’ambasciatore di Ferrante alla corte di Mattia e che continuassero durante la primavera del 1469, quando il re di Ungheria inviò a Napoli Giorgio Handó, priore di Pécs, e Nicola Bánfi di Lindva, gran siniscalco e conte di Pozsony (Posonio)” quando anche il Consiglio di Venezia era a conoscenza di un certo accordo tra Mattia e il re di Napoli.48

Sebbene una delle biografie di Handó menzioni le sue trattative napoletane sul matrimonio del re,49 in verità se queste trattative si fossero svolte davvero, le loro date sarebbero incerte, siccome (come vedremo più avanti) nella primavera del 1474 e più tardi Handó non faceva più parte della delegazione inviata a Napoli e, recentemente, sono sorti dei dubbi perfino sul presunto viaggio del 1469.50

Il biografo ungherese di Beatrice d’Aragona attribuisce, nel rafforzamento delle relazioni tra Ungheria e Napoli e nella realizzazione del progetto di matrimonio, un ruolo eminente al vescovo di Ferrara e legato pontificio Lorenzo Roverella,51 il quale nel 1469 si era recato, tra l’altro, alla corte di Mattia per rappacificare il re con l’imperatore e per prendere dei provvedimenti contro gli utraquisti.52 Nella preparazione del progetto di matrimonio possono aver avuto un loro ruolo anche due altri personaggi: da parte napoletana l’arcivescovo di Bari, Antonio d’Ayello [di Taranto], il quale aveva accompagnato Mattia alla sua campagna in Slesia53 e, quindi, poteva informare senz’alcun dubbio il sovrano di Napoli e la sua corte sulla persona di Mattia e sulle condizioni della corte ungherese; inoltre Ugoletto Facino54 che, in qualità di ambasciatore ferrarese, si trovava a Napoli nel 1473.55

L’ambasceria, avente lo scopo diretto di preparare il contratto di matrimonio, secondo la lettera credenziale di Mattia datata 18 maggio 1474,56 ebbe luogo nella primavera dello stesso anno. I suoi ambasciatori, il conte di Posonio Miklós Bánfi e il dottore Francesco Fontana, avevano come compitodi realizzare da una parte un contratto di alleanza con re Ferrante di Napoli, dall’altra di stipulare il vero e proprio contratto di matrimonio. Nel materiale dei documenti di Simancas si trova la lettera credenziale, datata lo stesso giorno, in cui Mattia incarica gli stessi ambasciatori, Bánfi e Fontana, a stipulare anche quest’ultimo contratto.57 In ambedue i casi le lettere credenziali figurano trascritte nei contratti scritti il 3 settembre. Vedendo i due documenti risulta chiaro che i due contratti erano considerati due cause separate e, proprio per questo motivo, vennero preparate due lettere credenziali.58

Péter E. Kovács ha già avanzato l’ipotesi che, contemporaneamente alla contrazione del matrimonio, fosse avvenuta anche la stipulazione di un accordo di alleanza,59 eppure il contenuto preciso dei due contratti si può conoscere esclusivamente dalle fonti recentemente scoperte in Spagna. L’alleanza confermata comprendeva un impegno vicendevole a difendersi e, inoltre, un accordo nel caso in cui una delle parti avesse iniziato una guerra (in questo caso l’aiuto da parte dell’altra parte era legato a certe condizioni ed ulteriori accordi). In merito alla difesa dai Turchi, ambedue le parti si impegnarono a prepararsi ad una campagna, assieme al papa e alle altre potenze dell’Italia, nell’ambito della quale si sarebbe dovuta raccogliere la somma più alta possibile per il pagamento dei soldati. In tal modo sarebbero stati pronti ad affrontare i Turchi con l’esercito più grande possibile. Gli ambasciatori avevano promesso che Mattia avrebbe confermato il contratto di alleanza entro sei mesi e che, tale documento di ratifica, sarebbe stato mandato a re Ferrante in forma pubblica e confermata.60

Questo documento stabiliva l’alleanza che re Mattia (ma già i suoi predecessori, specialmente il padre, János Hunyadi) aveva stretto, riferendosi in particolare ai legami di amicizia verso la Sicilia, stabilendo che questo legame era in vigore anche con il re attuale, Ferrante: “al fine di poter meglio difendere la Respublica Christiana, intende non solo conservare l’amicizia tra gli antichi re, ma stringerla ancora più forte.” Il contratto fu stipulato a Napoli e venne ratificato da re Ferrante il 3 settembre 1474.61 Nella stessa data è stato stilato anche il documento contenente il contratto di matrimonio. Siccome il 3 settembre la stipulazione del contratto avvenne davanti a testimoni, il documento doveva essere scritto in quel medesimo luogo. L’11 settembre, sempre davanti a testimoni, venne recitato il testo formale necessario, da una parte dagli ambasciatori dello sposo e dall’altra da parte di Beatrice, ma non ne venne redatto un documento a parte, questo fu scritto sul contratto.62 Il contratto di matrimonio, in questo modo, entrò in vigore secondo la concezione del documento notarile di Napoli, per cui l’accordo sul matrimonio e, ai sensi del documento, lo stesso matrimonio, venne messo in atto: ecco perché nella titolazione di Beatrice si adopera ormai il titolo di regina d’Ungheria.63

La stipulazione del contratto (dei contratti) risultò una notizia importante che giunse, attraverso vari canali, all’importante alleato di Napoli, la corte sforzesca di Milano. Il sovrano napoletano annunciò in una lettera al duca Gian Galeazzo Sforza (1444–1476) il contratto matrimoniale già il giorno seguente, il 4 settembre 1474.64 Sul viaggio napoletano degli ambasciatori ungheresi e sulla stipulazione del contratto matrimoniale stese una relazione anche Francesco Maletta, ambasciatore del duca di Milano a Napoli,65 menzionando e nominando il conte di Posonio Miklós Bánfi e il dottor Francesco Fontana. L’informazione preziosa che si può ricavare da questa fonte è che si giunse ad un accordo sul valore della dote di Beatrice già in questa data (il valore della dote, corrispondente a 200.000 ducati, viene infatti menzionato nella lettera). Siamo informati, sempre grazie alla lettera di Maletta, che re Ferrante conferì ad uno degli ambasciatori del sovrano ungherese, Miklós Bánfi, l’Ordine dell’Ermellino da lui fondato, che il re di Napoli intendeva inviare a Mattia.66 La notizia sui negoziati del matrimonio tra Beatrice e Mattia non rimase senza eco: il duca di Milano, nella sua risposta scritta al suo ambascitore, espresse la sua gioia.67

Secondo la disposizione del documento napoletano Mattia doveva ratificare il contratto entro dieci mesi. I tempi furono rispettati, come risulta dal documento inserito nella copia del contratto di matrimonio, recentemente scoperta a Madrid: Mattia confermò il contratto di matrimonio con il suo diploma, rilasciato a Buda il 5 giugno 1476.68

Il progetto delle nozze fu messo per iscritto già nel settembre del 1474, nel contratto matrimoniale e, probabilmente, era già stato raggiunto in precedenza un accordo a voce. A questo accordo preliminare fa allusione anche Albert Berzeviczy, in base alle relazioni degli ambasciatori ferraresi e veneziani datati maggio e giugno del 1474, le quali descrivono il matrimonio “per verba de futuro”.69 Berzeviczy (pur non conoscendo i contratti di matrimonio del 3 e dell’11 settembre del 1474, ma basandosi sui lavori di László Szalay e di Vilmos Fraknói) fa riferimento alla lettera di re Ferrante del 5 settembre,70 in cui il sovrano di Napoli “informò Mattia che, accettando la sua richiesta, gli concedeva la mano della figlia”.71

