Così intitolato, il convegno dei giorni 7–8 maggio 2021 avrebbe dovuto aver luogo già nell’autunno del 2020, ma a causa della situazione pandemica venne prima procrastinato, poi fu deciso che si sarebbe potuto organizzare solo a distanza, ovverosia in versione “ibrida”. L’argomento specificato nel sottotitolo, I rapporti tra la Corte Estense e l'Ungheria attraverso i secoli, ha dato occasione di presentare i proprî contributi sia ai rappresentanti dei due enti promotori e ormai consolidati partner della ricerca “Vestigia” sui documenti con riferimento ungherese negli archivi italiani, cioè l’Archivio di Stato di Modena e il Gruppo di Ricerca Vestigia dell'Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest, sia alla Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi (Modena e Reggio Emilia), all’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena, al Centro studi ARCE – Archivio Ricerche Carteggi Estensi, nonché al Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna. L’evento ha goduto anche del sostegno del Segretariato Regionale per l'Emilia-Romagna del Ministero della Cultura, dell’Archivio di Stato di Mantova e dell’Istituto Istruzione Superiore “Archimede” San Giovanni in Persiceto (Bologna).
A distanza di poco più di un anno presentiamo in questo numero speciale di «VERBUM Analecta Neolatina» gran parte dei contributi che si possono anche reperire sul canale Youtube di Vestigia nella forma originale di lezioni. Inoltre, abbiamo il privilegio di offrire ulteriori studi che sono nati in collaborazione con il nostro gruppo di ricerca.
Procedendo in senso cronologico, iniziamo con il primo contributo di Riccardo Pallotti, dell’Archivio di Stato di Modena, che ha ricostruito minuziosamente i documenti in riferimento al matrimonio tra Alisia de Châtillon e Azzo d’Este (1204), ovvero il primo contatto tra le dinastie regnanti dell’Ungheria e delle terre estensi. L’autore illustra il contesto politico-storico più ampio per spiegare l’importanza di queste nozze. Hajnalka Kuffart, una delle ricercatrici del Gruppo di Ricerca Vestigia, attualmente impegnata presso l’Istituto Storico dell’Ungheria, ha ricostruito con un lavoro preciso il testo di un itinerario particolarmente importante per i rapporti tra i due paesi. Giovanni Maria Parenti, chierico di Modena, descrive il viaggio compiuto nel 1486 da Venezia fino alla corte ungherese al seguito dell’oratore ducale Cesare Valentini, con l’intento di preparare l’arrivo del minorenne Ippolito d’Este, nominato arcivescovo di Esztergom. Il documento, conservato in pessimo stato ma ancora leggibile, offre interessantissimi spunti storico-culturali. Abbiamo poi un bel contributo che riguarda i reali d’Ungheria ma si basa su fonti diverse: Patrik Paštrnák, dell’Università Palacky di Olomouc presenta un’orazione gratulatoria dell’ambasciatore veneziano Badoer che riguarda il fidanzamento di Beatrice e Mattia, il cui testo è custodito stranamente in due codici che si trovano l’uno a Uppsala in Svezia e l’altro a Lipsia, in Germania. Dello stesso fidanzamento tratta anche l’articolo di Tibor Martí, dell’Istituto di Storia del Centro di Studi Umanistici di Budapest. I documenti, in base ai quali Martí ha riconstruito i contratti e le tappe delle trattative per la stipula del matrimonio sono stati scoperti in parte in Spagna.
Ilona Kristóf, anche lei membro del gruppo Vestigia e professoressa di storia presso l’Università Cattolica Károly Eszterházy di Eger, espone le proprie osservazioni su un aspetto particolare di Beatrice d’Aragona, regina d’Ungheria e figura chiave nella storia dei rapporti italo-ungheresi nel Rinascimento. In base a documenti e riflessioni l’autrice si concentra sul ruolo „materno" di Beatrice, che non ebbe figli e perciò continuava a chiedere ai suoi parenti figli per potersi sentire madre. Ágnes Szabó, storica dell’arte e dottoranda presso l’Università Cattolica Péter Pázmány analizza alcuni aspetti particolari dei paramenti liturgici descritti nei documenti degli italiani in terra ungherese, alcuni pezzi dei quali sono ancora identificabili grazie agli inventari di epoca posteriore. Il titolo del suo saggio è preso proprio dalla relazione di viaggio di Giovanni Maria Parenti nel 1486, presentata nell’articolo di Hajnalka Kuffart. Anna Rosa Venturi, di Modena, docente della Scuola di Archivistica e già direttrice della Biblioteca Universitaria Estense, ripercorre le tappe dei rapporti tra Buda e Ferrara attraverso il patrimonio librario, da Ladislao V a Mattia Corvino. Lo scrittore di queste righe offre un saggio preliminare di un epistolario in corso di pubblicazione. Taddeo Lardi, ufficiale di Ippolito d’Este a Esztergom e Buda e quindi due volte governatore della diocesi di Eger, mandò dall’Ungheria a Ferrara più di settanta lettere durante gli oltre venti anni del suo soggiorno. Il saggio qui presentato si concentra sulle prime lettere che sono del periodo 1487–1499.
