Verbum – Analecta Neolatina XXVI, 2025/1

ISSN 1588-4309; https://doi.org/10.59533/Verb.2025.26.1.9



Abstract: In this paper we present the syntax of the construction called infinitive preceded by a determinant both in modern Italian and in the Florentine language of about four centuries ago. During the syntactic analysis concerning modern Italian, we describe the various syntactic criteria on the basis of which the three structural subtypes can be identified, and we also seek the answer to the question whether examples can be found that contradict the syntactic theory exposed. As regards the analysis of the construction in the stage examined of the Old Florentine language, we show, on the one hand, that the subtypes identified in Modern Italian can also be traced to this stage of the language. On the other hand, we illustrate with various examples that some syntactic changes occurred over time, particularly in the expression of the subject and the direct object of the infinitive.

Keywords: syntax, infinitive constructions, subject expression, argument structure, Old Florentine language

Riassunto: In questo lavoro presentiamo la sintassi dell’infinito preceduto da un determinante, sia in italiano moderno sia nella lingua fiorentina di circa quattro secoli fa. Nell’ambito dell’analisi sintattica che concerne l’italiano moderno, descriviamo i vari criteri sintattici in base ai quali si possono identificare i tre sottotipi strutturali e cerchiamo anche di rispondere alla domanda se si possano reperire degli esempi che contraddicano la teoria sintattica esposta. Per quanto riguarda l’analisi del costrutto nel fiorentino antico da noi studiato, dimostriamo, da un lato, che i sottotipi individuabili in italiano moderno sono rintracciabili anche in questa fase della lingua. D’altro canto, illustriamo con vari esempi come nel corso del tempo siano avvenuti alcuni cambiamenti sintattici, in modo particolare nell’espressione del soggetto e dell’oggetto diretto dell’infinito.

Parole chiave: sintassi, costrutti all’infinito, espressione del soggetto, struttura argomentale, fiorentino antico

1 Introduzione

Abbiamo una descrizione molto accurata e dettagliata del costrutto dell’infinito preceduto da un determinante (più semplicemente infinito con l’articolo, termine tecnico d’ora in poi adoperato anche da noi, anche se l’infinito può essere introdotto da vari determinanti), grazie, tra l’altro, all’attività scientifica svolta dal prof. Giampaolo Salvi (si vedano Salvi 1982 e Skytte & Salvi 2001). È inoltre da menzionare un’importante monografia sull’argomento, di impostazione scientifica in parte diversa rispetto alle due opere soprammenzionate: si tratta di Vanvolsem (1983). L’obiettivo di questo lavoro è, da un lato, analizzare la sintassi, i sottotipi strutturali, i casi strutturalmente ambigui dell’infinito con l’articolo. A tale scopo utilizzeremo degli esempi (1–6) tratti da Szilágyi (2016: III. 3.6), approfondendo l’indagine anche con la descrizione di alcuni potenziali controesempi (7–9). Dall’altro lato, nella seconda parte di questo lavoro (ess. 10–21), delineeremo qualche cambiamento che è avvenuto, durante i secoli, nella sintassi dell’infinito con l’articolo. Per svolgere questa ricerca, analizzeremo l’opera di Francesco Carletti intitolata Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo, la cui stesura risale a circa quattro secoli fa.

2 Sottocategorizzazione strutturale

In italiano moderno si possono distingere tre sottotipi strutturali dell’infinito con l’articolo: uno che è interamente verbale, un altro che è invece nominale e un terzo che si può chiamare misto (cfr., oltre alle opere menzionate nel par. precedente, anche Szilágyi 2008). Per illustrare queste tre possibilità strutturali, si considerino i seguenti esempi:

  1. … migliaia di donne erano disposte a praticare […] maschi sconosciuti, e l’averle lui stesso frequentate per decenni, non era servito a distruggere quell’idea (Buzzati, Un amore)

  2. … sebbene neppure allora acquistasse tanta efficacia negativa da impedir veramente il libero svolgersi dell’attività creatrice (Sapegno, Disegno storico della letteratura italiana)

  3. … arrivavano a persone cui non importa niente, comunicando soltanto il loro essere arrivati (Del Giudice, Atlante occidentale)

  4. quel tenero e affettuoso indagare i movimenti segreti della propria vita spirituale […] si fa considerazione attenta e serrata (Sapegno, Disegno storico della letteratura italiana)

(1) rappresenta il sottotipo interamente verbale (o frasale), come rileviamo da tre proprietà sintattiche: l’infinito è nella forma composta (avere frequentate), c’è un clitico oggetto diretto attaccato all’infinito (le), e il soggetto dell’infinito si esprime tramite un SN/pronome al caso nominativo, come avviene all’interno di una frase (lui stesso). Notiamo che il caso nominativo del soggetto, in questo esempio, non è marcato morfologicamente, ma il soggetto lui (stesso) si potrebbe sostituire con il pronome egli, con cui la marca del caso nominativo è evidente (si veda anche (10) con il pronome al caso nominativo io). Il tipo di espressione del soggetto che si manifesta in (1) è l’argomento cruciale, nel senso che prendendo in considerazione questa sola proprietà, siamo in grado di determinare il sottotipo della costruzione, mentre questo non vale per le altre proprietà (lo vedremo meglio a proposito dei casi ambigui).