Dopo che gli ambasciatori, Miklós Bánfi e Francesco Fontana, nel settembre o forse nei primi giorni di ottobre del 1474, ritornarono a Napoli, Mattia organizzò una festività nella città assediata di Breslavia, annunciando l’accordo di matrimonio.72 “All’inizio del seguente anno, nel 1475, la domenica dopo la Purificazione, Mattia ricevette a Breslavia gli ambasciatori del re di Napoli e della Repubblica veneta, i quali, guidati dall’arcivescovo di Bari, gli rimisero da parte della fidanzata ricchi doni, fra cui degli abiti ornati in modo principesco, e indossati dal re per la prima volta nella chiesa di Santa Elisabetta. Egli poi organizzò in onore degli ospiti grandi feste accompagnate da corse e caccie.”73 Gli eventi di Breslavia sono descritti anche da altre fonti.74 Quasi contemporaneamente a questi eventi, all’inizio del 1475, si verificò il viaggio di re Ferrante a Roma; “Ferrante si recò a Roma per presentare il suo ossequio al papa in occasione dell’anno giubilare, che allora avveniva ogni venticinque anni; in tale occasione, tra cortesie e doni, discusse col pontefice sulla presa di posizione contro l’alleanza di Milano e Venezia e sulla guerra antiturca.”75 Il re di Napoli, ormai alleato di Mattia a Roma, cercò di ottenere un sostegno materiale per la guerra contro gli Ottomani. Al centro delle sue trattative, secondo la releazione dell’ambasciatore milanese Francesco Maletta, c’era soprattutto il sostegno da procurare a Mattia.76

Il documento seguente nella cronologia del fondo di Simancas è il già menzionato diploma, rilasciato a Breslavia da parte di Mattia il 16 febbraio 1475.77 Ne siamo a conoscenza grazie al documento notarile di Napoli in cui venne inserito il diploma del sovrano ungherese, in cui Mattia aveva confermato il contratto matrimoniale.78 Secondo le disposizioni del diploma il contratto, stipulato tramite gli ambasciatori, venne ratificato da Mattia stesso. In questo documento non si parlava ancora della dote, i negoziati ulteriori erano incentrati a raggiungere un accordo proprio su questo punto.

Un mese dopo questa data Mattia emanò la lettera credenziale ai suoi ambasciatori: ai due che in quel momento svolgevano delle trattative a Roma,79 il vescovo di Veszprém, Albert Vetési e il bano della Schiavonia, János Laki Túz, nonché a Francesco Fontana, che sostava presso la sorte ungherese (Ratibor, 8 marzo 1475). In questo documento gli ambasciatori ricevono l’incarico di stipulare (in realtà di preparare) il contratto matrimoniale.80 Nel documento viene menzionato il fatto che la lettera sui doni nuziali e sul contratto, consegnatagli precedentemente da Miklós Bánfi e Francesco Fontana, fu ratificata da Mattia con il suo sigillo pendente d’oro. La copia originale di questo documento si trova tra le fonti di Valencia.81 La bibliografia specifica precedente ipotizzava, fino a questo momento, che la missione degli ambasciatori a Napoli nel giugno del 1475 aveva come scopo quello di trovare l’accordo sulla dote,82 eppure ciò avvenne molto prima. Come accennato in precedenza, già in occasione della stipulazione del contratto, nel settembre del 1474, si era parlato della grandezza della dote, come scrisse Francesco Maletta nella sua relazione inviata a Milano. La stessa persona un mese più tardi, il 17 ottobre 1474, comunicò informazioni ulteriori al duca di Milano circa il negoziato intorno alla dote di Beatrice.83 Precedentemente non se ne conoscevano i particolari da altre fonti. Secondo l’ambasciatore milanese Mattia, tramite il vescovo di Ferrara, avrebbe chiesto a re Ferrante di offrire una dote di 200.000 ducati d’oro. Se possiamo dare credito a Maletta, l’accordo sulla somma fu reso difficile perché il sovrano napoletano pensava di calcolare la dote in “ducati aragonesi di carlini”,84 che in realtà equivalevano,85 per come intendeva Mattia, a soli 175.000 ducati. Da tale somma, come osserva Maletta, anche le spese del trasferimento dovevano essere detratte. È possibile che sia stata questa la base del calcolo più tardivo nell’accordo finalizzato a Napoli nel maggio del 1475, secondo cui la dote di Beatrice consisteva di 170.000 ducati in contanti e di beni mobili per un valore di 30.000 ducati. Una curiosità della relazione di Maletta del 17 ottobre 1474 consiste nel fatto che, in merito al vescovo di Ferrara, accenna al fatto che sia lui “l’autore della pratica”. Conoscendo gli antefatti possiamo essere sicuri che si tratta del vescovo di Ferrara Lorenzo Roverella che, in qualità di legato pontificio, svolse delle trattative con Mattia a Brünn nel marzo del 1469. Sappiamo però dalla sua biografia che egli morì nell’estate del 1474 (il 23 luglio 1474),86 per cui non era più in vita al momento della stipulazione del contratto a Napoli, avvenuta nel settembre di 1474. Dopo la morte del diplomatico furono gli ambasciatori Miklós Bánfi e Francesco Fontana a portare avanti il negoziato ed i particolari dell’accordo effettivo che, poi, sarebbero stati inseriti nel contratto matrimoniale. L’accordo fu raggiunto al più tardi nel maggio del 1475.

Ciò lo si può dedurre da un’altra fonte legata all’accordo sulla dote, che si trova in copia nel fondo di Simancas: si tratta del documento87 redatto a Castel Nuovo di Napoli il 29 maggio 1475,88 in cui il sovrano napoletano confermò che si era giunti ad un accordo con Miklós Bánfi e Francesco Fontana sul contratto matrimoniale e, come parte di questo, sulla dote. In merito a quest’ultima re Ferrante dichiarò che tra Fontana e il re, ai sensi della lettera credenziale separata che riguardava lui, si è raggiunto un accordo sulla grandezza e la composizione della dote: 170 mila ducati in contanti e gioielli per un valore di 30 mila ducati. Questo dato contenuto nel documento qui indicato è la prima menzione sul valore della dote di Beatrice.89

Inserita in questo documento troviamo anche un’altra lettera credenziale di Mattia.90 In questa lettera, rilasciata a Brünn il 1 aprile 1475, il re ungherese incaricò il solo Francesco Fontana di svolgere le trattative e l’accordo espressamente sulla dote (in questo documento non figurava il nome di Miklós Bánfi). Nel documento il sovrano di Napoli faceva riferimento agli antefatti al contratto matrimoniale (che il re non ratificava ma menzionava soltanto) e citava un punto specifico del contratto che riguardava la dote.91 Tale punto specificava che sulla dote (e sui doni da dare in occasione delle nozze, probabilmente da parte di Mattia a Beatrice, così come sulla data del conferimento di Beatrice) era necessario stipulare un accordo a parte, per cui Ferrante avrebbe mandato degli ambasciatori a Mattia. Ciò avvenne per qualche ragione nel modo opposto, nonostante il contratto fu di nuovo Mattia ad inviare degli ambasciatori (nel giugno del 1475), ma non si capisce il motivo. Sempre tra gli antefatti nel documento viene citato l’incarico di Fontana per trattare sulla dote e il suo arrivo (Et noviter…),92 in seguito si legge la parte definitoria che parla del contenuto dell’accordo sulla dote (Idcirco…).93 Gli ambasciatori di Mattia tornarono nel territorio del Regno d’Ungheria all’inizio di settembre del 1475, lo si può dedurre dalla lettera del doge veneziano al suo ambasciatore in Ungheria (1 settembre 1475).94