Sempre György Domokos, ma stavolta assieme a Ágnes Szabó, propone anche un confronto di due relazioni dello stesso evento: l’entrata del cardinal Tamás Bakóc a Roma nel 1512. La sfilata, i vestiti, l’itinerario, il contesto vennero infatti immortalati sia da Stazio Gadio, per conto dei signori di Mantova, sia da Ludovico da Fabriano per gli Estensi di Ferrara. Bálint Lakatos, che lavora presso nel Gruppo di ricerca ungherese per gli studi medievali, riassume nel suo saggio le nozioni basilari sulle ambascerie e sugli ambasciatori tra gli stati italiani e il Regno d’Ungheria, offrendo anche un elenco delle persone coinvolte nei rapporti diplomatici nel periodo di Mattia Corvino e i re Vladislao II e Luigi II. Due studiose della Slovacchia, Monika Tihanyiová dell’Università di Trnava e Mária Medveczká dell’Università di Comenio, hanno esaminato per Verbum un documento scoperto dal gruppo di ricerca a Mantova: Niccolò Pálffy, personaggio chiave della seconda metà del Cinquecento a Posonio (Bratislava) scrisse questa lettera a Vincenzo Gonzaga, marchese di Mantova. È curioso notare la lingua mista della lettera, ma il saggio va molto oltre e ricostruisce il contesto storico-culturale del documento. Con un salto nel tempo, arriviamo all’articolo di Alberto Menziani, della Deputazione di Storia Patria di Modena. L’autore offre uno sguardo sui rapporti tra gli Austria-Este e l’Ungheria, specialmente sui rapporti di carattere militare.
Anche il secondo contributo di Riccardo Pallotti rientra nel periodo tra fine Settecento e inizio Ottocento, con speciale riguardo ai diari di viaggio del futuro Francesco IV di Austria-Este, il quale nel 1805 descrive le città dell’Ungheria. Un altro viaggiatore modenese dell’Ottocento, il conte Luigi Forni, viene analizzato insieme con la sua opera dalla professoressa Lidia Righi Guerzoni, dell’Archivio di Stato di Modena. Un ulteriore contributo che ci viene da Modena è quello di Alberto Attolini, che getta luce sullo scandalo o meglio intrigo politico dell’Ottocento, legato alla figura di Claudio Francesco Augusto Crouy-Chanel che pretendeva di essere discendente diretto del re ungherese Andrea III. Il fatto vede coinvolto anche il barone Albert Nyáry, pioniere delle ricerche ungheresi a Modena. L’ultimo contributo di questo numero di Verbum viene pure dalla Slovacchia ed offre un’interessante prospettiva nel tempo e nello spazio. Mojmír Malovecky ha analizzato nel suo articolo un romanzo ottocentesco dello scrittore slovacco Ján Kalinčiák, il quale prese come protagonista il figlio naturale di re Mattia Corvino, Giovanni Corvino, nominato da suo padre principe di Liptovia. L’autore del saggio confronta i fatti e personaggi storici con quelli del romanzo e inoltre analizza la possibilità di utilizzare nell’insegnamento questo tipo di testi.
L’insieme di saggi del Gruppo di Ricerca Vestigia, degli studiosi dell’Archivio di Stato di Modena e delle altre istituzioni coinvolte dimostra che la ricerca nel campo delle fonti originali ha ancora molto da dire. Le relazioni che intercorrono dal Po al Danubio sono rafforzate ulteriormente da questo volume che si spera sia solo una tappa della collaborazione ormai decennale.
György Domokos
Università Cattolica Péter Pázmány, Budapest