(2) è interamente nominale: l’infinito è modificato con l’aggettivo libero e il soggetto dell’infinito si esprime tramite un SP introdotto da di (dell’attività creatrice), come avviene all’interno di strutture nominali. Anche in questo caso, usando il solo criterio dell’espressione del soggetto dell’infinito, si giungerebbe alla stessa conclusione, mentre questo non vale per l’altra proprietà: un aggettivo prenominale può infatti apparire anche nei costrutti misti, si veda (4).

La terza possibilità strutturale nella lingua italiana è un costrutto misto, contenente cioè sia proprietà nominali che verbali (ess. 3–4). In questo costrutto la distribuzione delle proprietà nominali e verbali segue un ordine rigido: le proprietà nominali si concentrano nello specificatore della costruzione (cioè prima della testa infinito), mentre le proprietà verbali riguardano la testa infinito e i suoi complementi. In (3) nello specificatore del costrutto troviamo il pronome possessivo loro, che esprime, in maniera nominale, il soggetto dell’infinito. La testa infinito è, invece, in una forma composta (essere arrivati), e questa è una proprietà verbale. In (4), nello specificatore compaiono i due aggettivi tenero e affettuoso, mentre l’infinito è modificato, in maniera verbale, tramite l’oggetto diretto i movimenti segreti della propria vita spirituale.

Oltre ai tre sottotipi presentati, ci sono anche casi strutturalmente ambigui, quando in mancanza di criteri sufficienti un esempio non può essere inserito univocamente in uno dei sottotipi presentati. Per illustrare questa possibilità, si considerino i seguenti due esempi:

  1. L’aver udito la mia voce era stato per lei, si capiva, un sollievo immenso (Buzzati, All’idrogeno)

  2. Oppure si ode il suo sommesso abbaiare (Buzzati, Il cane che ha visto Dio)

In (5) compaiono due proprietà verbali, l’infinito composto aver udito e l’oggetto diretto la mia voce, ma il soggetto dell’infinito non si esprime. Questo si potrebbe esprimere in maniera verbale (L’aver Maria/ella udito la mia voce… ; si tratta di uno stile alquanto elevato, leggermente arcaizzante, cfr. Salvi & Vanelli 2004: III.3.5): in questo caso l’esempio sarebbe interamente verbale. Nello stesso tempo, il soggetto dell’infinito potrebbe essere espresso anche tramite l’elemento possessivo (Il suo aver udito la mia voce…), con la conseguenza che la frase sarebbe da inserire nel sottotipo misto. In (6) nello specificatore della costruzione si riscontrano due proprietà nominali, il soggetto espresso tramite l’elemento possessivo suo e la presenza dell’aggettivo prenominale sommesso; tuttavia, queste due proprietà caratterizzano sia il sottotipo interamente nominale sia quello misto e, in mancanza di altre proprietà, non si può decidere di quale delle due costruzioni si tratti.

3 Potenziali controesempi?

Possiamo chiederci se ci siano esempi che non confermano il quadro delineato finora. Per svolgere questa indagine, si vedano i seguenti esempi:

  1. … questo tuo appartarti così crudele per me… (Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore, citato in Skytte & Salvi 2001: 565.)

  2. La delineazione di che cosa è l’essere passa attraverso la comprensione di quell’esserci particolare che è l’uomo (Enciclopedia Zanichelli, lemma Heidegger)

  3. Aurelio sente quel ruvido grattargli la nuca, graffiargli la schiena dell’impermeabile (Avoledo, Mare di Bering, Einaudi, 2004: 224.)