Il pezzo successivo dei documenti di Spagna è ormai la versione definitiva del contratto matrimoniale, confermata da ambedue le parti, cioè il documento notarile confermato da Mattia a Buda il 19 dicembre 1476.95 Questo documento contiene in verità tre fonti, copiate in esso: (1) la lettera credenziale che Mattia diede al vescovo di Breslavia, Rudolf von Rüdesheim, al vescovo di Várad, János Filipec, al voivoda della Transilvania, János Dengelegi Pongrác e al conte János Szentgyörgyi (Buda, 5 giugno 1476), in cui gli ambasciatori ottennero l’incarico di prendere effettivamente in consegna (ad acceptandum et recipiendum) la dote e tutto quello che Beatrice intende eventualmente portare con sé oltre il contratto. Si faceva inoltre giuramento di restituire il tutto nel caso di risoluzione del matrimonio (in casu soluti matrimonii); (2) gli ambasciatori, il conte di Posonio Miklós Bánfi e Francesco Fontana, davanti ai notai prendono in consegna la dote della principessa Beatrice – questo documento (Napoli, Castel Nuovo, 16 settembre 1476) contiene l’elenco della parte della dote di Beatrice consistente in beni mobili, in tutto 142 unità. Il tutto è poi contenuto nel (3) documento di conferma rilasciato da Mattia.

Conclusione

In base alle fonti già precedentemente note e a quelle recentemente scoperte in archivi spagnoli, confrontandole con la bibliografia specifica, ci viene permesso di trarre le seguenti conclusioni.

Albert Berzeviczy non aveva conosciuto le fonti custodite in Spagna, nell’introduzione alla raccolta di documenti relativi alla vita di Beatrice d’Aragona, pubblicata nel 1914, non figura nessun archivio spagnolo.

Dal materiale documentario spagnolo si chiarisce che gli ambasciatori di Mattia furono incaricati separatamente della stipulazione del contratto di alleanza e della stipulazione del contratto di matrimonio (Buda, 18 maggio 1474, in due documenti separati, ma datati nello stesso giorno). Miklós Bánfi e Francesco Fontana svolsero delle trattative a Napoli e in seguito nella stessa data, il 3 settembre 1474, furono stesi a Napoli i due contratti nelle due cause.

All’ambasceria della primavera del 1474 sicuramente non prese parte il prevosto di Pécs, György Handó, come neanche alle ambascerie successive a questa data. Sulla sua supposta partecipazione all’ambasciata del 1469, ipotizzata anche da Vilmos Fraknói e Albert Berzeviczy, non siamo in grado di prendere una posizione, essendo le nostre fonti riferite ad un periodo molto più tardo.

In merito all’andamento dell’accordo sulla dote ricaviamo, come nuovo risultato, il dato che gli ambasciatori di Mattia inviati a Napoli e re Ferrante trovarono un accordo già nell’autunno del 1473, in occasione della stipulazione del contratto, anche se il documento definitivo venne stilato poi solo nel maggio del 1475. Sulla dote il negoziato venne condotto dal dottor Francesco Fontana. Sono fonti nuove relative a questo processo la lettera credenziale del 1 aprile 1475 (in cui Mattia incarica solo Fontana della stipula dell’accordo sulla dote), come anche i documenti rilasciati da re Ferrante nei giorni 24 e 29 maggio 1475, in cui questa lettera credenziale venne ricopiata.

Siamo venuti a conoscenza del testo definitivo del contratto di matrimonio, confermato da ambedue le parti, grazie al materiale documentario custodito a Madrid, con l’elenco particolareggiato della dote di Beatrice.

Albert Berzeviczy, nella sua biografia su Beatrice d’Aragona, menziona in diversi luoghi, senza far riferimento ad una segnatura, un “documento sulla presa in consegna della dote”. Parlando delle trattative dell’estate del 1475 a Napoli scrive che, sul risultato del negoziato degli ambasciatori di Mattia, “veniamo informati un anno più tardi” – ma questa fonte non venne pubblicata nella raccolta di documenti e, in realtà, non viene reso noto da nessuna pubblicazione precedente o coeva. Vale la pena tener presente il fatto che, da una parte, Berzeviczy conosceva più fonti rispetto a quelle che aveva pubblicato nella raccolta, d’altra parte aveva potuto tuttavia vedere a Napoli delle fonti che più tardi, nel corso della guerra, erano andate distrutte: lo dimostra, per esempio, la lettera di donazione di Salerno del 1499 che faceva parte del fondo di Valencia ed è stata ritrovata a Madrid. Berzeviczy aveva visto ancora una copia di questo documento custodita a Napoli, siccome vi fece riferimento nella sua opera.96

Il testo definitivo del contratto di matrimonio, confermato da ambedue le parti, l’elenco particoleraggiato della dote di Beatrice, il fatto e la data dell’ambasceria del giugno del 1476 a Napoli, così come la conferma del contratto da parte di Mattia il 19 dicembre 1476 a Buda, sono diventati noti grazie alle fonti scoperte a Madrid.97

Traduzione di György Domokos


  1. Questo saggio è stato scritto con il sostegno della Borsa di Studio di Ricerca János Bolyai. Per questo studio ho ricevuto preziose fonti dell’Archivio di Stato di Milano (Fondo Sforzesco, Potenze Estere, Napoli), fornite dal Prof. Francesco Storti (docente dell’Università di Napoli Federico II, Dipartimento di Studi Umanistici) che vorrei ringraziare molto per il suo aiuto nel quadro della cooperazione internazionale. Per la definizione della forma definitiva del manoscritto e il controllo del testo mi hanno fornito preziosi suggerimenti György Domokos, Hajnalka Kuffart, Bálint Lakatos, Tibor Neumann e Ágnes Szabó.↩︎

  2. Mattia I Corvino re d’Ungheria (1458–1490).↩︎

  3. Beatrice d’Aragona (1457–1508), regina d’Ungheria.↩︎

  4. Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli (1458–1494)↩︎

  5. Rudolf von Rüdesheim, vescovo di Breslavia (lat. Vratislavia, ted. Breslau, pol. Wrocław, ung. Boroszló, Polonia), (1468–1482).↩︎

  6. János Filipec, vescovo eletto di Várad (Oradea, Romania), 1476–1490.↩︎

  7. Pongrác Dengelegi, voivoda della Transilvania.↩︎

  8. Conte János Szentgyörgyi.↩︎

  9. Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano (1466–1476).↩︎

  10. Carlo il Temerario, duca di Borgogna (1467–1477).↩︎

  11. Antonio d’Ayello [di Taranto], arcivescovo di Bari. Cfr.: G. Musca: ’Antonio Aielloʼ, in: Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 1, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1960: 517–518.↩︎

  12. 1476. Relazione di Luca Lupo da Buda al duca di Milano, sugli eventi polacchi e turchi, sui doni di fidanzamento per Beatrice e sui preparativi per le celebrazioni delle nozze, Buda, 19 maggio 1476. I. Nagy & A. Nyáry (a cura di): Magyar diplomácziai emlékek Mátyás király korából [Memorie diplomatiche ungheresi dall’epoca del re Mattia Corvino], Vol. II, Budapest, 1877: 309–310; A. Berzeviczy: Beatrix királyné 1457–1508. Történelmi élet- és korrajz [Regina Beatrice 1457–1508. (Biografia e quadro storici)], Budapest, 1908: 129 (Magyar Történeti Életrajzok [Biografie storiche ungheresi]); A. Berzeviczy: Beatrice d’Aragona, a cura di R. Mosca, Milano, 1931: 83.↩︎

  13. Luca Lupo, latinizzato nella forma Lucas Lupus, “serenissimi regis Hungariae consiliarius”. Cfr. P. Haraszti Szabó & B. Kelényi: Magyarországi diákok francia, itáliai, angol és német egyetemeken a középkorban 1100–1526 [Studenti d’Ungheria alle università francesi, italiane, inglesi e tedesche nel Medioevo 1100–1526], Budapest, 2019: 337. nr. (p. 1066).↩︎

