Verbum – Analecta Neolatina XXV, 2024/2

ISSN 1588-4309; https://doi.org/10.59533/Verb.2024.25.2.15



Il convegno storico sul più noto dei cardinali ungheresi della prima età moderna, Tamás Bakóc, stimolato dalla ricorrenza del cinquecentesimo anniversario dalla sua morte, ebbe luogo ancora nel 2021 a Esztergom. Ora, dopo quasi tre anni, sono usciti gli atti, come primo volume della Bibliotheca Collegii Professorum Hungarorum, a Piliscsaba, già sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica Péter Pázmány. Il libro, che vanta un aspetto esteriore elegantissimo, raccoglie dieci studi scelti dei massimi ricercatori del periodo. Il cinquecentenario ha offerto infatti l’occasione per ripensare all’epoca e al ruolo che Tamás Bakóc ha avuto in essa, anche grazie all’evoluzione delle ricerche sulle fonti relative al regno di Mattia I Corvino e dei re Jagelloni.

Uno dei curatori, Norbert C. Tóth, si impegna a chiarire le origini della famiglia di Tamás Bakóc, gli Erdődi, che da umili condizioni d’origine riescono, attraverso la carriera ecclesiastica, ad elevarsi ai massimi livelli della politica ungherese. Tra essi, il primo ad ottenere un rango veramente importante fu Bálint Erdődi, fratello del nostro futuro cardinale, che riuscì a ricoprire la funzione di cappellano privato del palatino del regno, Mihály Ország, e ad ottenere la nobiltà da re Mattia I Corvino nel 1459. Per quanto riguarda Tamás, invece, dopo gli studi compiuti a Cracovia, Bologna e Ferrara, avrà inizialmente l’incarico di notaio alla corte di Gabriele Rangoni. Il professor György Rácz, esperto di araldica, nel suo contributo enuclea tutto ciò che possiamo sapere sullo stemma dei Bakóc: la mezza ruota su cui si erge un cervo rimanda con ogni probabilità al mestiere del padre di Bálint e Tamás Bakóc, il produttore di ruote. Richárd Horváth esamina il decennio che Tamás Bakóc passò alla corte di Mattia I Corvino. Egli cita un episodio sconosciuto, tramandato dall’ambasciatore inglese Robert Wingfield, che suggerisce la presenza di Bakóc a corte già nel periodo 1480–1485, durante le trattative con Federico III d’Asburgo. Un approfondimento degno di nota viene dall’altro curatore del volume, Tibor Neumann, che mette a confronto la contemporanea carriera di due prelati: Tamás Bakóc e György Szatmári. In base ai sigilli e alle note di cancelleria Neumann riesce a dimostrare la partecipazione attiva di Bakóc e Szatmári alle decisioni del re. L’autore dimostra che Bakóc cede posizione a Szatmári volontariamente, senza che si verifichi una rivalità tra i due. Hajnalka Kuffart getta nuova luce sul particolare caso dello scambio di diocesi, nel 1497, tra Bakóc, che occuperà la sede primaziale di Esztergom, e Ippolito d’Este, che otterrà Eger. A scanso di stereotipi di „regressione”, Kuffart dimostra che si trattava di una soluzione ragionevole che permetteva al cardinale italiano di non risiedere stabilmente in Ungheria. I seguenti contributi ci portano nel campo della storia dell’arte: Imre Takács scrive dell’azione di mecenate di Bakóc, soprattuttutto in relazione alla cappella di Esztergom, che porta il suo nome e che in Ungheria risulta unica nel suo genere. Ágnes Szabó dà conto dell’entrata di Bakóc a Roma nel 1512, concentrandosi sui costumi della delegazione ungherese, descritti dal segretario mantovano Stazio Gadio nella sua relazione recentemente individuata. Nel saggio seguente Gábor Nemes presenta l’attività di giudice del nostro cardinale: Bakóc, infatti, ritorna da Roma in qualità di delegato apostolico con la facoltà di giudicare. In base ai documenti superstiti Nemes fornisce, inoltre, un lungo elenco di persone attive nella cancelleria di Bakóc nel periodo 1514–1521. Gábor Dreska, che si era già occupato dell’epistolario di Bakóc, ora propone un approfondimento sullo stile umanista del cardinale. Sarebbe difficile fare a meno dell’ultimo dei saggi, scritto da László Solymosi, che esamina i latifondi dell’arcidiocesi di Esztergom. Dell’attività economica dell’arcivescovado fanno fede alcuni codici dell’Archivio Primaziale, ed in base ad essi Solymosi ci dà un puntuale resoconto dei latifondi arcivescovili.

Nel Prologo al volume, Kornél Szovák, organizzatore dell’evento, sottolinea che è dovere degli storici di tutti i tempi ritornare anche sui personaggi chiave della nostra storia, nonostante i fiumi di inchiostro ad essi già dedicati. Il 500. anniversario della morte di Tamás Bakóc ha fornito senz’altro un’ottima opportunità per ripercorrere i diversi aspetti della sua carriera e per presentare gli ultimi risultati delle ricerche.


  1. Piliscsaba: MCA Collegium Professorum Hungarorum, 2024, 271 pp. La presente pubblicazione si è realizzata con il sostegno del fondo di ricerca n. PPKE_BTK-KUT-23-5 dell’Università Cattolica Péter Pázmány fornito al Gruppo di Ricerca Vestigia. Un ringraziamento speciale va a Elena Ferrazzi.↩︎