A proposito dell’esempio (7), Skytte & Salvi (2001) affermano (p. 565.): “L’esempio è grammaticale, nonostante presenti, accanto all’uso dei clitici, un aggettivo posposto. Ma qui l’aggettivo non modifica l’infinito, ma l’intero SN: il sintagma non significa”il fatto che tu ti apparti crudelmente”, ma “il fatto che tu ti apparti, fatto che è così crudele per me”. L’esempio (8) è simile a quello precedentemente analizzato, ma qui, con ogni probabilità, il verbo essere seguito dal clitico ci rappresenta una forma lessicalizzata, corrispondente al termine tedesco da-sein: non si tratta quindi neanche qui di un controesempio per la teoria fin qui esposta. (9) sembra invece contraddire a questa teoria. Qui, infatti, il clitico gli e gli oggetti diretti la nuca e la schiena rappresentano proprietà verbali, in contraddizione con l’espressione nominale del soggetto dell’infinito dell’impermeabile (omettendo il SP dell’impermeabile l’esempio andrebbe inserito tra i costrutti misti, dato che è presente anche l’aggettivo ruvido che precede l’infinito). Notiamo, però, che i parlanti di madrelingua da me consultati sono in disaccordo circa il giudizio di accettabilità di (9): c’è, infatti, chi lo accetta, ma anche chi lo giudica agrammaticale.

4 Cenni di storia

In questa sezione analizziamo alcuni cambiamenti che si sono verificati durante i secoli. A tale scopo utilizziamo l’opera di Francesco Carletti intitolata Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo, la cui stesura risale all’inizio del ’600.

Anche nel testo di Carletti si possono identificare i tre sottotipi strutturali riscontrabili nell’italiano moderno, per l’illustrazione dei quali si vedano i seguenti esempi:

  1. Il che è seguito mediante l’aver io messo in questo mio semplice ragionamento parte di quelle cose che si trovano scritte nelli detti libri di geografia della Cina (p. 211.)

  2. In questo confuso dire di ciascuno […] si levò su il maestro della nostra nave (p. 251.)

  3. Per ciò esortavano li Portughesi a fare diligenza che la “caracca” [= una sorta di nave] non andasse a fondo, con il continuo aggottare [= rigettare] l’acqua (p. 256.)

(10), che rappresenta il sottotipo interamente verbale, ha la stessa struttura sintattica di (1): si veda, tra l’altro, il soggetto verbale (frasale) io tra l’ausiliare e il participio passato. (11), che è un costrutto interamente nominale, ha la stessa struttura sintattica di (2), con l’aggettivo preposto confuso e il soggetto dell’infinito di ciascuno, espresso in maniera nominale. Infine, (12), che rappresenta il sottotipo misto, corrisponde, dal punto di vista sintattico, all’esempio (4), con l’aggettivo preposto continuo e l’argomento oggetto diretto l’acqua.

I seguenti esempi mostrano che, nell’epoca in cui visse Carletti, l’uso dell’infinito con l’articolo era molto esteso, anche in contesti sintattici dove nell’italiano moderno si usa il semplice infinito:

  1. Il bere seguiva doppo l’aver mangiato a mezzo giorno (p. 77.)

  2. È la città bene collocata, oltre all’essere fabricata dalli Spagnoli alla moderna (p. 113.)

  3. … io ho raccontato tutti li viaggi che facemmo, partendo d’Italia per Spagna e di quivi per via dell’Indie nuove insino all’essere arrivato in quest’isole Filippine (p. 141.)

Negli esempi (13)– (15), in italiano moderno, si usa il semplice infinito (quindi, per es. in (14), invece di oltre all’essere fabbricata si dice oltre ad essere (stata) fabbricata). In altri contesti sintattici, invece, dove in italiano moderno è obbligatorio l’uso dell’infinito con l’articolo, nei testi più antichi, compreso quello di Carletti, non lo era, come possiamo rilevare dai seguenti esempi:

  1. … si fanno feste nel maritare una vitella con un toro […], nelle quali feste spendono migliaia di scudi in banchettare li convitati (p. 230.)

  2. So anche […] che in trattare con loro è cosa di maraviglia l’osservanza della realtà [= lealtà] […] e nel comprare e vendere realissimi e sopramodo osservatori della parola (p. 230.)

(16)–(17) mostrano che dopo alcune preposizioni, come in (ma lo stesso vale anche per la preposizione con, si veda (21)), l’uso dell’articolo alterna con la sua assenza. Questa oscillazione è tanto più appariscente, in quanto si verifica più di una volta sulla stessa pagina del libro (p. 230.), all’interno delle stesse porzioni di testo.

L’argomento oggetto diretto, nell’italiano di oggi, può essere espresso solo in maniera verbale (ess. 1, 4, 5). Questo significa quindi che un verbo transitivo, con il suo oggetto diretto espresso, può entrare solo o nel sottotipo interamente verbale o in quello misto, essendo agrammaticale un esempio come il suo desiderare della pace. Nel fiorentino medievale (cfr. Egerland 2010), e anche un po’ più tardi, come ci mostra il testo di Carletti, la situazione era un po’ diversa, come rileviamo dai seguenti esempi:

  1. … e poi con un dimenare di bocca e battere di denti pare che voglino dire la causa perché l’abbino gettata via (p. 72.)