  14. R. Horváth: Itineraria regis Matthiae Corvini et reginae Beatricis de Aragonia (1458–[1476]–1490), Budapest, 2011: 104 (História Könyvtár. Kronológiák, adattárak 12).↩︎

  15. P. E. Kovács: ‘Magyarország és Nápoly politikai kapcsolatai a Mátyás-korban’ [‘Rapporti diplomatici tra Ungheria e Napoli nell’epoca di Mattia Corvino’], in: P. Fodor, G. Pálffy & I. Gy. Tóth (a cura di): Tanulmányok Szakály Ferenc emlékére [Studi in ricordanza di Ferenc Szakály], Budapest: MTA TKI, 2002: 231–240; P. E. Kovács: ‘Hunyadi Mátyás és Aragóniai Beatrix: Maties Hunyadi i Beatriu d’Aragó’, in: Cs. Tóth & R. Sarobe (a cura di): Princesses from afar: Hungary and Catalonia in the Middle Ages, Budapest, 2009: 421–429; P. E. Kovács: ‘Mattia Corvino e Beatrice d’Aragona: un incontro storico’, in: É. Vígh (a cura di): Annuario dell’Accademia d’Ungheria in Roma (2007–2009): Mitografia del potere principesco fra l’Italia e l’Europa Centrale nei secoli XV–XVII, Roma, Aracne: 2009, 287–294; O. Réthelyi: ‘King Matthias in the Marriage Market’, in: P. Farbaky et al. (cura di): Matthias Corvinus, the King. Tradition and Renewal in the Hungarian Royal Court 1458–1490, exhibition catalogue, Budapest, 2008: 247–250; Á. Mikó: ‘Queen Beatrice of Aragon’, in: Matthias Corvinus, the King, op. cit.: 251–253; R. Horváth: ‘A “mérges” Beatrix. Egy oklevél-formuláról s általa a királyné hatalmi helyzetéről a Mátyás-korban’ [‘Beatrice “velenosa”. Su una formula diplomatica e mediante ciò sullo stato politico della regina nell’epoca di Mattia Corvino’], in: K. Szovák & A. Zsoldos (a cura di): Királynék a középkori Magyarországon és Európában. [Regine nell’Ungheria e nell’Europa medievali], Székesfehérvár, 2019: 133–171 (Közlemények Székesfehérvár történetéből).↩︎

  16. A. Berzeviczy: Beatrix királyné, op.cit. La biografia è stata pubblicata anche in lingua spagnola, italiana e in due versioni francesi: Beatriz de Aragón, reina de Hungría. Madrid, [1912]; A. Berzeviczy: Beatrice d’Aragona, a cura di R. Mosca, Milano, 1931; A. Berzeviczy: Béatrice d’Aragon, Reine de Hongrie [s. l., s. d.], e A. Berzeviczy (1911–1912): Béatrice d’Aragon, Reine de Hongrie (1457–1508), I–II, Paris (Bibliotheque Hongroise 3–4). In seguito faremo riferimento all’edizione originale del 1908, in lingua ungherese dell’opera di Berzeviczy.↩︎

  17. A. Berzeviczy (a cura di): Aragoniai Beatrix magyar királyné életére vonatkozó okiratok. [Documenti relativi alla vita di Beatrice d’Aragona, regina ungherese], Budapest, 1914 (Magyar Történelmi Emlékek. Okmánytárak. 34).↩︎

  18. Gy. Domokos: ‘Codici e libri a stampa nel regno di Mattia Corvino’, Studia Historica Adriatica ac Danubiana 1–2, 2008: 37–44; K. Pajorin: ‘La rinascita del simposio antico e la corte di Mattia Corvino’, in: Sante Graciotti & Cesare Vasoli (a cura di): Italia e Ungheria all’epoca dell’umanesimo corviniano, Firenze, 1994: 179–216; K. Pajorin: ‘Aragóniai Beatrix szerepe Mátyás király irodalmi mecenatúrájában’ [‘Il ruolo di Beatrice d’Aragona nel mecenatismo letterario del re Mattia Corvino’], Irodalomtörténeti Közlemények 115, 2011: 158–167; P. Farbaky: ‘Patrons and Patterns. The Connection between the Aragon Dynasty of Naples and the Hungarian Court of Matthias Corvinus’, Radovi Instituta za povijest umjetnosti 41, 2017: 23–31; D. Csánki: Mátyás király udvara [La corte di Mattia Corvino], Budapest, 1884.↩︎

  19. P. Eschenloer: ‘Nápolyi Beatrix útazása Pettauból Budára. 1476’ [Il viaggio di Beatrice napoletana da Pettau a Buda. 1476], in: I. Szamota (a cura di): Régi utazások Magyarországon és a Balkán-félszigeten, 1054–1717. [Vecchi viaggi in Ungheria e sulla penisola balcanica, 1054–1717], Budapest, 1891.↩︎

  20. Sul viaggio, l’incoronazione e il matrimonio di Beatrice d’Aragona nel 1476 esiste un documento alla Biblioteca Nazionale Széchényi, recentemente studiato e di prossima pubblicazione, cfr. Gy. Domokos: ‘Különös kézirat Beatrix királyné koronázásáról’ [‘Manoscritto speciale sull’incoronazione della regina Beatrice’] (OSzK fol.ital.15), in: Scriptorium IV, a c. di I. Boros & L. Takács (in corso di stampa). Si confronti inoltre un altro progetto in corso che l’Archivio Nazionale Ungherese, in collaborazione con gli archivi spagnoli, porta avanti per la ricostruzione degli itinerari di diversi sovrani: Sigismondo di Lussemborgo, Maria d’Angiò, Elisabetta di Bosnia, Borbála Cillei, János Hunyadi, Mattia Corvino, Beatrice d’Aragona, Carlo V (d’Asburgo), Giuseppe II (d’Asburgo): https://itinerarium.mnl.gov.hu/ (2022.01.30.).↩︎

  21. T. Martí: ‘Oklevelek Aragóniai Beatrix hagyatékából. Magyar vonatkozású források a spanyol katonai lovagrendek iratanyagában’ [‘Diplomi dal lascito di Beatrice d’Aragona. Fonti con relazioni ungheresi negli archivi degli ordini cavallereschi spagnoli’], Történelmi Szemle 59, 2017: 491–523.↩︎

  22. http://pares.mcu.es/ParesBusquedas20/catalogo/show/2216454 (consultato l’11 gennaio 2021).↩︎

  23. T. Martí: ‘Aragóniai Beatrix hozománya. Újabb források Mátyás nápolyi kapcsolatainak történetéhez (1474–1476)’ [‘La dote di Beatrice d’Aragona. Nuove fonti per la storia dei rapporti napoletani di Mattia Corvino (1474–1476)’], Történelmi Szemle 63, 2021: 605–630.↩︎

  24. Sul materiale archivistico trasferito nel 1896 da Valencia a Madrid, subito dopo l’arrivo di questo a Madrid ha pubblicato un elenco l’archivista Vicente Vignau y Ballester (1834–1919). V. Vignau: ‘Inventario de los documentos y libros que han ingresado en el Archivo Histórico Nacional, en el mes de la fecha, procedentes del general del Reino de Valencia’, in: Revista de Bibliotecas y Museos, 1897: 465–473. A pagina 473 si legge l’elenco di quei monasteri da dove, nel corso del 1896, sono stati raccolti i 334 diplomi, nella maggioranza medievali (documenti datati nel periodo 1236–1706). Secondo questa lista 79 documenti erano custoditi nel monastero dell’ordine di San Giacomo, San Miguel de los Reyes, però non viene chiarito se questo materiale documentario, a cui si fa riferimento nella bibliografia spagnola come “Varios de Valencia”, provenisse direttamente dall’edificio del monastero oppure dalla sede dell’ordine cavalleresco Montesa, chiamata Palacio del Temple di Valencia. Nel materiale, come si è capito studiando dettagliatamente i documenti, ci sono decine di documenti dei secoli XIV e XV emanati dai membri della dinastia napoletana, da re Giacomo II di Napoli fino a Ferdinando d’Aragona (il Cattolico), quindi dall’inizio del secolo XV all’inizio del secolo XVI.↩︎

