Verbum – Analecta Neolatina XXV, 2024/1
ISSN 1588-4309; https://doi.org/10.59533/Verb.2024.25.1.13
Il volume è il più recente esito del fruttuoso lavoro del Gruppo di Ricerca Vestigia, che dal 2010 si dedica con entusiasmo all’identificazione, allo studio e, ove possibile, alla digitalizzazione (nella banca dati accolta nel sito http://vestigia.hu/) di materiali archivistici e bibliotecari di ambito ungherese conservati in Italia, con l’intento di portare alla luce nuovi dati relativi alla storia d’Ungheria tra i secoli XIV e XVI. Questo filone di ricerca affonda le sue radici nell’Ottocento, quando gli esuli ungheresi, stabilitisi in Italia dopo la rivoluzione e la guerra d’indipendenza del 1848–1849, diedero avvio a indagini presso archivi e biblioteche italiane, desiderosi di reperire informazioni relative alla loro terra d’origine per sopperire, tra l’altro, alla lacunosità delle fonti ungheresi, molte delle quali andate distrutte in seguito al 1526, durante l’occupazione turca.
La ricerca documentaria sta alla base anche dei risultati proposti nel presente volume: gli otto contributi si reggono infatti sullo studio di fonti conservate in archivi o biblioteche italiane, per lo più mai pubblicate o ignorate dalle ricerche precedenti.
In seguito a una breve prefazione a cura di Tibor Neumann, in apertura vi è il saggio di Chiara Maria Carpentieri (The “Hungarian Affairs” in the Paduan Library of Gian Vincenzo Pinelli – Particularly, the Hungarian Events of the Sixties of the 16th Century, pp. 11–46), dedicato alla presentazione delle ‘cose d’Ungheria’ conservate nella biblioteca di Gian Vincenzo Pinelli. Dopo aver ricostruito le vicende storiche occorse alla collezione di Pinelli, Carpentieri offre una panoramica dei documenti di argomento ungherese facenti parte di tale collezione e oggi conservati presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Nella seconda parte del saggio ella si concentra in particolare su due codici, BAMi, G 276 inf. e BAMi D 489 inf., collettori delle notizie giunte a Padova durante gli anni sessanta del XVI secolo, e fornisce l’elenco analitico dei dispacci di argomento ungherese lì conservati, ognuno accompagnato da un breve sommario.
Segue il contributo di Patrizia Cremonini (The Marriage of King Andrew II and Beatrice d’Este, pp. 47–62), rivolto allo studio del contratto di matrimonio del re Andrea II con Beatrice d’Este (14 maggio 1234), conservato presso l’Archivio di Stato di Modena: viene proposta l’edizione, preceduta dalla contestualizzazione del documento e da una disamina della storia della tradizione del testo.
I saggi seguenti sono dedicati allo studio di documenti di carattere non ufficiale, soprattutto missive. Balázs Ádám Demjén (“To My Gracious and Honourable Lord, Your Excellency.” An Italian Account of the 1543 Turkish Campaign in Hungary, pp. 63–66) fornisce una descrizione contenutistica di una lettera di un certo Giovan Anselmo Bonini a un ignoto destinatario, mettendo in luce l’importanza di questo documento come testimonianza sulla campagna turca in Ungheria del 1543.
György Domokos (The Plague and the Cheetah. Reports from Hungary by Ercole Pio, Ippolito I d’Este’s Agent, 1508–1510, pp. 67–80) rileva alcuni significativi aspetti della corrispondenza di Ercole Pio di Savoia, agente al servizio di Ippolito I d’Este in Ungheria, sottolineando l’importanza di questa fonte, allo stesso modo delle lettere non ufficiali di altri italiani presenti in Ungheria, per conoscere aspetti di vita quotidiana e tradizioni del popolo magiaro (le missive sono integralmente edite in Gy. Domokos, A jámbor Herkules. Estei Hippolit bíboros egri kormányzója, Ercole Pio beszámolói Magyarországról, 1508–1510 [Ercole, il pio. Le relazioni di Ercole Pio, governatore del cardinale Ippolito d’Este ad Eger (1508–1510)], Budapest: Balassi).
La presenza di aspetti di vita quotidiana è uno degli elementi che rendono particolarmente interessanti anche le lettere di Agostino Benci, medico di corte di Ippolito I d’Este, a cui è dedicato il contributo di Dorottya Anna Kriston (Wine Trade, Medicine and Insolvency. The Letters of Agostino Benci, The Physician of Ippolito I d’Este (1488–1498), pp. 81–106): alla presentazione degli elementi contenutistici più significativi della corrispondenza, relativi alla medicina, al vino e alla situazione finanziaria del mittente, fa seguito la trascrizione dei testi.
Patrik Pastrnak (Preparing a Bridal Train. Unpublished documents concerning Bianca Maria Sforza’s unrealized journey to Hungary, pp. 131–148) prende in esame le lettere scambiate tra il segretario Bartolomeo Calco e Ludovico Sforza riguardanti il viaggio verso l’Ungheria di Bianca Maria Sforza, futura moglie di Giovanni Hunyadi, figlio illegittimo del re ungherese Mattia Corvino, mai realizzato a causa dell’annullamento delle nozze. Egli si concentra, in particolare, sulla composizione della delegazione che avrebbe accompagnato la sposa e sui problemi logistici connessi al viaggio. Segue la trascrizione dei documenti studiati.
Un viaggio realmente effettuato, verso l’Italia nel 1501, di cui resta traccia in un libro di conti, è il tema del contributo di Ilona Kistóf (Travelling to Italy in the Summer of 1501. Lessons Learned from a Book of Accounts, pp. 107–130). La studiosa riflette sulle potenzialità della fonte utilizzata, conservata nell’Archivio di Stato di Modena tra i documenti collegati alla corte di Ippolito I d’Este, per trarre informazioni sull’itinerario seguito, il tempo di viaggio e le spese sostenute. È data infine la trascrizione del testo.
Il volume termina con il contributo di Márton Szovák (The Hungarian News of Bernardino Zambotti’s Diary, pp. 149—169), che fornisce una panoramica dei riferimenti ungheresi presenti nel Diario di Bernardino Zambotti, con l’intento di esaminare quali notizie giungevano a Ferrara e come venivano recepite, per ricavare nuove informazioni sulle relazioni culturali e sugli ungheresi presenti presso la corte estense.
I saggi che compongono questo volume, nonché in generale le ricerche del Gruppo Vestigia, rivestono un’importanza manifesta per la storia ungherese, ma contribuiscono a ricostruire anche la storia delle relazioni tra Italia e Ungheria; questi studi sono perciò da ritenere preziosi anche in ‘prospettiva italiana’. Da questa angolatura, la pubblicazione in lingua inglese del volume rappresenta certamente un elemento di rilievo, poiché facilita la fruizione anche a chi non abbia familiarità con la lingua ungherese. Infine, rilevo il carattere internazionale e interdisciplinare del volume, al quale hanno collaborato studiosi di varia provenienza e con profili accademici eterogenei.
Eger: Eszterházy Károly Katolikus Egyetem Líceum Kiadó, 2023, 189 pp.↩︎