  2. … poi al fare dei conti bene spesso, in cambio di dar loro i denari in pagamento, è detto loro di male parole e peggio fatti (p. 115.)

In (18)–(19) l’argomento oggetto diretto è retto dalla preposizione di e, come abbiamo detto, questa proprietà sintattica, all’interno del costrutto dell’infinito con l’articolo, non è accettabile in italiano moderno. Notiamo che in (18) il verbo battere del secondo membro della coordinazione battere di denti si può interpretare anche come verbo intransitivo: con questa interpretazione il SP di denti non esprime l’argomento oggetto diretto, ma quello con la funzione grammaticale di soggetto.

Per concludere la trattazione delle differenze sintattiche tra l’italiano moderno e la lingua di quattro secoli fa, consideriamo i seguenti esempi:

  1. … e se […] la fregata si rompesse o pericolasse in qualsivoglia altro modo, sarebbe impossibile il salvarsi le persone, non vi essendo sbarco da uscire del fiume (p. 88.)

  2. Il tutto si risolvette con dire il re all’illustrissimo signor don Giovanni Medici… (p. 283.)

(20)–(21) mostrano che nelle varietà antiche dell’italiano anche l’espressione del soggetto verbale aveva un uso più esteso rispetto all’italiano moderno. In italiano moderno, infatti, il soggetto verbale può comparire soltanto con una gamma molto ristretta di verbi (soprattutto con avere e essere, sia come verbi lessicali, sia come ausiliari, nelle forme composte del verbo, come avviene in (1) e (10), cfr. Salvi & Vanelli 2004: III.3.5). Gli ess. (20)-(21) sarebbero quindi agrammaticali in italiano moderno, a causa dell’espressione verbale del soggetto dell’infinito (le persone in (20), il re in (21)). Notiamo che in quest’ultimo esempio manca anche l’articolo dopo la preposizione con.

5 Conclusione

In questo lavoro abbiamo analizzato la sintassi dell’infinito preceduto da un determinante. Abbiamo illustrato i vari criteri sintattici in base ai quali si possono identificare i diversi sottotipi: costrutto verbale, nominale, misto. In mancanza di un numero sufficiente di criteri sintattici si ottengono esempi strutturalmente ambigui, nel senso che non si riesce a inserirli univocamente in uno dei sottotipi. L’espressione del soggetto dell’infinito, come abbiamo visto, è un argomento cruciale nella determinazione del sottotipo strutturale: usando questo criterio, infatti, in molti casi si giunge ad un raggruppamento univoco, mentre gli altri criteri (ad eccezione di quello di un aggettivo postnominale), generalmente non bastano da soli per farlo. Raramente si possono reperire controesempi nei confronti della teoria esposta: (9) è un esempio di questo tipo. Infine, per quanto riguarda la nostra indagine storica, possiamo affermare che le basi dell’infinito preceduto da un determinante, in modo particolare i tre sottotipi esaminati, esistevano già quattro secoli fa (e anche prima), ma alcune delle regole sintattiche della costruzione erano più permissive rispetto all’italiano moderno. In italiano moderno, infatti, sia l’espressione dell’argomento oggetto diretto, sia quella del soggetto verbale, hanno una notevole restrizione rispetto alle possibilità strutturali del passato.

Bibliografia

Egerland, V. (2010): Frasi subordinate all’infinito (6.). In: G. Salvi & L. Renzi (a cura di) Grammatica dell’italiano antico. Bologna: Il Mulino. 874–879.

Salvi, G. (1982): L’infinito con l’articolo e la struttura del SN. Rivista di grammatica generativa 7: 197–225.

Salvi, G. & L. Vanelli (2004): Nuova grammatica italiana. Bologna: Il Mulino.

Skytte, G. & G. Salvi (2001): L’infinito come testa del sintagma nominale (infinito con l’articolo o altro determinante). In: L. Renzi, G. Salvi, A. Cardinaletti (a cura di) Grande grammatica italiana di consultazione, vol. 2. Bologna: Il Mulino. 559–569.

Szilágyi, I. (2008): L’infinito preceduto da un determinante in italiano. Cuadernos de Filología Italiana 15: 31–44.

Szilágyi, I. (2016): Analisi sintattica moderna. Roma: Aracne.

Vanvolsem, S. (1983): L’infinito sostantivato in italiano. Firenze: Accademia della Crusca.

Testo citato

Carletti, Francesco, Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo. In: M. Guglielminetti (a cura di) (2007): Viaggiatori del Seicento, Torino, UTET.