  25. Sulla biblioteca del duca Ferdinando d’Aragona v. J. M. Ferrando: ‘La Biblioteca Real llega a Valencia. Fernando de Aragón, duque de Calabria’, in: San Miguel de los Reyes: de Biblioteca Real a la Biblioteca de Valencia. Valencia, 2001: 45–72 [2a edizione]; S. López-Ríos: ‘A New Inventory of the Royal Aragonese Library of Naples’, Journal of the Warburg and Courtauld Institutes 65, 2002: 201–243. Sulle relazioni culturali tra Napoli e Valencia: A. Colella: Música y cultura renacentista entre Valencia y Nápoles: la corte valenciana de Fernando de Aragón, duque de Calabria (1526–1550), Madrid: Sociedad Española de Musicología, 2019.↩︎

  26. T. Martí: ‘Oklevelek…’, op.cit.: 491–495.↩︎

  27. Nel contesto delle ricerche precedenti di archivisti ungheresi negli archivi spagnoli, alcune delle fonti dell’epoca sono state copiate, così per esempio quelli che sono stati registrati su microfilm e si trovano nel Fondo Microfilm dell’Archivio Nazionale Ungherese (= MNL OL), provenienti dalla collezione Salazar y Castro della Real Academia de Historia (= RAH), per esempio: RAH Colección de Don Luis de Salazar y Castro. A-I. Fol. 21. Roma, 27 marzo 1493. Si tratta di una lettera pontificia che comunica la decisione del papa in merito alla causa della regina Beatrice. (“Utilizzato nell’opera di Albert Berzeviczy: Beatriz de Aragon, Reina de Hungría”), nonché A-10. Fol. 18. Pest, 20 giugno 1503. Lettera di Beatrice a Ferdinando il Cattolico, in cui si congratula con lui per la vittoria delle sue truppe in Italia, con firma autografa. MNL OL Fondo Microfilm, microfilm n. 29972/1.↩︎

  28. Sui documenti fatti copiare nell’archivio di Simancas per incarico della Commissione Storica dell’Accademia delle Scienze dell’Ungheria, v. I. Lukinich: ‘A Magyar Tud. Akadémia Történettudományi Bizottsága másolat- és kéziratgyűjteményének ismertetése’ [‘Presentazione della raccolta di copie e manoscritti della Commissione degli Studi Storici dell’Accademia Ungherese delle Scienze’], Akadémiai Értesítő XLV, 1935: 18–19. Sulla storia della ricerca degli hungarica in Spagna v. L. Barta: ‘A spanyol hungarika-kutatás története’ [‘La storia delle ricerche degli hungarica in Spagna. Rivista degli Archivi’], Levéltári Szemle 39, 1989: 76–84.↩︎

  29. L. Óváry: A Magyar Tudományos Akadémia történelmi bizottságának oklevélmásolatai. I. A Mohácsi vész előtti okiratok kivonatai. [Copie dei diplomi della Commissione degli Studi Storici dell’Accademia Ungherese delle Scienze. I. Estratti dei documenti precedenti della disfatta di Mohács], Budapest, 1890.↩︎

  30. Á. Anderle: ‘Alfonso V, el Magnánimo and the Hungarian throne. Études sur la Région Mediterranéenne’, Mediterrán tanulmányok 6, 1995: 17–28.↩︎

  31. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3.↩︎

  32. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 4. Il testamento di Beatrice d’Aragona (secondo la copia del documento di Simancas) attende pure un’edizione, anche se i suoi dati sono in parte conosciuti. Cfr. P. E. Kovács: ‘Magyarország és Nápoly…’, op.cit.: 246. La fonte si trova in microfilm all’Archivio Nazionale Ungherese, tra le copie fatte preparare dai documenti degli archivi spagnoli. MNL OL Fondo Microfilm, microfilm n. 45229/5. 11 settembre 1508, testamento di Beatrice d’Aragona, regina dell’Ungheria, in cui nomina suo erede universale il nipote Ferdinando d’Aragona, duca di Calabria ed i figli di re Ferdinando di Sicilia, lasciando 50.000 ducati a Giovanna d’Aragona, regina della Sicilia [Traduzione coeva su pergamena di grande dimensioni.] Albert Berzeviczy, nell’edizione italiana della sua biografia di Beatrice, osserva che non si conosce il testamento di Beatrice, eppure i colleghi spagnoli e la bibliografia spagnola sembrano conoscerlo: Dolores Carmen Morales Muñiz: ‘Beatriz de Aragón’, in: Real Academia de la Historia, Diccionario Biográfico electrónico (in rete: https://dbe.rah.es/biografias/8255/beatriz-de-aragon; consultato il 17 gennaio 2021).↩︎

  33. I documenti del fondo Patronato Real sono stati studiati inizialmente da Dénes Szittyay, invitato da Kunó Klebelsberg nel 1920 ad elaborare i documenti con riferimento ungherese nell’archivio di Simancas, Cfr. A. Molnár: ‘A római magyar iskola. Magyar jezsuita történészek Rómában 1950 után’ [‘La scuola ungherese a Roma. Storici gesuiti ungheresi a Roma dopo il 1950’], in: A. Molnár, Cs. Szilágyi & I. Zombori (a cura di): Historicus Societatis Jesu. Szilas László emlékkönyv [Historicus Societatis Jesu. Libro di memoria di László Szilas], Budapest, 2007: 48 (METEM Könyvek 62).↩︎

  34. Sussidio archivistico: Patronato Real (834–1851). Edición completa. I–II. Revisión e Índices por Amalia Prieto. Valladolid, 1946–1949. II. (= AGS Catálogo V.)↩︎

  35. Il documento contiene, oltre al documento notarile del 3 (11) settembre 1474 (AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. ff. 1r-5v.) anche la copia di altri tre documenti del 1475: 1. Breslavia, 1475.02.16. Mattia I conferma il contratto matrimoniale (ivi, ff. 5v–6v.); 2. Brünn, 1475.04.01. Lettera credenziale da parte di Mattia I a Francesco Fontana con incarico di trattare sulla dote [copia]; 3. Napoli, Castel Nuovo, 1475.05.29. [05.24.?] Documento di Ferrante I, re di Napoli sulla dote di Beatrice d’Aragona (ivi, ff. 6v–8r.).↩︎

  36. T. Martí: ‘Oklevelek…’, op.cit.: 517–518. documento 3c. Nel caso delle fonti sui matrimoni degli Sforza (di Milano) si può osservare una prassi simile: gli atti, consistenti in parte di documenti di cancelleria e in parte notarili, sono stati riuniti in fascicoli (ed i documenti precedenti venivano ricopiati nel diploma redatto attualmente), così si può seguire tutto il processo delle trattative matrimoniali. Cfr. C. Santoro: ’Un registro di doti Sforzesche Milanoʼ, Archivio Storico Lombardo 80, 1954: 134. La preziosa pubblicazione mi è stata fatta notare da Ágnes Szabó.↩︎

  37. V. Fraknói: Mátyás király magyar diplomatái [I diplomatici ungheresi di Mattia Corvino], Budapest, 1898; T. Fedeles: ’The Diplomatic Representation of the Kingdom of Hungary to the Holy See (1458–1526)ʼ, in P. Tusor & M. Sanfilippo (a cura di): Gli agenti presso la Santa Sede delle comunità e degli stati stranieri I. secoli XV–XVIII, Viterbo: MTA-PPKE Fraknói Vilmos Római Történeti Kutatócsoport, Sette Citta, 2020: 17–40.↩︎

  38. N. C. Tóth: ’Mátyás király első feleségeʼ [‘La prima moglie di Mattia Corvino’], in: K. Szovák & A. Zsoldos (a cura di): Királynék a középkori Magyarországon és Európában [Regine nell’Ungheria e nell’Europa medievali], Székesfehérvár, 2019: 131 (Közlemények Székesfehérvár történetéből).↩︎

  39. “Dei negoziati le prime tracce risalgono al 1465, quando si parlava probabilmente di Eleonora; nel 1468 si riprendono le trattative ed ora entra Beatrice in primo piano. La prima ambasceria ungherese si reca a Napoli nel 1469, ma l’accordo viene concluso solo nel 1474; Mattia annuncia pubblicamente il suo fidanzamento a Breslavia; Beatrice si fa chiamare regina d’Ungheria a partire dall’estate del 1475”. È così che Albert Berzeviczy riassunse, alla fine della sua biografia di Beatrice (nell’indice del volume), i nodi più importanti delle trattative sul matrimonio (A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 677–678). Berzeviczy utilizzava anche storiografi e cronache napoletani, tra cui Michele Vecchioni: Notizie di Eleonora e di Beatrice di Aragona. Napoli, 1790. In base a quest’opera scrive: “Vecchioni […] racconta la stipulazione dell’accordo sul matrimonio tra Mattia e Beatrice tra gli eventi del 1473, precedentemenre al matrimonio di Eleonora; (Dec. IV. 149. l.) ma questo è solo una piccola imprecisione nella cronologia del racconto di Bonfini. L’annuncio avvenuto a Vratislavia ebbe luogo, come si sa, nell’ottobre del 1474, e non rimane traccia di un accordo sul matrimonio tra i due re prima di questa data, nell’anno 1473” (ibid.: 105, nota n. 4).↩︎

  40. V. Fraknói: ‘Mátyás király magyar diplomatái. VII. közlemény. X. Bánfi Miklós’, Századok 33, 1899: 1–3; N. C. Tóth, R. Horváth, T. Neumann & T. Pálosfalvi (a cura di): Magyarország világi archontológiája 1458–1526, I., Főpapok és bárók. [Archontologia secolare d’Ungheria 1458–1526. I. Prelati e baroni 1458–1526], Budapest, 2017: 216 (Magyar Történelmi Emlékek. Adattárak =Arch. I.).↩︎

  41. M. N. Covini: ’Francesco Fontanaʼ. Dizionario Biografico degli Italiani 48, 1997: 649–651. Sugli incarichi diplomatici posteriori di Fontana v. I. Kristóf: ’Gabriele Rangone (Veronai Gábor) pályája (1410/20–1486)ʼ [‘La carriera di Gabriele Rangone da Verona (1410/20–1486)’], in T. Fedeles (a cura di): Mátyás király és az Egyház. [Mattia Corvino e la Chiesa], Pécs, 2019: 66, 77 (Thesaurus Historiae Ecclesiasticae in Universitate Quinqueecclesiensi 10).↩︎

  42. Napoli, Castel Nuovo, 1474.09.03 (e 09.11.), AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3 fol. 1r–5v [Copia].↩︎

  43. “… quidem matrimonium succedentibus tunc bellis in dicto Regno Hungarie ad effectum perduci non valuit, nunc vero quiescentibus bellis in dicto Regno Hungarie, et eo iam parta victoria paccato et in tranquilitate firmato iterum, quo amicitia, amor et benivolentia, quibus dicti serenissimi domini reges mutuo devincti sunt fueruntque semper cum quadam eorum animorum conformitate firmiori, stabiliori atque arctiori nexu et vinculo corroboretur denuntiaturque, de contrahendo et firmando dictum matrimonium inter ipsas partes tractatum et conventum extitit…”↩︎

  44. Handó, György, preposito maggiore di Pécs (1465–1480), arcivescovo di Kalocsa-Bács (1478–1480). Arch. I. 130.; N. Mátyus: ’Vespasiano da Bisticci és két György, Handó és Kosztolányi (1467) [‘Vespasiano da Bisticci ed i due Giorgio: Handó e Kosztolányi (1467)’], in Gy. Domokos, N. Mátyus & A. Nuzzo (a cura di): Vestigia I. Mohács előtti magyar források olasz könyvtárakban [Vestigia I. Fonti ungheresi precedenti del 1526 in biblioteche italiane], Piliscsaba, 2015: 113–123; D. Pócs: ’Handó György könyvtáraʼ [‘La biblioteca di György Handó’], Ars Hungarica 42, 2016: 309–338.↩︎

  45. Vetési, Albert, vescovo di Veszprém. Arch. I. 53.; P. Rainer: ‘Vetési Albert veszprémi püspökʼ [’Albert Vetési, vescovo di Veszprémʼ], in Z. Törőcsik & A. Uzsoki (a cura di): A Veszprém megyei Múzeumok Közleményei 18 [Bollettino dei Musei della Provincia di Veszprém 18], Veszprém, 1987: 227–232.↩︎

  46. Laki Túz, János cameriere regio, bano di Dalmazia, Croazia e Schiavonia. Arch. I. 108. Sull’importante ruolo dimplomatico di Fontana avevano scritto già Vilmos Fraknói e Albert Berzeviczy. Cfr. V. Fraknói: Mátyás király diplomatái…, op.cit.: 108, A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 110, 136, nota 5, 180. Nell’opera citata, Santoro afferma che il dottor Fontana aveva avuto l’incarico da Mattia el 1475, assieme a “Alberto Latesi” [Vetési Albert] e “Giovanni Lakimano” [Laki Túz János], per svolgere dei negoziati con Venezia ed il papato oltre alla sua altra missione, quella volta ad ottenere un accordo sul matrimonio con Beatrice. Fontana aveva svolto una missione diplomatica anche a Milano dove il 17 gennaio 1487 gli fu cincessa la cittadinanza. Morì in questa città all’età di 70 anni, il 13 novembre 1504. Santoro: Un registro, 143. nota 3. L’ambasciata di Albert Vetési e János Laki Túz János nell’agosto del 1474 viene menzionata da T. Neumann: A Szapolyai család oklevéltára. I. Levelek és oklevelek (1458–1526) [L’archivio della famiglia Szapolyai. I. Lettere e diplomi (1458–1526)], Budapest, 2012: 138–139 (Magyar Történelmi Emlékek. Okmánytárak).↩︎

  47. Okiratok 7–9.↩︎

  48. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 107; I. Tringli: ’Mátyás király külpolitikája és diplomatáiʼ [‘La politica estera ed i diplomatici del re Mattia Corvino’] Művelődés 63, 2010: 19–22.↩︎

  49. N. Mátyus: ’Vespasiano…ʼ, op.cit.: 120.↩︎

  50. D. Pócs: ’Handó György…ʼ, op.cit.: 328.↩︎

  51. G. Liboni: ’Lorenzo Roverellaʼ, Dizionario Biografico degli Italiani 88, 2017: 189–194; «Beatissime Pater». Documenti relativi alle diocesi del Ducato di Milano. I “registra supplicationum” di Pio II (1458–1464), a cura di E. Canobbio & B. Del Bo, Milano, 2007 (Materiali di storia ecclesiastica lombarda [secoli XIV–XVI] 9) XXXVIII, 114. j.↩︎

  52. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 108.; P. E. Kovács: ’Magyarország és Nápoly…ʼ op.cit.: 231–232.↩︎

  53. G. Musca: ’Antonio Aielloʼ. Dizionario Biografico degli Italiani 1, 1960: 517–518.↩︎

  54. M. Catalano: ‘Vita di Ludovico Ariosto. I–II. Genève, 1930–1931.ʼ (Biblioteca dell’«Archivum Romanicum») vol. II. 113, 114, 121, 270.↩︎

  55. Okiratok 16–18. 1475.05.19. Cfr. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 108.; P. E. Kovács: ’Magyarország és Nápoly…ʼ, op.cit.: 231–233.↩︎

  56. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 495–496. documento 1a.↩︎

  57. Buda, 1474.05.18. Inserito nel diploma seguente: Napoli, Castel Nuovo, 1474.09.03. (e 09.11.). AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3.↩︎

  58. Il contratto di alleanza di Ferrante d’Aragona del 3 settembre 1474 (T. Martí: ‘Oklevelek…’, op.cit.: 497–501, documento 1b) nomina solo Bánfi e Fontana. Sembra logico considerare solo questi due ambasciatori. Allo stesso tempo Berzeviczy, chiaramente in base ad altre fonti, ha nominato Handó, le cui trattative napoletane vengono menzionate da Vespasiano da Bisticci (nella biografia dell’arcivescovo György Kosztolányi). Berzeviczy comunque ha notato che il nome di Handó non compare nelle fonti e lettere credenziali posteriori. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 136. nota 5: “[Bánfi e Fontana] sono venuti a Napoli nel 1474, mentre nel 1475 sono arrivati ormai altri ambasciatori; se fossero stati presenti, certamente i loro nomi non potrebbero mancare sul documento di presa in consegna della dote e sull’elenco di Ferrara. È comunque possibile che ci sia stato Francesco Fontana, il quale nella primavera del 1476 ebbe un nuovo incarico a Napoli (Dipl. Eml. II. (Budapest, 1877), 347.).”↩︎

  59. P. E. Kovács: ’Magyarország és Nápoly…ʼ, op.cit.: 230–231.↩︎

  60. Questo è il regesto da me scritto in merito alla parte della fonte pubblicata nel 2017. V. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 498–499, documento 1b.↩︎

  61. Ibid.: 497–501 documento 1b. Gli ambasciatori di Mattia, prima dell’accordo realizzato a Napoli all’inizio di settembre del 1474, probabilmente avevano svolto anche un’altra missione. Sarebbe logico supporre che gli ambasciatori mandati a Napoli si siano fermati a Roma, come avvenuto l’anno successivo, nel 1475 (sull’ambasciata nominata senza nomi v. L. Óváry: A Magyar Tudományos Akadémia, I. n. 521.), ma ciò non è ancora una prova. Come persona inviata a Roma nel tardo autunno del 1474, sarebbe palese pensare al vescovo Vetési (anche in base ai documenti dei Szapolyai), eppure è arrivato a Roma assieme a Osvát Szentlászlói [Túz] solo nel febbraio del 1475. V. Fraknói: Magyarország egyházi és politikai összeköttetései a római Szent-székkel [Rapporti ecclesiastici e politici d’Ungheria con la Santa Sede romana], I–III, Budapest, 1901: Vol. II. (1418–1526), 146–147. Fraknói menziona come ambasciatori, per l’anno 1474, i canonici Miklós Mohorai e Mihály Szántai, ma senza indicare date più precise.↩︎

  62. Napoli, Castel Nuovo, 1474.09.03 (e 09.11.), AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3.↩︎

  63. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 110; P. E. Kovács: ’Magyarország és Nápoly…ʼ, op.cit.: 233.↩︎

  64. Archivio di Stato di Milano, Fondo Sforzesco, Potenze Estere, Napoli, cartella 226, fol. 145.↩︎

  65. M. N. Covini: ’Francesco Malettaʼ, Dizionario Biografico degli Italiani 68, 2007: 162–164.↩︎

  66. Francesco Maletta a Galeazzo Maria Sforza, Napoli, 4 settembre 1474. ASMi SPE, Napoli, 226, 126/127–128. Maletta, nella relazione da lui stilata il mese successivo, scritta il 28 ottobre 1474, ha menzionato che: “Mattìa Corvino e Carlo il Temerario sono stati insigniti da re Ferrante dell’Ordine dell’Ermellino: l’onorificenza è stata inviata in Ungheria tramite gli ambasciatori del re Mattìa, al quale sono stati donati anche due bellissimi puledri bardati secondo l’uso napoletano.” Dalla relazione dell’ambasciatore milanese risulta chiaro che re Ferrante abbia mandato l’Ordine dell’Ermellino tramite gli ambasciatori del sovrano ungherese, assieme a due bellissimi corsieri con finimenti. ASMi SPE, Napoli, 226, 60. Originale autografo.↩︎

  67. “Havemo havuto una tua lettera del quattro del presente, per la qual ce avisi del parentato concluso tra Maestà del signor re et lo re de Hungaria per madona Beatrice, lo qual tanto ne è piaciuto e tanta consolatione ne havemo recevuto.” Galeazzo Maria Sforza a Francesco Maletta, Lomellino, 9. IX. 1474, ASMi SPE, Napoli, 226, 138.↩︎

  68. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 503–504. documento 3a. Lettera credenziale di Mattia ai suoi ambasciatori, il vescovo di Breslavia, Rudolf von Rüdesheim, il vescovo di Várad, János Filipec, il voivoda della Transilvania, Pongrác Dengelegi e conte János Szentgyörgyi.↩︎

  69. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 110.↩︎

  70. La lettera, datata 5 settembre 1474, non è pubblicata nella raccolta di documenti relativi alla vita di Beatrice (cfr. Okiratok).↩︎

  71. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 109.↩︎

  72. “Il giorno 30 ottobre dello stesso anno, nella città di Breslavia, assediata dalle truppe del re boemo e del re polacco, Mattia fece accendere fuochi di gioia…” (Ivi, 105, nota 5); E. Kovács: ‘Magyarország és Nápoly…’, op.cit.: 233. Cfr. P.  Eschenloer: Geschichte der Stadt Breslau, Hrsg. v. Gunhild Roth, Bd. II, Münster – New York – München – Berlin: Waxmann, 2003: 954 (Quellen und Darstellungen zur Schlesischen Geschichte 29).↩︎

  73. A. Berzeviczy: Beatrix királyné, op.cit.: 109–110.↩︎

  74. Due relazioni di ambasciatori mi sono state fatte notare da Bence Péterfi, partendo da un dato avuto da Dániel Bácsatyai: “Oratio ad Mathiam regem Hungariae super nuptiis cum filia regis Neopolitani habita die II. mensis Februarii anno 1475to Wratislavie in ecclesia Sancte Elizabeth in media sollemnitate celebrationis misse maioris…” Universitätsbibliothek Leipzig. Ms. 1674. ff. 48r–49r, “Ex alia epistola de eaque super nuptiali materia et assensu memoriali doctor Favianus canonicus Wratislaviensis”. ibid.: ff. 49r–50r (https://digital.ub.uni-leipzig.de/mirador/index.php\#7c2034f8--5f90--4b82--8899--17543f6b523d; consultato l’11 novembre 2021).↩︎

  75. A. Berzeviczy: Aragóniai Beatrix…, op.cit.↩︎

  76. “Ferrante d’Aragona avrebbe richiesto al papa, ai fiorentini e ai veneziani di raccogliere un sussidio per il re d’Ungheria contro il Turco, ma gli alleati temono che egli intenda solo favorire di denaro il genero Mattìa Corvino.” Francesco Mattia a Galeazzo Maria Sforza, Napoli, 15 dicembre 1474. ASMi SPE, Napoli, 226, 120–121. Originale autografo.↩︎

  77. Mattia I conferma il contratto matrimoniale: Breslavia, 1475.02.16. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. ff 5v–6v [Copia].↩︎

  78. Ai sensi del documento dell’inizio di settembre del 1474, Mattia Hunyadi doveva confermare il contratto entro sei mesi.↩︎

  79. V. Fraknói: Magyarország egyházi összeköttetései…, op.cit.: vol. II, 146–147.↩︎

  80. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 501–502, documento 2. Ratibor, 1475.03.08.↩︎

  81. Ivi.↩︎

  82. “Gli ambasciatori di Mattia, il vescovo di Veszprém Albert Vetési, il bano di Schiavonia János Laki Túz e Francesco Fontana giunsero a Napoli il 20 giugno 1475. Il loro compito fu contrarre a voce il matrimonio. Tre giorni dopo il loro arrivo Ferrante d’Aragona li ricevette nella Sala Grande del Castel Nuovo, alla presenza degli ambasciatori veneziani e milanesi, dove si misero d’accordo sui particolari del matrimonio. Probabilmente fu allora che trovarono l’accordo anche sulla dote. Beatrice a partire da quel giorno usava ormai il titolo di regina d’Ungheria.” E. Kovács: ‘Magyarország és Nápoly…’, op.cit.: 233, cfr. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit: 110.↩︎

  83. Francesco Maletta a Galeazzo Maria Sforza, Napoli, 17 ottobre 1474: “Mattia Corvino aveva richiesto al re Ferrante, attraverso il fu vescovo di Ferrara, autore della pratica, che la dote di Beatrice ammontasse a 200.000 ducati d’oro: tuttavia, il re di Napoli intende versare 200.000 ducati aragonesi di carlini, che, al cambio, corrisponderebbero a 175.000 ducati, dai quali andrebbero dedotte inoltre le spese per il trasporto.” ASMi SPE, Napoli, 226, 22/23–24. Originale autografo.↩︎

  84. Fiorini d’oro aragonesi.↩︎

  85. Mattia esigeva il valore della dote in fiorini d’oro di Firenze.↩︎

  86. Liboni, op.cit.: 189–194.↩︎

  87. Documento di Ferrante I re di Napoli sulla dote di Beatrice d’Aragona. Napoli, Castel Nuovo, 1475.05.29. AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. ff. 6v–8r [Copia].↩︎

  88. Al diploma si fa riferimento nelle fonti di Valencia con data 24 maggio 1474: “… in […] litteris eiusdem serenissimi domini regis Sicilie datis in Castello Novo civitatis Neapolis die vigesimaquarta mensis Maii millesimo quadringentesimo septuagesimo quinto”. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 505, 3b. oklevél. Napoli, Castel Nuovo, 1476. szeptember 16.↩︎

  89. Il valore della dote di Beatrice d’Aragona non è un dato nuovo: il riferimento alla somma di 200.000 ducati si riscontra anche in Bonfini. Antonius de Bonfinis: Rerum Ungaricarum decades, Ediderunt Iosephus Fógel – Bela Iványi – Ladislaus Juhász, Lipsiae–Budapest, 1936–1941: IV, 207 (Liber X); Dipl. Eml. [Memorie diplomatiche] II. 310. Relazione di Lukács Lupus da Buda al duca di Milano. Buda, 1476.05.19. e nella fonte n. 193: Prospetto delle spese detratte dalla dote della regina ungherese Beatrice [settembre 1475], inoltre si trova certamente anche nella biografia di Beatrice scritta da Albert Berzeviczy (Berzeviczy fa riferimento alla relazione di Luca Lupo); inoltre lo si conosce anche dalla raccolta di documenti della vita di Beatrice, dove una fonte menziona la somma. Okiratok CLXV. 241–242. 1492.06.04. Relazione dell’oratore Giacomo Trotti da Milano al duca di Ferrara, in cui in base al racconto dell’ambasciatore Francesco Fontana informa sul progetto di rimandare in patria Beatrice e sulle rivendicazioni legate a questo fatto dalle due parti. “… Messer Francisco [Fontana], li dixi che pure la doveria havere la sua dotta de 200,000 ducati, che la potette cum epsa” (Okiratok, 242).↩︎

  90. Lettera credenziale da parte di Mattia I a Francesco Fontana per portare avanti le trattative, tra l’altro sulla dote, Brünn, 1475.04.01. Ricopiato nel seguente documento: AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3. ff 6v–8r [Copia].↩︎

  91. “Conventum est inter dictas partes, quod quantitas dotium ipsius illustrissime dominae Beatricis et etiam donatio facienda propter nuptias et tempus traductionis dicte domine Beatricis ad regnum Hungarie concordari habeat per supradictum dominum regem Hungarie et oratores, quos prefatus serenissimus dominus rex Ferdinandus de proximo missurus est ad prefatum serenissimum dominum regem Hungarie.” (T. Martí: ‘Oklevelek…’, op.cit.: 505, documento 3b. Napoli, Castel Nuovo, 1476.09.16. Cfr. documento notarile sul contratto matrimoniale e sul fidanzamento di Beatrice d’Aragona e Mattia I, Napoli, Castel Nuovo, 1474.09.03 (e 09.11.). AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3 ff. 1r–5v [Copia].↩︎

  92. “Et noviter pro implemento, perfectione et executione dicti matrimonii et capitulorum et etiam capituli suprainserti venerit ad maiestatem nostram prefatus magnificus Franciscus Fontana orator, nuntius et procurator prefati serenissimi domini regis Mathie regis Hungarie, de cuius mandato, potestate, procuratione fidem fecit per litteras patentes eiusdem serenissimi domini regis Mathie regis Hungarie suo sigillo sigillatas et aliis solemnitatibus roboratas, quarum tenor de verbo ad verbum infra describetur.” Documento del re di Napoli Ferrante I sulla dote di Beatrice d’Aragona, Napoli, Castel Nuovo, 1475.05.29. AGS Patronato Real, legajo 29. Nr. 3. f. 6v.↩︎

  93. “Idcirco prout ad conventionem devenimus cum eodem Francisco oratore et procuratore, ut supra, tenore presentium de certa nostra scientia constituimus et ordinamus in dotem et pro dote eiusdem illustrissime domine Beatricis filie nostre ducatos ducentum mille de auro, hoc modo: videlicet centum septuaginta mille ducatos in ducatis auri et reliquos triginta mille in iocalibus et apparatibus pretiosis solvendos siquidem et assignandos per nos eidem serenissimo domino regi Hungarie prefatos ducatos ducentum mille modo quo supra consistentes una cum dicta illustrissima domina Beatrice, tempore quo prefatam illustrissimam dominam Beatricem ad eundem serenissimum dominum regem Hungarie suum maritum transmittemus.” AGS Patronato Real. Legajo 29. Nr. 3.↩︎

  94. L. Óváry: A Magyar Tudományos Akadémia…, I., op.cit.: n. 521.↩︎

  95. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 503–518, documenti 3a–3c.↩︎

  96. Documento rilasciato dal re di Napoli Federico IV alla sorella Beatrice, direttamente prima del ritorno di questa a Napoli, sul dono di Salerno. Andria, 1499.03.25. T. Martí: ’Oklevelek…ʼ, op.cit.: 520–523, documento 5.↩︎

  97. Berzeviczy, pur facendo menzione di un documento del 1476 che riguarda la consegna della dote, non entra nello specifico e, tra le fonti della raccolta di documenti pubblicata nel 1914, non se ne trova traccia. Cfr. A. Berzeviczy: Beatrix királyné…, op.cit.: 110.↩︎